Prof. Stagnitto, come mai calamita tanti giovani?
Credo sia perché parlo loro come quasi nessuno parla più. Non se lo aspettano da un ingegnere, da un loro insegnante di tecnica delle costruzioni, ponti, storia della meccanica. I ragazzi sono turbati dalla cultura contemporanea. Dicono di sentirsi fragili, privi di radici e di ideali, di non riuscire a individuare valori per cui valga la pena dedicare la vita.
Perché è disumana. Ai giovani, che sono intelligenti, affamati di certezze, di ciò che permane, viene detto che la ragione non esiste. Vattimo, ad esempio, propaga che il bisogno di un pensiero chiaro e distinto è solo un retaggio metafisico. Molti insegnano che – come sosteneva Nietzsche – non esistono fatti, ma solo opinioni. Questa visione è conseguente, secondo i maestri del sospetto, alle tre “umiliazioni al narcisismo umano”, famosa espressione coniata da Freud. La prima umiliazione fu quella cosmologica, inferta da Copernico, per cui la terra non è più il centro dell’universo. Darwin avrebbe aggiunto quella biologica, per cui l’uomo non è più degli animali, Freud quella psicologica, per cui l’io non è più padrone a casa propria.
Si è così aperta la strada al relativismo che si beffa di valori come “obbligo morale” o “idea di giustizia”, al riduzionismo che appiattisce la realtà impedendo di coglierne lo spessore e i livelli cui è leggibile, allo scientismo, vera e propria parodia della scienza. Per non parlare, poi, della tendenza ad applicare l’evoluzionismo alla stessa attività umana. Grave questo fatto, perché contribuisce a distruggere le categorie stesse del pensiero.
Può spiegare più chiaramente?
Se tutto è frutto di mutazioni occasionali, se il progresso della scienza avviene a colpi di rivoluzioni senza riconoscere un nucleo stabile di conoscenza, allora si perdono addirittura le tracce del raziocinio umano. Tesi completamente antistorica. Può dirlo chiunque approfondisca la storia della scienza. Ogni passo avanti della scienza è una rilettura del passato.
Un esempio: Keplero racconta nella sua “Astronomia nova” dei suoi decenni di lotte con Marte, dei cui movimenti, accuratamente registrati da Tycho Brahe, non riusciva a render conto con la precisione necessaria. “Sembrerebbe una ellisse, ma segue una librazione sul diametro” (ovvero un’oscillazione di valori) diceva a sé stesso. E dopo anni di riflessioni: “Oh, me ridiculum! Come se la librazione sul diametro non conducesse proprio all’ellisse”, trasalendo per uno dei più intensi brividi intellettuali della storia del pensiero. Non è certo, come sostiene Bellone, che una mattina alcune sinapsi si sono casualmente attivate nel cervello di Keplero inducendo l’intuizione dell’ellisse!Qual è il suo “vaccino” per i giovani?
Dico ai giovani cose che dovrebbero essere normali: l’importanza della tradizione, che non è vero che l’uomo va ricostruito da capo, che è vero che il sapere si trasmette di padre in figlio. Comunico loro la spiritualità della tecnica. Trasmetto il mio stupore di fronte a una catena che penzola prendendo l’unica forma che deve prendere. Comunico ai ragazzi la gioia che ho dentro io. Dico loro, citando Bacone e sorprendendoli, che noi comandiamo alla natura obbedendole. Che l’uomo, in quanto sa leggere i rapporti, ovvero esprimere matematicamente le leggi della natura, è figlio del Padrone di casa, di colui che queste leggi le ha fatte e ne ha dato al figlio le chiavi.
Al giovane basta sapere che non possiamo cambiare le leggi naturali ma solo le circostanze del fenomeno e di colpo si rassicura. Ogni invenzione umana rilegge infatti una costrizione della natura adattandola ai nostri fini. La natura è “costretta” ad abbassare il baricentro dei corpi: se essi sono collegati, abbasserà il baricentro dell’insieme. Così, legando tra loro due pietre, possiamo usare la gravità per sollevarne una. Oggi è però tabù parlare di leggi naturali.
Qualche consiglio particolare ai ragazzi?
Avere il coraggio di inseguire il bello: nessuna scoperta è mai derivata ricercando solamente l’utile. Volontà e intelligenza sono accese dalla luce del bello. Studiare dà più occasioni di felicità: la conoscenza diminuisce le paure, fornisce oggetti degni dell’attenzione umana, riducendo enormemente la possibilità di attriti interpersonali, causa di tante inutili sofferenze.
