LE PRIME IMMAGINI DEL JAMES WEBB SPACE TELESCOPE

Benedetta Cappellini2022, Eventi

Oggi, 12 luglio 2022, sono state rese note al pubblico alcune prime immagini ottenute dal James Webb Space Telescope.
Abbiamo chiesto un commento a Massimo Robberto, responsabile dello strumento NIRCam del JWST presso lo Space Telescope Science Institute a Baltimora, e curatore della mostra che presenteremo al prossimo Meeting di Rimini.

Ho imparato da piccolo che per vedere bisogna fare un passo indietro. La barba grigia di Van Gogh, osservata da un palmo di distanza, è un intrigo di linee viola, arancioni e verdi. Così adesso,  nel bailamme di celebrazioni, spiegazioni e commenti entusiasti degli esperti sui media di tutto il mondo, mi ritrovo frastornato; forse sono troppo vicino a queste immagini. Ho lasciato  l’Europa 23 anni fa per lavorare a JWST  fino a diventare il capo dello strumento principale. Ho messo insieme il team scegliendo tra il meglio in assoluto, ero alla consolle quando abbiamo esposto la camera, ho deciso chi dovesse analizzare le prime immagini, ero nella stanza a porte chiuse quando sono state viste per la prima volta, quando abbiamo discusso quali scegliere, cosa scrivere sulle press release, che nome dare… Insieme ci siamo preparati, stressati, innervositi, congratulati. Attimi di eccitazione, non ci sono week end, lunghe nottate di noia, tieni la mascherina, telemetria sui 4 monitor giganti, 24 canali audio, attesa, allerta. Ci dicono che abbiamo fatto qualcosa di grande ma adesso noi siamo tutti stanchi e abbiamo bisogno di riposare, noi e le nostre famiglie.  Quasi tutte hanno retto. Dicono NASA, ma è chiaro che siamo poveri cristi che hanno dato tanto. Sui brindisi e su questa stanchezza incombono silenziose le foto dell’abisso. Le conosco a memoria, appunto, sono troppo vicino. Ma se faccio un passo indietro ne intravvedo lo splendore.  Quello delle stelle e delle galassie, di cui potrei parlar per giorni, e quello del sacrificio  del nostro tempo e del nostro lavoro di questi anni, le nostre vite effimere spese per capire chi siamo, da dove veniano, e la stravagante bellezza della realtà di cui siamo solo povera voce.