«Questo avviene a livello macroscopico, ma gli esperti di nanotecnologie sanno che, andando su scala atomica, le proprietà dei materiali possono cambiare radicalmente», spiega Marco Polini, esperto di nanotecnologie del «Laboratorio NEST» del CNR, tra i protagonisti delle ricerche sul grafene. E infatti nel mondo dell’infinitamente piccolo questo materiale si prende la rivincita. Geim e Novoselov se ne sono accorti partendo da una barra di grafite, assottigliata pazientemente e applicandole più volte del banale nastro adesivo, con cui toglievano ogni volta alcuni strati di atomi di carbonio (tutte le regole hanno le loro eccezioni, anche quella secondo cui gli scienziati sarebbero condannati ad utilizzare strumenti ipertecnologici e costosissimi).
In questo modo i ricercatori sono riusciti a isolare uno strato di grafene, anche se ridotto a piccolissimi frammenti. Poi l’idea geniale: appoggiare i frammenti di grafene su un supporto di silicio, il materiale principe nell’industria dei semiconduttori. Ed ecco che la Cenerentola di carbonio ha abbandonato gli abiti grigio-matita per mostrarsi in tutto il suo splendore. Il grafene, infatti, si è rivelato essere non soltanto il materiale più sottile mai ottenuto dall’uomo, ma è anche il più duro (ebbene sì, e ora a noi due, caro vecchio e superato diamante!).
Inoltre è un ottimo conduttore di elettricità e un impareggiabile conduttore di calore. È quasi trasparente, ma allo stesso tempo tanto denso che neppure i piccolissimi nuclei di elio riescono ad attraversarlo. Che cosa si può fare con un materiale tanto meraviglioso? Dal punto di vista strettamente scientifico, molto di ciò che un fisico può sognare. «Possiamo, per esempio, verificare ipotesi della meccanica quantistica relativistica fino ad ora fuori della portata di qualsiasi esperimento, studiare alcuni fenomeni su scala infinitamente piccola e molto altro ancora», sottolinea Polini. Ma, oltre a ciò, le possibili applicazioni pratiche sono davvero sorprendenti. In un futuro ancora lontano chip a base di grafene potrebbero aprire la strada a una miniaturizzazione delle componenti elettroniche impensabile con i chip al silicio, mentre nel giro di pochi anni il grafene promette di essere il costituente di schermi di computer sottili come fogli e leggerissimi, da arrotolare e mettere in tasca dopo l’uso.
Non solo. Sono anche attesi sensori sensibili alle più minuscole percentuali di molecole inquinanti. Basterebbe, poi, aggiungere l’1 per mille di grafene per ottenere il risultato, un po’ inquietante, di una plastica molto più robusta e resistente al calore.
Insomma è il caso di dire: «Un grafene, è per sempre».