Tra teismo ed evoluzionismo la Chiesa ristudia Darwin

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

Agli sgoccioli della sua vita Charles Darwin scrisse: «Mi sembra assurdo dubitare che un uomo non possa essere un ardente teista e allo stesso tempo un evoluzionista». Questo è il fil rouge bipartisan che lega le manifestazioni che nei prossimi giorni avranno luogo a Roma per il bicentenario della nascita dello scienziato inglese, autore centocinquant’anni fa dello storico spartiacque de L’origine della specie. E la Chiesa cattolica, che da tempo e più parti propone un punto d’incontro tra linee di pensiero di evoluzionismo e creazionismo precedentemente inconciliabili, ne sarà attivamente impegnata.
Proprio oggi, infatti, alle 11.30 nell’Aula Giovanni Paolo Il della sala stampa della Santa Sede, verrà presentata la Conferenza Internazionale L’evoluzione biologica: fatti e teorie. Una valutazione critica 150 anni dopo “L’origine delle specie”. La rassegna, ideata dal presidente del Consiglio pontificio per la Cultura mons. Gianfranco Ravasi, avrà luogo dal 3 al7 marzo presso la Pontificia Università Gregoriana, organizzatrice dell’evento. L’obiettivo è riconsiderare dal punto di vista scientifico, teologico e filosofico le posizioni ideologiche sul tema dell’evoluzione. Perché i piani di scienza e religione, si legge nel comunicato, vengono «spesso e ingiustamente sovrapposti, generando confusione e polemiche ideologiche».
Una posizione riconciliante? O il riconoscimento che la lotta al darwinismo è diventata meno cruenta? La Chiesa, pur mantenendo le distanze dall’evoluzionismo “ateo”, ha dovuto per forza di cose avvicinarsi alle scoperte darwiniane. Giovanni Paolo II, ad esempio, dichiarò che l’evoluzionismo era «più di un’ipotesi». Ratzinger, al contrario, si mostrò inizialmente scettico sulla scientificità della teoria, per poi riallinearsi il 31 ottobre scorso sui binari del suo predecessore e di Pio XII, riaffermando la compatibilità tra fede e Darwin. Al quale Benedetto XVI dedicò addirittura il tradizionale seminario con gli allievi della Schùlerlcreis, a Castel Gandolfo, nel settembre 2006: il titolo era Creazione ed Evoluzione, che poi è diventato anche un libro.
Una posizione altalenante, quella della Chiesa sull’evoluzionismo, che si può ben riassumere nelle posizioni di due arcivescovi cattolici, entrambe esternate a testate anglosassoni a distanza di qualche anno. Nel luglio 2005 l’austriaco Christoph Schónborn dichiarò al New York Times come la teoria dell’evoluzione fosse «ideologica, perché esclude a priori la presenza di Dio», definendola un’abdicazione dell’intelligenza. Sfogliando, al contrario, un altro Times, quello di Londra dell’edizione di ieri, si legge una lettera aperta dell’arcivescovo inglese di Westminster nonché presidente della Conferenza episcopale inglese Cormac Murphy-O’Connor. In occasione degli anniversari darwiniani, dichiara che «la scienza è amica, non nemica, della fede». Perché al “come” della creazione vi si deve affiancare il “perché” (se mai ce ne sia uno). Sottolineando, così, la linea di demarcazione disgiuntiva, ma non esclusiva, tra creazionismo ed evoluzionismo.
Questi due assaggi d’interpretazione rappresentano solo in parte l’universo critico che oramai da secoli strattona Darwin da un’ideologia all’altra, tra cristianesimo, xenofobia, ateismo, eugenetica e quant’altro. A questo proposito, rimandiamo all’imminente mostra romana Darwin 1809-2009 aperta presso il Palazzo delle Esposizioni dal 12 febbraio al 3 maggio (e da giugno a Milano). Curata da di Niles Eldredge, Ian Tattersall e Telmo Pievani, sarà la più ampia rassegna al grande pubblico mai realizzata sullo scienziato inglese. La cui vita e il cui pensiero verranno rivisitati da molteplici punti di vista, dalla modernità dell’evoluzione al suo rapporto con l’Italia.