Gerberto, docente scienziato e Papa

Benedetta CappelliniArticoli

Gerberto, Scienziato e Papa dell’anno mille    

Esperto di astronomia, matematica, musica, logica, retorica, medicina era il più famoso docente del suo tempo: Silvestro II (999-1003) suggellò con il suo pontificato il X secolo. La sua esistenza fu un connubio unico nella storia tra santità di vita, scienza e ricerca, attività pastorale e politica. A lui dobbiamo i primi contatti tra l’astronomia araba e le scuole cattedrali europee e l’introduzione dell’astrolabio. Fu sua l’idea d’Europa allargata ad Est fondata su radici cristiane.

Le fonti storiche e storiografiche

La ricchezza intellettuale, morale e umana di questo grande uomo, vissuto santamente e protagonista della storia scientifica e politica del suo tempo, richiede un lavoro previo di presentazione delle sue opere e delle fonti storiografiche. In effetti, nonostante i chiarimenti apportati dalla storiografia recente, la sua vita continua a essere avvolta da pregiudizi e leggende che appesantiscono la comprensione del personaggio. Con questo intervento intendo stimolare anche il ubblico non specialista ad accostarsi all’affascinante figura di Gerberto, primo Papa francese, e trovare una chiave di lettura che ci consenta di leggere gli avvenimenti della nostra storia contemporanea.

Presentare in modo esauriente una figura così complessa come quella di Gerbert d’Aurillac, che non ha eguali tra i suoi contemporanei dell’anno Mille, è un’impresa troppo grande per una sola giornata di lavori. Quattro simposi: due tenuti ad Aurillac nel 1996 e 1991 [1], e due a Bobbio nel 1983 e nel 2000, con il contributo di un centinaio di studiosi da tutto il mondo; le edizioni delle lettere di Gerberto in inglese [2] e in francese [3]; la pubblicazione di una biografia in francese [4] con la sua traduzione in italiano, testimoniano l’interesse nel XX secolo, non solo del mondo accademico, verso il Papa di mille anni fa.Per conoscere la personalità di Gerberto d’Aurillac, disponiamo, innanzi tutto, delle sue lettere, raccolte dall’abate Migne nel 1853 nel volume 139 della monumentale Patrologia Latina, insieme ad alcune sue opere matematiche e agli Atti del Concilio di St. Basle (991) di cui Gerberto è stato redattore. Queste lettere, rinvenute in diversi manoscritti nelle biblioteche europee, sono oggi disponibili in due eccellenti edizioni, una inglese del 1961, e una francese del 1993. Gerberto fu anche autore di una Geometria, presente in molti manoscritti dei primi secoli del secondo millennio cristiano, così come delle De utilitatibus Astrolabii [5] che oggi gli sono finalmente attribuite con sicurezza. Il trattato filosofico De rationali et ratione uti fu scritto da Gerberto mentre si trovava al servizio di Ottone III, mentre l’opera gerbertiana sulla Musica è stata riscoperta solo recentemente [6]. Di fondamentale importanza è la Historia Francorum,
opera di Richero di Reims, allievo di Gerberto alla scuola cattedrale di Reims, che ci offre molte note biografiche su Gerberto.

Se per quanto riguarda le opere di Gerberto esiste oggi un consenso tra gli specialisti, la storiografia gerbertiana ha conosciuto in passato vive polemiche attorno alla sua persona.

In effetti, il lavoro del Migne si basava sul materiale raccolto dal Duchesne nel 1636 [7], che a sua volta si rifaceva alla pubblicazione del 1567 da parte di Matthias Illyricus, nelle Centurie di Magdeburgo, degli Atti del Concilio di St.-Basle, dove si voleva mettere in evidenza il tono acceso del discorso di Arnolfo di Orléans contro il Papato di quei tempi. Questa pubblicazione era strumentale alla polemica protestante, e fu poi altrettanto strumentale per il gallicanesimo e l’ultramontanismo del secolo successivo che volevano presentare Gerberto come loro predecessore. I
protestanti rivangarono le leggende su Gerberto che Ademaro di Chabannes [8] e Guglielmo di Malmesbury [9] avevano diffuso dopo la sua morte, su un suo preteso commercio con il diavolo che gli avrebbe garantito quella conoscenza scientifica fuori dal comune oltre al pontificato. Materiale di questo genere è finito anche nel Liber pontificalis la cui redazione è del XV secolo, posteriore a queste leggende.

Tra queste si trova, per esempio, la leggenda, sempre dovuta ad Ademaro, secondo la quale avrebbe ordinato di tagliare a pezzi il suo cadavere. Questa leggenda si ritrova sulle molte sorgenti, apocrife e non, di oggi: internet, storie di papi e manuali di storia di editori poco scrupolosi. Il canonico lateranense Rasponi [10] riporta che nella ricognizione della tomba di Gerberto fatta nel 1648 il corpo fu ritrovato intatto con le vesti pontificali, ma al contatto con l’aria si è polverizzato, rimanendo solo l’anello e il pastorale.

