Mario Gargantini, Tracce n. 10, novembre 2009
È stata la testimonianza di una grande varietà espressiva, quella documentata il 18 ottobre 2009 durante la prima “Giornata di Euresis”, l’Associazione che anche il grande pubblico ha imparato a conoscere soprattutto tramite le mostre scientifiche. I racconti delle esperienze presentate e il clima della giornata hanno parlato di una realtà viva, libera, che cresce non seguendo uno schema pianificato ma sviluppando e dando organicità a intuizioni, realizzazioni, rischi nati dalla creatività di persone desiderose di scoprire ogni giorno la possibilità di una sguardo appassionato, curioso e grato: su tutto, e quindi – senza soluzione di continuità – anche sugli aspetti del reale che cadono nell’ambito scientifico.
Non è un caso che il filo conduttore della giornata sia stata la parola “scoperta”. Non nella versione sensazionalistica di tanta divulgazione; piuttosto secondo la modalità richiamata da Paola, astrofisica di Milano, che l’ha vista in azione nei bambini delle scuole elementari e materne andando nelle classi a parlare delle stelle, della Terra, dell’atmosfera. “Loro colgono con immediatezza i fenomeni naturali come avvenimenti che si impongono e superano ogni nostra aspettativa; per loro è immediato vivere in unità conoscenza e amore. Ed è per questo che fanno continue scoperte. Ma così aiutano noi a scoprire la stessa sovrabbondanza nella nostra attività di ricercatori”.
Un atteggiamento che è fonte di apertura, di capacità di affronto dei problemi senza filtri e con occhi ben spalancati e pronti a registrare ogni indizio e suggerimento. Così è stato naturale, per chi ha partecipato alla realizzazione della mostra su Galileo al Meeting 2009, accorgersi che non si è trattato di pura abilità comunicativa, cioè di una serie di contenuti già posseduti che bisognava solo cercare di esprimere al meglio. È stata piuttosto un’occasione per “allargare lo sguardo”, per verificare che da tutti i temi è possibile “far emergere domande interessanti”. Con la conseguenza, come per Andrea Borghese, neolaureato in fisica, di riscoprire il proprio specifico oggetto di studio più ricco e parte di un orizzonte molto più ampio e di ritrovarsi a “chiedere di più a ciò che si studia” in termini di fascino e di significato. O come per Marco Beghi, docente di fisica al Politecnico, prima restio a trattare dello scomodo caso Galileo e poi pronto a raccogliere la sfida di guardare in faccia al problema, per poi arrivare a iniziare l’anno accademico raccontando agli studenti quello che ha imparato lavorando alla mostra.
Tra le proposte di Euresis per la scuola c’è stata lo scorso anno quella di una mostra per “incontrare la scienza in compagnia di Dante”; ma chi l’ha realizzata mai avrebbe immaginato sviluppi come quelli de La Traccia, raccontati da Germana Bonzi, la preside, e Daniela Gardi. I venti pannelli della mostra originaria si sono trasformati in una nuova e più articolata mostra che è stata riproposta al territorio; al punto da attrarre l’interesse degli organizzatori di BergamoScienza che l’hanno voluta nel palinsesto della recente manifestazione, allestita in una posizione centrale e presentata al pubblico dai migliori studenti dei licei cittadini. Ma il risultato più interessante è stato il contraccolpo all’interno della stessa scuola protagonista di tanto successo mediatico. Qui, attraverso l’unitarietà della proposta, gli studenti hanno percepito come “ciò che si studia c’entri con la vita”; e più ancora gli insegnanti sono stati spinti a rivedere il metodo del loro operare insieme: non come somma di competenze ma come avventura comune, dove ogni specificità diventa mattone di un’unica costruzione.
Il tratto distintivo di Euresis è quindi emerso dalla pluralità dei contributi: dal difficile mondo del lavoro, alla presenza in Spagna e Usa, a un’iniziativa che lega una scuola della Brianza al cuore dell’Africa in un progetto di installazione di pannelli solari e che porterà la mostra di Euresis sulla Via Lattea in Uganda, Tanzania, Kenia, Etiopia e Nigeria; fino al coinvolgimento del top della ricerca mondiale, i cui esponenti vengono convocati da Euresis nei Simposi annuali a San Marino.
“La nostra originalità – dice Marco Bersanelli – sta nell’offrire un ambito di amicizia e di lavoro dove recuperare continuamente uno sguardo unitario, un approccio alla scienza che non si riduce all’esasperazione dello specifico e neppure insegue il mito di una interdisciplinarità vista come ricerca forzata di nessi. Unitarietà che deriva da un io reso unito dall’incontro con un Tu e così abilitato a cogliere e amare ogni particolare”.
Non quindi, per il presidente Paolo Cappelletti, la preoccupazione di elaborare un discorso sulla scienza ma l’offerta di una prospettiva in grado di mobilitare la persona; secondo l’osservazione che Carlo Camnasio ricorda di aver sentito da don Giussani in uno degli incontri con la nascente associazione nel 1984: “Ciò che vale nella vita non è anzitutto ciò che chiarifica ma che mobilita”.
E qui si è visto come, in questi 25 anni, molti si siano mossi e siano più che mai in movimento.