Decolla GOSAT, la sentinella della Terra contro i gas serra

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

Mario Gargantini, IlSussidiario, 20 gennaio 2009
Qual è la concentrazione dei gas serra nell’intera atmosfera terrestre? A questa domanda finora non si poteva dare una risposta valida, data la incompleta distribuzione dei punti di osservazione e misura sul Pianeta: infatti i sistemi di monitoraggio dell’anidride carbonica e del metano in atmosfera sono concentrati in alcune aree (i Paesi più industrializzati) mentre ampie zone e interi continenti ne sono sprovvisti e ciò rende impossibile stimare le quantità complessive di inquinanti. Ma da domani non sarà più così. Merito del satellite di Ibuki (termine giapponese che significa respiro), meglio conosciuto come GOSAT (Greenhouse Gases Observing Satellite, cioè satellite per osservazioni dei gas serra), che sarà lanciato nei prossimi giorni dal Tanegashima Space Center su iniziativa dell’agenzia aerospaziale giapponese Jaxa (Japan Aerospace Exploration Agency), del Ministero dell’ambiente nipponico e del NIES (National Institute for Environmental Studies). Il lancio era stato programmato per questa notte, ma le cattive condizioni meteorologiche lo faranno slittare a domani o dopo.

Il satellite, che sarà proiettato nello spazio dal vettore H-IIA F15 costruito dalla Mitsubishi Heavy Industries, si sistemerà in orbita a 650 chilometri dalla superficie terrestre e da lì agirà come un potente e capillare scanner per misurare la densità delle emissioni dei due gas incriminati su tutto il prezioso e delicato involucro atmosferico che avvolge il nostro pianeta; verranno misurate per la prima volta anche le emissioni del Sud del mondo o la concentrazione al di sopra dei mari. I dati saranno inviati a terra e resi disponibili gratuitamente ai ricercatori via Internet; le nuove misure verranno poi confrontate con quelle ottenute dalle 282 stazioni di monitoraggio piazzate a terra e arricchite da modelli di simulazione, per arrivare così a una descrizione accurata dello stato di salute chimica dell’atmosfera. In tal modo sia i decisori politici, che si accingono a varare le direttive del dopo-Kyoto, sia gli scienziati che li devono consigliare, avranno a disposizione elementi più oggettivi e consistenti.

Il satellite GOSAT è equipaggiato con due sensori che misureranno la concentrazione dei gas attraverso la valutazione dell’intensità dei raggi infrarossi riflessi dalla Terra: poiché i differenti gas assorbono gli infrarossi in modo selettivo, la loro concentrazione può essere determinata dal valore dell’assorbimento della radiazione riflessa. Le misure di precisione saranno effettuate da uno spettrometro FTIR (tecnicamente si tratta di un interferometro di Michelson a trasformata di Fourier) fornito alla Nec-Toshiba Space Systems dalla società ABB; la configurazione dell’interferometro sfrutta una configurazione già in uso sul satellite Ace/SciSat-1, lanciato nel 2003 dall’Agenzia Spaziale canadese, che analizza i gas presenti nell’atmosfera per studiare in profondità la composizione chimica dello strato di ozono. Il processo di analisi può apparire molto complesso in termini tecnici, ma in realtà è relativamente semplice: la tecnologia a infrarossi facilita l’individuazione e la misurazione della “impronta spettrale” dell’anidride carbonica e degli altri gas presenti; lo spettrometro FTIR utilizza gli infrarossi per “leggere” l’impronta e ricavare la densità delle molecole. Rilevando i dati in diversi punti orbitali – latitudine, longitudine e altitudine – si creano dei profili per stabilire il livello di concentrazione dei singoli gas nell’atmosfera. La tecnologia a bordo del GOSAT è per molti versi simile ai sistemi da terra utilizzati nei settori della raffinazione e nell’industria petrolchimica e farmaceutica: gli impianti di raffinazione, ad esempio, sfruttano questa tecnologia per misurare e controllare il livello di ottani nei prodotti finiti costituiti da miscele di benzina e combustibili diesel. Il costo della missione è pari a 35 miliardi di yen (circa 281 milioni di euro) ma i suoi risultati potrebbero consentire in futuro di calibrare meglio le contromisure economiche decise per fronteggiare l’effetto serra.