È indubbio quindi che a poca distanza dall’enunciazione della teoria, le alte gerarchie della Chiesa non avversarono le novità galileiane, piuttosto ne delimitarono il campo all’ambito scientifico. Che la Chiesa non si fosse schierata contro Galileo da subito, è stato sottolineato nel discorso tenuto da Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle Scienze nel 1992. E lo testimonia un’opera importantissima: un affresco nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Dimenticato, e non solo perché situato in una posizione elevata e poco visibile, l’affresco fa luce sulla vicenda di Galileo, della Chiesa e dell’arte della Controriforma.
Un insolito piedistallo
Nella cupola della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore il pittore toscano Ludovico Cardi, detto il Cigoli dal nome del luogo natio, artista tutt’altro che “minore” che a Roma aveva già dato prova di sé, rappresenta una Immacolata Concezione in modo tutt’altro che tradizionale. La Madonna del Cigoli, infatti, si erge su una luna del tutto insolita. Non si tratta del “classico” crescente lunare, ma di una rappresentazione molto più naturalistica, frutto appunto delle osservazioni che Galileo aveva pubblicato nel Sidereus Nuncius: «In primo luogo diremo dell’emisfero della Luna che è volto verso di noi. Per maggior chiarezza divido l’emisfero in due parti, più chiara l’una, più scura l’altra: la più chiara sembra circondare e riempire tutto l’emisfero, la più scura invece offusca come nube la faccia stessa e la fa apparire cosparsa di macchie». Proprio come le parole e i disegni di Galileo descrivono, Cigoli rappresenta la luna ai piedi della Vergine, con le macchie e una specie di nuvola sottostante che simula i vapori. La scoperta scientifica, quasi contemporaneamente alla sua diffusione, viene quindi adattata al campo della figurazione sacra. Siamo tra l’ottobre 1610 e il novembre del 1612, a un anno dall’invenzione del cannocchiale, poco dopo la scomparsa dei due pittori che avevano rivoluzionato il modo di rappresentare la realtà, Annibale Carracci e il Caravaggio.
Visto che l’affresco in Santa Maria Maggiore fu realizzato per e con il consenso del papa Paolo V Borghese, nella cappella che doveva diventare il suo mausoleo, l’accusa mossa al Papa e alla Chiesa di essere stati intransigenti e retrivi nei confronti di Galileo cade. È significativo ricordare il giudizio che diede dell’affresco uno degli uomini più colti di Roma, Federico Cesi, scienziato e fondatore dell’Accademia dei Lincei, in una lettera inviata a Galileo nel 1612. È un elogio sperticato all’affresco del Cigoli, il quale «come amico e leale» di Galileo, «sotto l’immagine della beata Vergine ha dipinto la Luna nel modo che da Vossignoria è stata scoperta, colla divisione merlata e le sue isolette».
L’Immacolata dipinta dal Cigoli non verrà mai cancellata o nascosta sotto altra pittura, con buona pace di coloro che vedrebbero certa arte di soggetto sacro imbrigliata nelle trame della censura.