Questo prova l’infondatezza o la mala fede delle pseudo-fonti su Gerberto mago.

Basandosi anche su queste fonti leggendarie, gli storici protestanti del XVI secolo volevano sostenere la tesi della mancanza di continuità nella successione apostolica su cui la Chiesa basa l’autorità petrina [11]. Poco importava se il discorso cruciale del concilio di St.-Basle fosse in aperta contraddizione con questa pretesa accusa di simonia basata su
dicerie senza fondamento, oltre l’invidia e una personale acrimonia.

Il cardinale Baronio aveva dovuto scrivere, in risposta all’opera dell’Illyricus, che il Cristo dormiva nella barca di Pietro nei decenni a cavallo dell’anno Mille [12], mentre il quadro d’insieme che abbiamo oggi, lontani dalle polemiche strumentali dei secoli passati, ci presenta la Chiesa di Roma con una vocazione universale mai così chiara come con Gerberto Sommo Pontefice, ma presente anche nei suoi predecessori.

Presentare dunque Gerberto senza accennare alle fonti da cui abbiamo notizie e senza tratteggiarne il loro ruolo nel corso della storia europea e della storia della Chiesa degli ultimi mille anni, vuol dire riesporre Gerberto a giudizi storici arbitrari e strumentali. Facendo così, si perde l’opportunità di avvicinarsi a una persona insigne per il suo sapere e la sua santità di vita, come affermò Gregorio XVI [13] nell’inviare denaro per la realizzazione della statua di Gerberto ad Aurillac.

Gerberto e il suo tempo

La vita di Gerberto, a mille anni di distanza, offre spunti appassionanti tanto allo scienziato quanto al politico allo storico e all’ecclesiastico moderni. Attorno a Gerberto scopriamo un mondo culturale in grande fermento, che se non fosse per le tracce lasciate dal grande docente che è salito al soglio di Pietro, difficilmente ci sarebbe pervenuto.

La data di nascita, così come la sua origine, è incerta. Troviamo ipotesi di date comprese tra il 938 e il 950. La leggenda lo vuole pastorello, mentre è probabile invece che fosse di famiglia benestante, di recente insediamento nell’Auvergne, attratta dallo sviluppo urbano e sociale seguito alla fondazione dell’Abbazia di Aurillac da parte di San Geraldo, alla fine del IX secolo [14].

La mini-rinascenza [15] degli ultimi decenni del X secolo che viene vissuta in Catalogna trova in Gerberto un testimone
di eccezione. Al seguito del Conte Borrell, diventa discepolo di Attone, vescovo di Vich, il quale lo istruisce nelle matematiche. Frequenta l’abbazia di Santa Maria di Ripoll, dove si copiano e traducono anche libri dall’arabo e viene così a conoscenza delle cifre arabe, che gli offrirono un prodigioso dominio della matematica.

Dopo l’impulso agli studi del tempo di Carlo Magno è in questo primo contatto, tra la civiltà araba e gli ultimi avamposti cristiani, che si ha il travaso di nuova scienza in Europa. Le cifre arabe, l’astrolabio e il loro uso costituiscono per Gerberto quella novità intellettuale che era andato a cercare in Spagna con il consenso e lo stimolo del superiore del suo convento ad Aurillac. Arriva dunque in Catalogna al momento giusto, tra il 967 e il 970.

Questa mini-rinascenza, un vero e proprio cambiamento di paradigma, è passata sotto silenzio anche nell’epistemolo­gia
recente, che ha nell’opera di Thomas S. Khun il suo principale esponente [16]. Se oggi ne abbiamo una miglior conoscenza, è senz’altro grazie agli studi su Gerberto.
Al seguito di Attone e del Conte Borrell, giunti a Roma per chiedere al Papa di elevare Vich a sede metropolitana, Gerberto arriva per la prima volta alla Città Eterna. Lì, Papa Giovanni XIII, ammirato dalle sue qualità, lo segnala a Ottone I come esperto senza eguali nella musica e nella matematica, il quale lo tratterrà presso la sua corte.Dopo un certo tempo Gerberto chiederà congedo all’impe­ratore per seguire la sua vocazione allo studio. Lo troviamo così al seguito dello scolastico Geranno di Reims, presso la sua già celebre scuola cattedrale, per approfondire i suoi studi.


Viaggi di Gerberto nella ricostruzione di Flavio G. Nuvolone, corrispondenti a circa diecimila chilometri, percorsi spesso in condizioni disagiate (Cosimo Palagiano, [53]).

Dai registri delle biblioteche di Ripoll, di Reims, di Bobbio e di Bamberga, dove sono finite le opere in possesso di Ottone III che Gerberto ha gestito, possiamo farci un’idea della vasta formazione di Gerberto, che nel 980 era divenuto universalmente famoso per la sua reputazione di sapiente e grande retore. La disputa vittoriosa con Otrico di Magdeburgo a Ravenna sulla natura della filosofia e della fisica gli varrà la stima di Ottone II e successivamente la nomina ad abate di Bobbio.

