IlFoglio.it, 23 agosto 2012, di Valentina Fizzotti
Il primo problema dei bambini Down sta nei genitori. Se ne accorse quasi subito Jérôme Lejeune, il medico francese che nel ’59 scoprì l’anomalia cromosomica causa della Trisomia 21, la sindrome di Down appunto, e al Foglio lo racconta quella che fu sua moglie, Birthe Bringsted: “Quando ci siamo sposati eravamo molto giovani, lui era appena laureato ed era difficile trovare lavoro a Parigi, ma un professore gli propose di lavorare con lui. In ospedale, prima di diventare pediatra, conobbe persone affette da malattie veneree. Principalmente a quelle, allora, si attribuiva la nascita di figli Down: per questo i genitori se ne vergognavano, li nascondevano come un’infamia. Poi è arrivato lui, si è innamorato di quei bambini, li ha portati con sé in tv e ha detto ai genitori: non è colpa vostra se i vostri bambini sono nati così, mostrateli e siatene fieri”. Al Meeting di Rimini la mostra “Che cos’è l’uomo e perché te ne ricordi” racconta la storia della sua scoperta, dei risvolti abortisti che finì per avere e della “battaglia” (come la chiamò lui) di questo medico amico di Giovanni Paolo II per difendere le persone affette da sindrome di Down. “Uccidere o non uccidere, questo è il problema”, esordì Lejeune davanti ai genetisti americani nel ’69, quando propose (visto che non di curare queste persone o alleviare le loro sofferenze si trattava, ma di abortirle) di sostituire l’Istituto nazionale della Sanità con quello della Morte. E perse il Nobel.
Dei nuovi test fai-da-te per diagnosticare la Trisomia 21 con un’analisi del sangue materno, appena approvati in quattro paesi europei, “Lejeune avrebbe detto che non è necessario organizzare uno screening generalizzato, terrorizzante e ideologico, perché non sappiamo curare la Trisomia 21 e il risultato porterà all’aborto”, ci dice Jean Marie Le Méné, presidente della Fondazione Jérôme Lejeune e genero del medico per il quale si è da poco conclusa la prima fase della causa di beatificazione. “I medici hanno l’obbligo di informare la donna incinta su questi test – ci spiega – ma fra informare e consigliare il confine è sottilissimo. In caso di esito positivo, a queste donne diranno che il figlio avrà un ridicolo taglio degli occhi, problemi alla pelle e al cuore, non sarà intelligente, farà fatica già a parlare e poi che ne sarà di lui alla morte dei genitori? Sempre che i due non si lascino, spiegherà il dottore, ché i bambini down fanno esplodere le coppie. Quale donna potrebbe resistere a tutto questo?”. Secondo Le Méné i Down si abortiranno tutti e subito, magari con la Ru486, e la loro scomparsa sarà presto routine.