Avvenire, 23 agosto 2012, di Stefano Andrini
Il nuovo test per la trisomia 21 un semplice prelievo di sangue senza effetti collaterali, rischia di portare al 100% la percentuale di aborti decisi in seguito alla diagnosi prenatale di sindrome di down». L’allarme è stato lanciato al Meeting di Rimini da Jean-Marie Le Méné, presidente della Fondation Jéróme Lejeune in occasione della presentazione della mostra sul grande genetista che della sindrome di down è stato lo scopritore. «Quella che molti Paesi si preparano ad adottare – ha detto – è una rivoluzione tecnica che non ha nulla di morale, di scientifico e di medico. Dietro questo screening di massa c’è un grosso business dell’industria farmaceutica, la cui drammatica conseguenza sarà una ulteriore discriminazione dei portatori della sindrome». Un segnale culturale confermato dal caso pendente presso la Corte europea dei diritti umani. Quello di una madre che lamenta il danno di non aver potuto effettuare lo screening genetico. Se il suo ricorso fosse accolto, ha osservato Le Méné, si potrebbe anche arrivare a una sentenza eugenetica che sarebbe imposta a tutte le giurisdizioni dell’Unione. Lejeune aveva già descritto tutto: «Una società che si attribuisce il diritto di sperimentare sugli embrioni, di uccidere un feto nell’utero di una giovane donna che non è in grado di assumere le sue responsabilità e al tempo stesso di far generare bambini da una donna in età avanzata, è una società in pieno delirio». Ciò che è cambiato in peggio dopo Lejeune, ha ricordato Le Méné, è l’avvento delle leggi cosiddette “bioetiche”, macchine per legalizzare le trasgressioni. La volontà di prevenire la nascita dei down parte del presupposto che sulla trisomia21 non si possa fare nulla. L’esperienza della fondazione documenta il contrario. «Ciò che sembrava impensabile appena quindici anni fa – ha affermato il presidente – ora diventa possibile. Sia sul piano del recupero della parola che della prevenzione della leucemia nei soggetti down». Gli studi attuali si orientano in due direzioni principali: da un lato si cerca di agire sul genotipo, cioè di inibire la sovraespressione degli enzimi legati ai geni del cromosoma supplementare, geni sospettati di essere responsabili del ritardo mentale. Dall’altra si prova ad agire sul fenotipo dei trisomici, cioè direttamente a livello del cervello, in particolare sui malfunzionamenti osservati nei neurotrasmettitori cerebrali.