Quella di Bobbio sarà una breve parentesi, poiché la morte improvvisa di Ottone II priverà Gerberto del sostegno politico necessario per portare avanti l’opera di riforma e restauro della potente abbazia. Potrà soltanto stringere amicizia con Petroaldo, futuro abate, e seguire la sua passione di bibliofilo scoprendo perfino un testo sull’Astronomia di Boezio, oggi andato perduto [17]. La potente abbazia era troppo presa di mira da interessi di potenti, tra i quali perfino il vescovo di Piacenza, successivamente divenuto Papa Giovanni XIV. Gerberto dovette tornare a Reims, mantenendo il titolo di Abate di Bobbio, e lì continuò a insegnare nella scuola cattedrale divenuta ancora più celebre per suo merito e a servire l’arcivescovo Adalberone fino alla sua morte, il 23 gennaio 989.

Il rapporto di Gerberto con la dialettica caratterizza la sua scuola: introduce sofismi per allenare i suoi allievi a sostenere anche le ipotesi contrarie. Ma la sua grande innovazione nella didattica è l’uso di strumenti per le dimostrazioni, al punto che viene considerato come precursore del metodo sperimentale [18]. Certo è che nelle sue lettere a carattere scientifico non è tanto la dialettica o le citazioni di autori classici a supporto di questa o quella teoria, come si può trovare nei testi dal Sacrobosco a Copernico, ma il riferimento diretto a strumenti e calcoli da lui stesso utilizzati e svolti. Sono lettere in risposta a istanze dei suoi allievi.

 

Gerberto e le arti del quadrivio, in una composizione di Sabina Fiorenzi, biblioteca Casanatense, Roma, sede già di due mostre Quadraturae Siderales (12-22.5.2004) e Sphaera Mundi (22.12.2008-31.1.2009) dedicate a Gerberto .

La sua instancabile attività politica e amministrativa (segretario dell’Arcivescovo Adalberone e del re Ugo Capeto) lo ha tenuto spesso lontano dagli studi a cui avrebbe voluto dedicarsi con maggiore libertà, come egli stesso afferma [19].

Ma anche la sua attività religiosa da monaco benedettino [20] ha scandito le sue giornate. Gerberto è vissuto nel periodo dell’ascesa della riforma monastica di Cluny. Sebbene il monastero fondato da San Geraldo ad Aurillac dipendesse direttamente da Roma – elemento questo che ha caratterizzato fin dall’infanzia l’attaccamento di Gerberto alla Santa Sede – la maggior centralità della preghiera propugnata a Cluny e la solennità e la ricchezza delle celebrazioni perché riguardanti Dio, nonché la condanna del matrimonio ecclesiastico, hanno sicuramente fatto parte del sostrato culturale in cui è cresciuto Gerberto.

Ugo Capeto, che Adalberone e Gerberto hanno sostenuto nella sua ascesa al trono di Francia nel 987, nomina Arnolfo
[21] come successore di Adalberone alla prestigiosa sede di Reims, dove venivano unti i re di Francia da quando San Remigio battezzò Clovis. Gerberto continua a lavorare per il nuovo arcivescovo, pur avendo sconsigliato Ugo di scegliere Arnolfo, il quale politicamente teneva per il suo avversario Carlo di Lorena.

Quando Arnolfo tradisce Ugo, e Reims si trova in assedio, Gerberto resta con il suo popolo, in assedio, pur potendo defilarsi da Arnolfo che aveva già paventato come nemico politico.

Quando Ugo Capeto prevale su Arnolfo, Gerberto insiste perché si rimuova il traditore Arnolfo e spinge Ugo a chiederlo al Papa Giovanni XV. Giovanni XV non risponde e Ugo convoca un concilio a St.-Basle nel 991. Arnolfo di Reims è difeso dal dotto Abbone di Fleury, ottimo canonista, che aveva insegnato a Ramsey in Inghilterra. Ma l’invettiva lanciata contro il comportamento della Santa Sede da Arnolfo, vescovo di Orléans, determina la sentenza contro Arnolfo di Reims. Il Concilio, senza il parere del Papa, depone Arnolfo e insedia Gerberto [22]. Per Papa Giovanni, Gerberto è un usurpatore e della stessa opinione sarà il suo successore Gregorio V, Brunone di Carinzia, cugino di Ottone III. Il legato pontificio Leone convoca prima i vescovi ad Aquisgrana per rivedere il processo, ma Ugo Capeto vieta loro la partecipazione. Poi Gerberto, contro il volere del re, si presenta nel Concilio indetto a Mouzon dove si astiene dalla comunione per un mese come segno di sottomissione in attesa della volontà del Papa.

