Biodiversità per chi?

Benedetta CappelliniEditoriale

Cos’è  la diversità biologica, la biodiversità? E’ bene cercarne il valore al di là della definizione scientifica.

Il 22 maggio sarà la Giornata Mondiale della Biodiversità, baricentro di un anno che le Nazioni Unite, tramite l’Unep, hanno voluto dedicare a questo tema.  Tra i tanti momenti celebrativi e l’inevitabile retorica tinteggiata di verde, è lecito porsi alcuni interrogativi.
Ha un valore la biodiversità? E se sì, quanto vale? Si potrebbe porre la domanda ad un economista? Quanto valgono le balene?  Se consideriamo le balene come fonte di cibo, il calcolo è presto fatto: ma siamo sicuri che il valore delle balene sia solo quello di essere fonte di cibo?  E se c’è qualche altro valore (per esempio un valore estetico), come conteggiarlo?

Volendo, si potrebbe conoscere il prezzo di ogni cosa; e il valore di nulla.
Un tentativo del genere è stato pubblicato non più di tredici anni fa da un team di economisti ed ecologi sulla rivista scientifica Nature (Costanza et al., 387, 253; si veda anche l’editoriale “The value of everything”, Nature 387, 231, 1997).  Ma dove ci porta un simile approccio?
È chiaro che, prima ancora di fare il prezzo, bisognerebbe chiarirsi le idee sul valore (valori) della cosa e magari anche mettersi d’accordo su cos’è questa cosa.  Cos’è allora la diversità biologica, la biodiversità.  Qui già cominciano i problemi.
Di definizioni ce ne sono a dozzine: sembrano a prima vista tutte simili ma non è così.  Per esempio nella Convenzione sulla diversità biologica del 1993 si dice che la biodiversità è la variabilità tra tutti gli organismi terrestri, marini….. e dei complessi ecologici di cui questi organismi fanno parte.   Ma un’altra definizione dice che la biodiversità è la varietà degli organismi viventi presenti nel mondo; e il Global Biodiversity Assessment sostiene che nel concetto di biodiversità devono rientrare anche «i complessi set di relazioni strutturali e funzionali entro e tra i diversi livelli di organizzazione dei viventi incluse le azioni umane, la loro origine, evoluzione nel tempo e nello spazio».
Capite bene i problemi che nascono, con questa «biodiversità» di definizioni; anche solo al pensare di voler misurare la diversità biologica. E allora?

Allora è meglio cercare il valore della biodiversità da qualche altra parte che non sia quella della definizione scientifica.  In questo ci aiuta Darwin nell’ultimo paragrafo dell’Origine delle Specie:
“È interessante contemplare una plaga lussureggiante, rivestita da molte piante di vari tipi, con uccelli che cantano nei cespugli, con vari insetti che ronzano intorno, e con vermi che strisciano nel terreno umido, e pensare che tutte queste forme così elaboratamente costruite, così differenti l’una dall’altra, e dipendenti l’una dall’altra in maniera così complessa, sono state prodotte da leggi che agiscono intorno a noi ……. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione di vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi”.

Ecco è in questa grandiosità che sta il valore della biodiversità, ma ancora di più sta nella capacità da parte di uno dei componenti della biosfera, l’uomo, di stupirsi di fronte a questa grandiosità e di interrogarsi.

(*) Dipartimento di Biologia, Universita degli Studi di Milano