L’Osservatore Romano, 17 agosto 2010, di Maria Maggi
Nicola Cabibbo è morto la sera del 16 agosto nell’ospedale Fatebenefratelli di Roma, dopo una lunga malattia. Era professore di Fisica delle particelle alla Sapienza e dal 1993 presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. È stato anche presidente dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e dell’Enea (Ente Nazionale Energie Alternative). Ha lavorato più volte al Cern ed è stato l’ispiratore dell’esperimento Alice (A Large Ion Collider Experiment), uno dei quattro grandi esperimenti che si svolgono con l’Lhc, il superacceleratore di particelle di Ginevra.
Cabibbo ha ottenuto importanti risultati scientifici nel campo della fisica delle particelle studiando l’interazione debole e formulando, nel 1963, la teoria valida per i processi con cambiamento di stranezza, che contiene i cosiddetti “angoli di Cabibbo”; ha fornito così alcuni fondamentali elementi del Modello Standard delle particelle elementari.
La gran parte delle particelle conosciute all’inizio degli anni Sessanta si comportava in maniera coerente con il formalismo sviluppato fino a quel tempo. Si trattava di quelle particelle costituite, ora diremmo, solo da quark up e down; il comportamento di altre particelle era, però, anomalo in rapporto alle leggi allora formulate. Oggi sappiamo che sono costituite anche da uno o più quark strange e possiedono perciò una proprietà fisica chiamata stranezza.
Cabibbo ipotizzò che la forza nucleare debole agisse in maniera diversa su ciascuna particella solo in funzione della sua carica di stranezza, e introdusse una costante ora nota come angolo di Cabibbo. Sfruttando anche la spiegazione proposta da Cabibbo, Gell-Mann ipotizzò l’esistenza dei quark, particelle subatomiche che costituiscono mesoni e adroni e previde che potessero presentarsi in tre differenti colori – e tre anticolori – e in differenti sapori. Il modello a quark fu immediatamente sfruttato per proporre l’esistenza di un quarto quark (il charm).
Nel 1974 il modello inizialmente proposto da Cabibbo fu ampliato da Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, che mostrarono come nelle interazioni deboli occorrano tre famiglie di quark. Questa proposta, basata sulla cosiddetta matrice di Ckm (acronimo con le iniziali di Cabibbo, Kobayashi, Maskawa) ha portato a prevedere l’esistenza di sei quark rispetto ai quattro allora noti, con l’aggiunta dei quark top e bottom, che poi furono effettivamente scoperti con gli esperimenti. Nel 2008 Kobayashi e Maskawa hanno ricevuto il premio Nobel per la fisica, proprio per questa teoria.
Di recente gli interessi scientifici di Cabibbo si erano estesi all’applicazione dei supercomputer a problemi di fisica teorica. Come presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, Nicola Cabibbo, profondamente cattolico, ha affrontato con grande equilibrio la relazione tra scienza e fede. Durante la sua permanenza all’Accademia, e sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, è avvenuta sia la completa riabilitazione di Galileo Galilei, sia la sostanziale ammissione che la teoria dell’evoluzione non è in contrasto con la dottrina cattolica.
In aprile ci aveva concesso l’ultima intervista in occasione dell’avvio in pieno del superacceleratore Lhc del Cern, e ci aveva parlato con slancio degli esperimenti che si svolgevano.
“La prima preda che ci si aspetta è il bosone di Higgs – aveva spiegato a “L’Osservatore Romano” – se esiste, si sa che ha una massa superiore a 114 Gev, impossibile da osservare con il Lep, la macchina acceleratrice del Cern precedente l’Lhc. All’interno del cosiddetto modello standard il bosone di Higgs ha un ruolo centrale, quello di dare massa alle particelle elementari. Il modello standard non è completo e presenta delle crepe. I fisici si aspettano di scoprire una regione di nuove particelle, anche con molte sorprese. Uno dei campi più interessanti è quello riguardante la struttura dell’Universo. Negli ultimi anni si è trovato che la materia ordinaria, di cui sono fatte le stelle e i pianeti, è solo il quattro per cento. Poi esiste un ventisei per cento di materia oscura, mai osservata, e un settanta per cento di energia oscura”.
Cabibbo è stato uno dei fisici italiani più noti in campo internazionale; avrebbe, senza dubbio, meritato il Nobel, sfuggitogli per anni, e andato piuttosto a chi ha sviluppato una teoria ideata da lui. Non ha mai fatto polemica per questa ingiustizia e ha sempre continuato a lavorare con serenità e umiltà. Il suo premio migliore era la conoscenza.
Le esequie del grande fisico si celebrano mercoledì 18 agosto a Roma, nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura alle ore 11.