In tutta questa oscura vicenda, Gerberto ha sempre desiderato chiarire con Roma la sua posizione, pur essendo convinto della malafede di Arnolfo, e ne ha accettato le conseguenze senza ribellarsi contro la Sede Apostolica [23].

Chiarita la sua posizione, nel 998 Gregorio V lo nomina arcivescovo di Ravenna, la seconda città d’Italia per importanza.
Da Reims a Ravenna, di R in R fino alla terza R, Roma, come dirà lo stesso Gerberto. Infatti il 18 febbraio 999 il giovane Gregorio V (27 o 29 anni) muore improvvisamente e Ottone III offre il Papato a Gerberto, che viene eletto il 2 aprile 999 con il nome di Silvestro II e incoronato il giorno di Pasqua, 9 aprile, in San Pietro.

Gli avvenimenti successivi vedono Gerberto perdonare e confermare da Papa il vescovo Arnolfo sulla cattedra di Reims [24] e porre Leone su quella di Ravenna. Ma la statura europea del Papa scienziato si manifesta nelle sue azioni in favore di vari monasteri e nell’istituzione delle Chiese nazionali di Ungheria e di Polonia.

È interessante la coincidenza, dopo mille anni, con l’ingresso nella Comunità Europea proprio di questi stati l’1/5/2004. Un’Europa che Gerberto e Ottone andavano fondando su una comune matrice cristiana e che ancora oggi il Papa venuto dalla diocesi fondata da Gerberto cerca di far respirare con entrambi i polmoni, quello dell’Ovest e quello dell’Est, dopo la caduta del muro di Berlino.

Il pontificato di Silvestro II ha visto un Papa deciso a essere Vescovo di Roma in autonomia dal potere dell’imperatore, cui era legato da tre decenni di rapporti personali con la famiglia imperiale, da Ottone I a Ottone III, e con l’imperatrice Adelaide, moglie di Ottone I, poi proclamata Santa da Urbano II; con Teofano moglie di Ottone II e madre di Ottone III. E indipendente anche dai giochi di potere della nobiltà romana che egli conosceva bene, avendo già frequentato la corte Papale dal 970 al 972, prima di andare a Reims.

Gerberto, ora Silvestro II, era un Papa straniero, il primo Papa francese. Ma fu un Papa vicino al suo popolo come pastore. Sotto di lui il Laterano riacquistò il suo ruolo centrale nella vita della diocesi di Roma e nel panorama politico italiano [25]. Il progetto di riforma dell’Impero romano in senso cristiano che Gerberto aveva maturato e fatto maturare nel giovane Ottone III si manifestava anche nel nome che Gerberto aveva scelto come Papa: Silvestro come San Silvestro, il Papa dei tempi di Costantino quando il cristianesimo acquistò la cittadinanza nell’impero e ne divenne il nuovo tessuto connettivo.

La morte di Ottone III a soli 22 anni lascia Gerberto una volta di più da solo contro tutti, come accadde vent’anni prima quando era abate di Bobbio con la morte di Ottone II, e quando morì l’arcivescovo di Reims Adalberone. Silvestro II, morì il 12 maggio 1003 e fu sepolto nella Basilica del Laterano, esattamente mille anni fa.

L’eredità scientifica di Papa Gerberto

È un’eredità impressionante quella lasciata da questo breve pontificato di soli quattro anni e dalla vita di Gerberto. Il suo deciso impulso alla matematica e alla sperimentazione scientifica costituiscono le basi sulle quali si edificherà l’intero edificio del sapere universitario e della scienza moderna.

Tre aspetti sono degni di nota:Gerberto era convinto che l’educazione doveva essere basata sulla scienza degli antichi greci, e che si doveva arrivare alla teologia soltanto dopo una solida e strutturata preparazione intellettuale, che includeva tutte le arti liberali e non soltanto il trivium. Il suo entusiasmo nell’insegnamento fa di lui uno dei grandi pedagoghi della storia dell’umanità. “Nel suo sforzo di adattare l’insegnamento allo studente anziché gli studenti all’insegnamento, Gerberto viene incluso tra i più grandi maestri della storia” [26] .

Con Gerberto, il lavoro pratico con i numeri acquista uno statuto simile all’aritmetica teorica. Grazie all’uso dell’abaco, che egli introdusse, e a quello delle cifre arabe, contribuì allo sviluppo di complesse operazioni aritmetiche.

Ai tempi di Gerberto, si introduce l’uso del monocordo nelle tecniche d’insegnamento del canto liturgico, una riforma che egli sostenne decisamente, perché conforme al suo metodo didattico. Fu anche il massimo esperto in organi del suo tempo.

Infine, Gerberto, sebbene non abbia fatto personalmente alcuna scoperta astronomica, introdusse l’astrolabio e l’astronomia degli arabi in Europa, grazie alla quale fu possibile lo sviluppo di questa scienza nei secoli posteriori. Gerberto, come scienziato, ha posto le basi per la nascita della scienza moderna.

