Mario Gargantini, Il Sussidiario, 21 agosto 2015
Da tempo all’interno dell’associazione Euresis si parlava del tema acqua per un lavoro comune di approfondimento, da tradurre in una possibile mostra ma senza concretizzare.
Nella nostra riflessione sul tema acqua, ci colpivano diversi aspetti della natura di questo componente naturale apparentemente molto semplice, ma intrigante e ricco di sorprese a uno sguardo scientifico appena un po’ approfondito così diffuso, presente in tutti i contesti della vita e della storia umana, fattore di civiltà, a volte drammaticamente presente come minaccia e pericolo, fonte di richiami simbolici e di suggestioni artistiche e letterarie.
Poi alcuni fatti quest’anno ci hanno fatto passare dalle riflessioni alla realizzazione:
– il tema stesso di questo Meeting, accento sulla mancanza, sul bisogno smisurato dell’uomo, sulla sete
– l’enciclica sull’ambiente, a lungo preannunciata e poi pubblicata mentre si stava ultimando l’impalcatura della mostra questi fatti, principalmente, hanno portato alla realizzazione della mostra nella forma che potete visitare qui al Meeting.
Acqua: tanto necessaria, tanto utilizzata
Nei secoli e in tutte le civiltà, ha richiamato tutte le capacità e l’ingegno dell’uomo per farla diventare “risorsa” acquedotto è emblema: portare acqua dove non c’è.
Tanto necessaria
I dati della questione acqua sono ancora allarmanti: si stima che nel mondo più di 1 miliardo di persone non abbiano accesso con facilità all’acqua potabile e circa 2,5 miliardi non abbiano accesso ai servizi igienici di base.
Ma anche tanto studiata
Tale inizio della riflessione filosofica e scientifica. Leonardo ha studiato a suo modo , osservazione e disegno.
Tanto studiata
Lo studio dell’acqua accompagna alcuni passaggi importanti della storia delle scienze sperimentali. Citiamo: Lavoisier & C separato acqua in Idrogeno e Ossido di Ferro quindi H e O poi via via fino alla ben nota formula, forse l’unica formula chimica che sanno tutti. Peter Agre premio Nobel per la chimica 2003
scoperta delle acquaporine canali per il trasporto di acqua attraverso le membrane biologiche.
Eppure ancora così misteriosa
Così la indica Romano Guardini (nel saggio I santi segni circa un secolo fa): “Misteriosa è l’acqua. Semplice, limpida, disinteressata, pronta a mondare ciò che è sordido, a ristorare ciò che è assetato. E nello stesso tempo profonda, insondabile, irrequieta, piena di enigmi e di forza. Immagine adeguata dei fecondi abissi da cui sgorga la vita e immagine della vita stessa che sembra così chiara ed è così misteriosa”
Sottolineare questi aspetti significa mettere in risalto un carattere tipico di ogni ricerca e dell’atteggiamento scientifico in particolare, che è mosso da curiosità e si sviluppa principalmente ponendo domande, (educaz scientifica è educazione a porre domande più che a riempire di risposte).
Curiosità nasce dall’imbattersi in cose mai viste, in stranezze impreviste e sorprendenti
Non avrebbe dovuto esserci ma c’e le più accreditate teorie sull’origine del sistema solare indicano che la Terra si è formata in una zona dove le condizioni impedivano la presenza di acqua liquida. E’ tanta ma è relativamente poca; 2/3 della superficie del pianeta ma la massa è solo lo 0,02% del totale: se si immaginasse di prosciugare il pianeta e raccogliere tutta l’acqua in una sfera, queste sarebbero le proporzioni; si può scoprire che l’acqua dolce disponibile è meno del 2,5% di tutta l’acqua disponibile sulla Terra, e che l’uomo ne utilizza una parte infinitesima.
Il dato è comunque che l’acqua c’è. Ma come è arrivata?
L’acqua è ben presente nell’universo; ma come è arrivata da noi al punto da restarci? Potrebbe esserci piovuta dall’alto, arrivata dalle comete, che sono enormi corpi celesti ghiacciati che attraversano in lungo e in largo il sistema solare ma i primi dati di Rosetta sembrano contraddire questa ipotesi.
Più facile che siano stati alcuni asteroidi, abbondanti nel sistema solare e che hanno bombardato il nostro pianeta in epoche remote. Attualmente anche i grossi asteroidi sono oggetto di missioni spaziale e chissà che non si scopra qualcosa. La domanda resta aperta e la ricerca continua a sondare la realtà a più livelli, cioè fare continue domande.
La natura è misteriosa. Non tanto nel senso di un po’ magico e puramente emozionale, come tanta divulgazione propone, ma perché rivela una alterità e una profondità insondabile, anche in ciò che è più comune, come appunto l’acqua.
In questo sondaggio, in questa discesa in profondità, non c’è solo la natura; entra in gioco un altro fattore: il soggetto, che decide come guardare la natura, come interrogarla.
