Il metodo di Dio, l’audacia di oggi

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

Dopo aver ampiamente parlato, nelle pagine precedenti, della mostra sul metropolita Antonij di Surož ecco le altre mostre del Meeting 2015. Innanzitutto Abramo. La nascita dell’io. La figura del patriarca si staglia, nella storia, come il primo segno che Dio non ha lasciato solo l’uomo. Abramo «“capisce” di chi è nostalgia la sua nostalgia», dice Ignacio Carbajosa, curatore della mostra, riprendendo il titolo del Meeting, e lo potremo vedere in un percorso che parte dalla Mesopotamia del II millennio a.C., segue la storia biblica fino a mostrare l’attualità del metodo di Dio per le sfide di oggi.
Ed è proprio quella di oggi, l’arte che ci sorprenderà in Tenere vivo il fuoco, un percorso che presenta esperienze di artisti viventi di fama mondiale. Tante volte l’arte contemporanea è esercizio di nichilismo, eppure non è sempre così: «Ci sono fili d’oro che val la pena seguire. E raccontano di un’imprevista, a volte spiazzante, commozione per l’umano con forme molto diverse da quelle a cui la tradizione ci ha abituati», afferma Giuseppe Frangi, uno dei curatori. Non una mostra che cerca “consenso”, ma che «sollecita curiosità, mettendo di fronte a un’audacia di linguaggi e approcci con cui è affascinante fare i conti».
La sua molecola è fra le più semplici combinazioni atomiche possibili. Ma in quanti e quali modi la nostra vita dipende fisicamente dall’acqua? L’Associazione Euresis, con la mostra Misteriosa è l’acqua, vuole provare a rispondere a questa domanda in ambito storico, scientifico e non solo. Lo fa ripercorrendo i passi che le grandi civiltà hanno compiuto per rispondere a questo bisogno permanente; e si interroga sulle origini dell’acqua sulla terra, ma soprattutto indaga sull’esperienza della sete come emblema dell’attesa e dell’urgenza di ciò che è essenziale per la vita dell’uomo. Un desiderio smisurato e incolmabile che attende Qualcuno che possa dire: «Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete».
«Piazza del Duomo a Firenze è il segno di ciò che colma la mancanza di cui il cuore è pieno», afferma Mariella Carlotti, curatrice di Opus florentinum. Piazza del Duomo a Firenze tra fede, storia e arte. E così la cantava nel 2000 Mario Luzi, autore del verso che fa da filo conduttore al Meeting: «Ecco siamo qui nel grande abbraccio / della nostra madre Chiesa, / unica e universale. / Tutti i nostri dissidi e le nostre differenze / si cancellano qui, si dissolvono / i dubbi e le incertezze / della nostra solitudine». Ma come far “entrare” in una mostra tanta bellezza? «Impossibile», dice la Carlotti. «Proveremo a introdurre il pubblico a una lettura complessiva della piazza attraverso il significato dei tre edifici – battistero, cattedrale e campanile – e la lettura dei cicli scultorei. Poi ci sarà una visita virtuale in 3D del nuovo museo dell’Opera del Duomo che riaprirà in autunno, in occasione del Convegno ecclesiale che si terrà a Firenze.