Gerberto,l’Astronomia e la Musica

A Gerberto vengono attribuite l’invenzione dell’orologio a pendolo o quello meccanico, l’introduzione in Europa delle cifre arabe incluso lo zero, insieme con la capacità di costruire organi, astrolabi. Mancando criteri storici e il confronto con le realtà storiche a lui contemporanee, il vero e l’inverosimile sovente convivono assieme. Gli orologi meccanici appaiono in Europa tra il XIII e il XIV secolo, e le attribuzioni a Gerberto sono leggendarie. Qui esaminiamo quanto è noto su Gerberto in relazione con l’astronomia e la musica.

 

Nel trattato sulla Mensura Fistularum Gerberto riconduce alle proporzioni pitagoriche anche il fenomeno
della correzione di lunghezza per i tubi sonori rispetto al monocordo (Sigismondi, 2007 [51]).

 

Gerberto in Catalogna

Seguendo Richero di Reims [27], allievo e biografo di Gerberto, sappiamo che il conte Borrell II, venuto in pellegrinaggio presso la tomba di San Geraldo, il fondatore del monastero di Aurillac, invitò il monaco Gerberto a recarsi nel 967 con lui in Catalogna per approfondire gli studi nelle matematiche con Attone, il vescovo di Vich.

Studi sugli archivi di Vich suggeriscono che Gerberto deve essere andato altrove per attingere le informazioni sull’astronomia, poiché a Vich non c’erano molti testi. La vicina abbazia di Santa Maria di Ripoll conservava a quel tempo molti testi interessanti ed era un centro di scambio culturale tra il mondo arabo e il mondo cristiano, dove si effettuavano le prime traduzioni dei testi arabi.

Presso gli arabi esistevano le traduzioni di Tolomeo e le opere dei loro astronomi, come Al-Batenio, mentre nel mondo latino i testi in greco non erano più reperibili.Ademaro di Chabannes attribuisce a Gerberto addirittura un viaggio a Cordova, dove egli avrebbe potuto approfondire la sua conoscenza scientifica, anche a prezzo di abiurare la propria fede. Ademaro è il principale responsabile delle leggende nere su Gerberto [28], e purtroppo ancora oggi le sue dicerie circolano apocrife dovunque. Del resto a livello di opinione pubblica, ben plagiata dai media, ancora oggi, come mille anni or sono, l’ortodossia sembra inconciliabile con la conoscenza scientifica. Il problema si ripresenta sotto mentite spoglie.


Incisione su pietra del nome di Gerberto insieme a quello di Miro (Bonfill) ad Elna, nella Cattedrale. In origine era su un architrave, poi la pietra è andata a far parte dell’altare. La struttura di questa iscrizione suggerisce varie letture simboliche e criptate, nello stile in voga all’epoca di cui Gerberto era maestro (Flavio Nuvolone [49]).

L’Astronomia in Europa al tempo di Gerberto

Non solo influenze arabe nella formazione di Gerberto, ma anche la stessa regola di San Benedetto stabilisce orari precisi per la celebrazione delle ore canoniche [29].

Infatti prima di Gerberto in Astronomia, in Europa erano stati trattati problemi di Cronologia, in cui personaggi come Dionigi il piccolo (532) e Beda il Venerabile (725) avevano lavorato al fine di stabilire la data mobile della Pasqua univocamente per tutto l’orbe cattolico.
Inoltre gli orari per le preghiere monastiche venivano stabiliti dalla regola di San Benedetto e Gerberto, che era benedettino, li doveva conoscere molto bene, e forse ne era responsabile nel suo monastero ad Aurillac.

Esistevano vari metodi o strumenti per stabilire l’ora del giorno o della notte, e un testo di Gregorio di Tours sulle Stelle Fisse (573) era stato scritto per aiutare i monaci in questo compito.

Infine alcuni testi di Macrobio, Marziano Capella, Boezio erano sopravvissuti dall’età classica in molti esemplari. Con la graduale scomparsa del greco nel panorama culturale europeo scomparvero anche i testi classici come quelli di Tolomeo e Aristotele che riapparirono in Europa tradotti dall’arabo nel XII secolo.

Boezio aveva cercato di fissare in latino i testi principali delle 7 arti liberali, e tra queste opere aveva scritto anche de Institutione Musica, che Gerberto spiega a più riprese ai suoi allievi nelle lettere [30], e il de Astronomia, oggi perduto, ma che Gerberto stesso aveva rinvenuto in una sua trasferta a Mantova, mentre era abate di Bobbio [31]. Gerberto è stato giudicato anche il massimo bibliofilo del medioevo [32].