Il tema del Meeting ci ha offerto la linea nella quale sondare il nostro oggetto, con la quale attraversare i tanti aspetti che già ci avevano stimolato e incuriosito: è la pista della sete.
Come esperienza umana comune a tutti. Poco o tanto, in modo acuto o più quotidiano, tutti ne abbiamo fatto e ne facciamo esperienza.
Ma tutti possiamo anche riconoscere la sete di acqua come emblema di una sete e di un bisogno può grande e continuamente emergente
Esperienza radicale, che va alle radici, o forse dovremmo dire alle sorgenti, dell’umano che è mancanza, è desiderio, è bisogno di tutte quelle valenze che l’acqua richiama: purezza, chiarità, limpidezza, freschezza.
Per questa radicalità l’acqua è presente in tutte le cosmogonie, nei racconti delle origini, nei miti di tutte le culture e religioni.
Sondare il tema dell’acqua attraverso la chiave di lettura della sete fa emergere molti aspetti anche scientificamente rilevanti. Ne cito solo uno, che deriva dalle conoscenze congiunte di biologia, chimica, fisiologia: non solo l’acqua è un componente fondamentale e predominante del nostro corpo, ed è fondamentale per la vita, ma lo studio delle proprietà dell’acqua e dei meccanismi con cui i viventi si dissetano, fa emergere una straordinaria e sorprendente comunanza tra i viventi.
Tutti gli organismi viventi, dalla più piccola cellula al più grande mammifero, dal primo organismo comparso sulla terra 3,5 miliardi di anni fa fino all’ultimo abitante del pianeta, si dissetano nello stesso identico modo: siamo tutti fratelli….di acqua e questo aggiunge una ragione in più, se ce ne fosse bisogno, per tutelare e proteggere per tutti questo bene naturale che ci è dato.
Queste considerazioni ci invitano ad allargare lo sguardo e ci portano al tema più ampio della “natura della natura” e della nostra relazione con la natura. Qui è stato l’evento dell’enciclica Laudato sì che ci ha aiutato a trovare il contesto e la prospettiva più adeguata, all’interno di quell’approccio di un’ecologia integrale che Papa Francesco propone a tutti.
Indico solo 3 punti:
– la natura come dono, in ogni suo elemento, non genericamente.
“Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”.
– una profonda unità, in tutta la realtà, in tutti gli aspetti che abbiamo visto: da quelli più speculativi, a quelli più applicativi.
Unità da riconoscere e da perseguire nel proprio operare
“Tutto è connesso. Se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola”.
– il senso e la cura della comune dimora, di una comune appartenenza: “L’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile” amministratore responsabile anche di una risorsa come l’acqua con tutti i problemi che comporta.
In questo cammino di ricerca e di conoscenza, che la mostra ripercorre, possiamo renderci conto sempre più che quello di cui abbiamo sete, quello di cui è assetato il nostro cuore è dell’acqua che zampilla per la vita eterna, cioè che può appagare veramente la nostra sete; possiamo renderci conto che desideriamo incontrare qualcuno che ci offra un’acqua così. E, mi sento personalmente di aggiungere, come stiamo vedendo anche in questi giorni e come ci ha ricordato Papa Francesco nel finale del suo messaggio per questo Meeting, che un incontro del genere è possibile!
Amministratore responsabile, quale responsabilità? L’enciclica è illuminante, pone l’accento sul CREATO, c’è differenza tra dire natura e dire creato. Il Papa dice:: qualcosa che viene prima, ma che è un dono, qualcosa che ci è affidato. Si capisce cosa vuol dire rispettarla, perché rispettare la natura? e vale per tutti. Agli scienziati e ai tecnici indica le condizioni da considerare per impostare il proprio intervento sperimentatore e trasformatore.
Diverso è conoscere e manipolare un dono, sono più attento a capire cosa è, cosa significa, a non stravolgerlo nel manipolare, quindi ho anche un vantaggio scient e tech. In generale creato indica un approccio per cui la natura non è rivale, nemica e neppure estranea, unicamente da contemplare intatta. Il Papa parla di “reciprocità responsabile”. Due verbi sintetizzano questa posizione: custodire e coltivare. Vale anche per l’acqua solo se è donata (creata) ho la responsabilità di custodirla proprio perché donata ho la responsabilità di coltivarla.
La tecnologia non può violare la natura delle cose, legame ultimo strutturale tra i viventi con acqua cooperazione responsabile, questo è il compito della tecnologia. Il creato: cosa vuol dire custodi, perché siamo custodi, perché è dono (nella visione scientifica c’è conflitto) ed è responsabilità. Che cosa protegge di più la natura, cura meglio la terra? Un custode o un dominatore valorizza tutto questo approccio fonda una responsabilità, che non è moralismo ma ampliamento dello sguardo.
© Riproduzione Riservata.