Rendersi conto che la felicità è un sovrappiù, che non la si può cercare direttamente: “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Sapere che la falsa cultura di oggi vuole evitare quello che don Giussani chiama “il rischio educativo”, che consiste nel fatto che l’educatore ricambia la fiducia accordatagli dall’allievo facendolo crescere fino al punto in cui sarà in grado di contraddirlo. Rischio, certo, ma anche l’unica vera libertà.Come ha incontrato Comunione e Liberazione?
Ho conosciuto da poco tempo il movimento. Ma credo che un po’ ciellino lo sia da sempre. Tant’è che un paio d’anni fa alcuni miei allievi notarono una consonanza tra quello che dicevo io e quello che diceva don Giussani. Di lui non avevo quasi mai sentito parlare. Incominciai a leggere i suoi libri e me ne innamorai subito: per la ragione sono una fonte di gioia.
Nell’aprile di quest’anno il prof. Ceroni dell’Università di Pavia mi ha invitato a presentare, in pubblica conferenza, il libro di Giussani “Si può vivere così?”, insieme al noto filosofo Carmine di Martino.
Nonostante l’ing. Stagnitto abbia a suo carico tante importanti realizzazioni ingegneristiche, sia consulente del Governo Svizzero per i ponti, abbia fatto parte del Gruppo Europeo per le Applicazioni Strutturali dell’Intelligenza Artificiale, abbia tante interessanti aperture nel suo specifico campo di attività, ritiene importante, in questo momento, dedicarsi ai giovani. Una scelta abbastanza controcorrente.
Ing. Stagnitto, lei è tante cose: progettista, consulente, docente universitario a Pavia, marito e padre, ora conferenziere richiesto a gran voce dai giovani. Cosa le sta più a cuore?
La famiglia, senza dubbio. Ho scritto anche un libretto “Il mestiere di papà”, tanto mi sta a cuore. Ovviamente c’è la soddisfazione per la professione, per la quale mi sono preparato molto seriamente, ma al momento la mia creatività è orientata ai giovani. Considero questo come un vero dovere. So di andare controcorrente.
Ho stupito anche mia moglie, ma dedicarmi ai giovani è diventato quasi un imperativo categorico, dopo la tempesta emotiva susseguente alla morte del mio Maestro, quasi padre, il prof. Aldo Cauvin. Era persona di cultura abissale vissuta come strumento di moralità. Cercare di diffondere presso i giovani quello che ho appreso da lui è il miglior modo di onorarlo.
Cosa pensa dell’Università di oggi?
Oggi l’idea di Università è degradata nel concetto di “avviamento professionale”; il suo autentico scopo dovrebbe essere invece, come diceva Newman, quello di formare una persona che si possa autogovernare, tenendo degnamente testa alle circostanze. L’università attuale rischia di sacrificare l’uomo: riflesso, questo, della “crisi della ragione”.
Lei si definisce “ingegnere cristiano”.
Mi sento un ingegnere cristiano quando con il mio lavoro colgo l’ordine della natura: è già un contemplare verità divine. Ricordo, ad esempio, la gioia provata insieme al mio maestro Aldo Cauvin quando abbiamo posato all’Università Statale di Milano la cupola di acciaio e cristallo nel cortile detto “della ghiacciaia”.
Avevamo calcolato che questa opera originale di architettura strutturale, sotto il carico di collaudo, si sarebbe abbassata al centro di 7 mm e mezzo. E così è stato. Per meglio risponderle dirò una cosa insolita: la scienza moderna poteva trovare solo nel cristianesimo la propria culla. Il germe greco (innamorato del Logos), passato al cristianesimo, sbocciò nel medioevo e determinò la nascita della scienza. I Padri della Chiesa ritenevano, infatti, la dottrina cristiana erede legittima del pensiero filosofico greco.
Come Socrate e i primi martiri, noi subiamo persecuzioni, accusati praticamente, al di là delle parole, ancora di “ateismo” nei confronti di relativismo, nichilismo, scientismo etc., gli dei attualmente incensati da molti celebrati attuali maestri del pensiero.
Come spettò a Socrate il compito di affrontare la degenerazione filosofica della sofistica, così oggi spetta a noi cristiani il compito di difendere la ragione.
(C) Il Nuovo Giornale