Gerberto astronomo

La lettera di Gerberto a Lupitus (Lopez) di Barcellona, datata 984 [33], ci mostra lo scolastico di Reims desideroso di seguire gli sviluppi in Catalogna delle conoscenze dell’astronomia araba. “Bubnov scoprì nella Bibliothèque Nationale de Paris il frammento di un trattato sull’astro­nomia tradotto e adattato da fonti arabe: Duhem [34] ritiene che l’autore di un trattato pervenuto integro fino a noi, il Liber de astrolabio, si sia servito appunto di tale frammento per comporre la sua opera, e formula l’ipotesi che possa trattarsi d’un frammento del trattato richiesto da Gerberto a Lopez. L’attribuzione del Liber de astrolabio a Gerberto non è incontestabile, ma Duhem la considera quasi certa” [35]. Passata l’epoca in cui si smontavano sistematicamente i grandi personaggi storici, oggi gli studiosi hanno accettato che Gerberto sia stato l’autore di questo trattato [36].

Gerberto scrisse anche un altro trattato, Sul calcolo con l’abaco, derivato anch’esso da fonti arabe. Gerberto riscosse la devota ammirazione dei suoi contemporanei grazie agli strumenti astronomici che aveva acquistato in Spagna e alla sua conoscenza della matematica e della scienza. Secondo Duhem, servendosi di fonti arabe per il suo libro sull’astrolabio egli creò una nuova moda. Durante l’undicesimo secolo apparvero parecchi trattati latini sugli strumenti astronomici, che seguivano fedelmente modelli arabi. Un imitatore di Gerberto che merita di essere ricordato, secondo Duhem, fu Hermann di Reichenau (1013-54), che scrisse sull’astrolabio e sull’abaco.

Bisogna rammentare inoltre, di passaggio, la trattazione sull’astrolabio di Ugo di San Vittore (m. 1141), che ne discute gli usi nei primi capitoli della parte pratica della sua Pratica geometriae [37]. Gerberto fu famoso anche per la quantità di manoscritti che si procurò per la sua biblioteca: è stato detto di lui che fu il maggior collezionista di libri del Medioevo. La sua raccolta comprendeva una copia della traduzione dell’Introduzione all’Aritmetica di Nicomaco eseguita da Boezio, e la cosiddetta “Geometria di Boezio”, una compilazione del secolo XI che rispecchia solo vagamente l’opera autentica andata perduta. Il libro sulla Geometria scritto da Gerberto dimostra una notevole familiarità con la traduzione di Boezio dell’Introduzione nicomachea, ma è così diversa dagli Elementi di Euclide che l’autore non può aver conosciuto quest’opera nella forma boeziana.” [38]

Gerberto, scrivendo ad Adelboldo sull’area del triangolo equilatero, mostra come alla precisione della geometria
euclidea si associasse, nel mondo medievale, sempre un senso pratico e didattico. I quadrati nella figura di destra ricoprono meglio l’area del triangolo rispetto ai cerchi, e Gerberto scelse, a due livelli di approssimazione, con due 13/15 o una sola cifra 6/7, la coppia di numeri interi che originasse la frazione più prossima al valore esatto. Questo in un’epoca in cui il valore pratico del pi greco era assunto come 22/7, ovvero 3+1/7, la Santissima Trinità
ed il settimo giorno della Creazione (Paolo Rossi, [53]).

La “mini-rinascenza” della fine del X secolo [39] ha il suo apice negli anni successivi alla permanenza di Gerberto in quelle terre. Tuttavia Gerberto ne era al corrente anche da Reims, ciò che dimostra come la rete di comunicazione scientifica fosse efficiente anche nei presunti secoli bui.

Un altro pregiudizio da evitare nell’accostarci a figure così lontane nel tempo è quello di ritenere le nostre argomentazioni come gli unici sprazzi di luce in una realtà che incombesse imponderabile su inermi protagonisti. Mai come in Gerberto vediamo un uomo attivo a livello europeo sul piano ecclesiale, diplomatico e scientifico, e quando questi fu eletto Papa, la sua fama era già universale, tanto che nei documenti ufficiali si firmava Silvestro, Gerberto, Vescovo Romano [40], oppure Silvestro, che è anche Papa Gerberto [41].

Anche da Papa, Gerberto si rivolse ancora al mondo catalano [42].

L’epitaffio di Gerberto a S. Giovanni in Laterano

Gerberto musico

Gerberto era anche il massimo esperto di organi e di organaria del secolo X, l’attribuzione del trattato de Mensura fistularum è stata provata solo nel 1970, ma ancor oggi questo concetto non è ancora entrato nei manuali di storia della musica. Diversi organi erano attribuiti a lui.Klaus Jurgen Sachs [43] ha trovato nella biblioteca di Madrid un manoscritto [44] più antico di quello della biblioteca Vaticana, dove invece l’opera era attribuita a Bernellino, e così pubblicata da Gerbert Martin nel 1784 nel suo Scriptores Ecclesiastici de Musica Sacra. Nel manoscritto di Madrid l’attribuzione è a erberto, che era stato riconosciuto come esperto senza eguali in musica e organo anche da Papa Giovanni XIII oltre che dai suoi allievi che lo continuano a interpellare in questioni di musica teoriche e pratiche. Alla corte di Ottone III, nella cappella imperiale, Gerberto si occupò di musica [45].

Per l’astronomia abbiamo una lettera [46] inviata a Costantino di Fleury dove descrive la costruzione della sfera ruotante, per uso didattico, che replica il comportamento della sfera delle stelle fisse.L’esistenza di un trattato sulla Musica, di quello de Utilitatibus Astrolabii, di quello sulla Geometria ci testimoniano un docente che, pur tra i suoi numerosi impegni diplomatici ed ecclesiastici, ha provveduto a scrivere dei testi per i suoi studenti, e non solo risposte brevi su lettera a precise domande.

Gerberto è rimasto celebre per la sua brevità, e il carattere diretto delle sue lettere, nonostante fosse il più famoso retore del suo tempo.

In un’altra lettera Gerberto presenta le zone climatiche della terra [47]: un argomento di geografia diremmo noi oggi, ma allora questo tipo di geografia era astronomica. A ogni zona climatica corrisponde un valore della lunghezza del giorno più lungo dell’anno.

Nel corso di questo intervento ho mostrato in stile gerbertiano l’effetto del moto dei cieli mediante un laser agganciato
ad una  montatura equatoriale del telescopio.

La grande novità introdotta dal docente Gerberto d’Aurillac fu quella di mettere in mano agli studenti degli strumenti così che essi potessero toccare con mano la nozione che stavano studiando e lo stesso Richero di Reims, allievo di Gerberto, dichiarò che in questo modo il funzionamento della sfera celeste restò loro impresso in modo indelebile [48].

Conclusioni

Il ruolo chiave di Gerberto nella storia dell’astronomia con l’introduzione dell’astrolabio in Europa, sarebbe sufficiente di per sé a giustificare la riproposizione al mondo scientifico della figura di Silvestro II nel millenario della morte.

Gerberto incarna l’unità dell’uomo medievale in cui fede, scienza, politica e vita componevano un’armonia mirabile, che si rifletteva anche nelle espressioni artistiche. 

Firma di Gerberto ritrovata su un manoscritto di Bobbio. Gerberto è stato anche filosofo, per Ottone III ha scritto un tratto “De Rationale et ratione uti” che tratta del problema ancora attualissimo se è essere razionale solo chi usa ragione o anche chi, come nel sonno, non esercita questa facoltà. Questo tema può essere ristudiato nel testo di Fabio Sigismondi (2007)[50] ed applicato alle questioni bioetiche sui pazienti in coma che oggi sono tanto dibattute.

 La straordinaria storia di quest’uomo che la Provvidenza a chiamato a guidare la “Barca di Pietro” dopo che si era occupato appassionatamente di ogni scienza, in primis dell’astronomia, ha ancora molto da dire all’uomo del terzo millennio: un uomo minacciato continuamente dalla frammentarietà dei saperi e del linguaggio dei media.

Gli studi medievali si sono giovati grandemente della figura di Gerberto per ricostruire il periodo del X secolo, così povero di fonti. La storia della scienza e della tecnica vede sempre più in Gerberto una figura chiave per descrivere il primo incontro tra il mondo arabo e quello cristiano sul piano culturale, così come il massimo sviluppo della scienza latina medievale nel campo della musica. A questa giornata del millenario gerbertiano sono seguiti un convegno nella Biblioteca Casanatense il 12 maggio 2004 con la mostra Quadraturae Siderales, uno in Santa Maria degli Angeli sempre il 12 maggio 2005, nel Duomo di Milano nel 2006, ai Musei Capitolini nel 2007 e alla Università “La Sapienza” nel 2008. L’anno mondiale dell’Astronomia è stato inaugurato dall’Angelus astronomico di Papa Benedetto XVI in cui Silvestro II, di venerata memoria è stato ricordato come docente di astronomia. 

È in corso la mostra Sphaera Mundi in Casanatense ed il 12 maggio 2009 una nuova manifestazione gerbertiana avrà luogo nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma presso lo grande meridiana voluta dal Papa Clemente XI.

Note e Bibiografia

[1] Ad Aurillac sono stati tenuti due simposi su Gerberto: nel 1996 (Charbonnel-Iung éd. Gerbert l’Européen, Actes du colloque d’Aurillac, mémoire de la société –La haute Auvergne 3, Aurillac 1997) e 1999 (Gerbert Moine, Eveque et Pape: d’un millenaire à l’autre, Actes des Journées d’études, Aurillac 9-10 Avril 1999, Aurillac 2000), quest’ultimo da me inaugurato, e due a Bobbio nel 1983 (M. Tosi ed. Gerberto. Scienza, Storia e Mito. Atti del
Gerberti Symposium -Bobbio 25-27 Luglio 1983, Archivum Bobiense Studia II- Bobbio 1985) e nel 2000 (F. G. Nuvolone ed. Gerberto d’Aurillac da Abate di Bobbio a Papa dell’Anno 1000, Atti del congresso internazionale, Archivum Bobiense Studia IV- Bobbio 2001).

[2] Le lettere sono state rinvenute in diversi manoscritti nelle biblioteche europee e sono state studiate in particolare da Nicolaj Bubnov a cavallo tra otto e novecento, pubblicate da Julien Havet in francese nel 1889; riedite in inglese dalla Harriet Pratt Lattin nel 1961 (The Letters of Gerbert with his Papal privileges as Sylvester II. Translated with an Introduction by Harriet Pratt Lattin, Columbia University Press, New York, 1961).

[3] L’edizione francese delle lettere è stata curata da Pierre Riché e Jean Pierre Callu nel 1993 (Gerbert d’Aurillac, Correspondance I-II, Les Classiques de l’Histoire de France 35-36, Paris 1993).

[4] La biografia in francese è di Pierre Riché, Gerbert d’Aurillac, le Pape de l’an mil, Paris 1987, tradotta in italiano dalle edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1988. La Pratt Lattin aveva pubblicato anche la biografia The Peasant Boy Who Became Pope: Story of Gerbert. New York 1951, tradotta in tedesco da Wolf-Ruediger Stechele col titolo Vom Hirtenjungen zum Papst, Aschaffenburg 1959.

[5] Passata l’epoca in cui si smontavano sistematicamente i grandi personaggi storici, oggi gli studiosi hanno accettato che Gerberto sia stato l’autore di questo trattato (Uta Lindgren, “Représentatn de l’age obscur ou à l’aube d’un essor? Gerbert et les Arts Liberaux” in “Gerberto d’Aurillac da Abate di Bobbio a Papa dell’Anno 1000” Atti del Congresso Internazionale Bobbio, 28-30 Settembre 2000, editi da F. G. Nuvolone.

[6] Klaus Jurgen Sachs (“Mensura Fistularum”, Die Mensurierung der Orgelpfeifen im Mittelalter, Stuttgart 1970) ha trovato nella biblioteca di Madrid (Biblioteca Nacional, Ms 9088, f. 125-128) un manoscritto più antico di quello della biblioteca Vaticana, dove invece l’opera era attribuita a Bernellino, e così pubblicata da Gerbert Martin nel 1784 nel suo Scriptores Ecclesiastici de Musica Sacra. Nel manoscritto di Madrid l’attribuzione è a Gerberto, che era stato riconosciuto come esperto senza eguali in musica e organo anche da Papa Giovanni XIII oltre che dai suoi allievi che lo continuano ad interpellare in questioni di musica teoriche e pratiche. Alla corte di Ottone III, nella cappella imperiale, Gerberto si occupò di musica (Pratt Lattin op. cit., p. 16).

[7] André Duchesne, Historiae Francorum Scriptores.

[8] Flavio G. Nuvolone, Gerberto d’Aurillac-Silvestro II visto da Ademaro di Chabannes, in F. G. Nuvolone ed. op. cit. 2001 p. 599-657. Si veda anche Huguette Taviani-Carozzi, An Mil et Millénarisme: le Chronicon d’Adémar de Chabannes, ibidem 779 -821.

[9] Willelmi Malmesburiensis monachi De Gestis Regum Anglorum Libri Quinque (W. Stubbs ed. in Rerum Britannicarum Scriptores, Roll Series 90, vol. I London 1887, p.203=2, 172). Si veda Flavio G. Nuvolone, Gerberto d’Aurillac-Silvestro II visto da Ademaro di Chabannes, in F. G. Nuvolone ed. op. cit. 2001 p. 631 n. 69.

[10] De Basilica et Patriarchio Lateranensi Libri Quattuor ad Alexandrum VII Pont. Max, autore Cesare Raspono Eiusdem Basilicae Canonico, Romae: typis Ignatii de Lazzeris. MDCLVI.

[11] Si veda anche Philippe du Plessis Mornay, Le Mistère d’iniquité, c’est-à-dire l’histoire de la Papauté. Per quels progretz elle est montée a ce comble, et quelles oppositions les gens de bien luy ont faict de temps en temps…, Saumur, T. Portau, 1611. Egli accusa Gerberto perfino di magia nera, per avallare la sua tesi che il pontificato di Silvestro II era una tappa del trionfo dell’anticristo.

[12] È du Plessis Mornay (cfr. nota precedente) che nota questo passaggio negli Annali Ecclesiastici del Cardinale Baronio, cfr. Bernard Dompnier, Les Controversies Protestants et Gerbert (XVI-XVII Siècles) in Charbonnel-Iung éd. op. cit. 1997, p.338.

[13] Pierre Riché, Gerbert l’Européen, in Charbonnel et Iung éd. (1997), op. cit., p. 29.

[14] Christian Lauranson-Rosaz, Entre Deux Mondes: L’Auvergne de Gerbert, in Charbonnel et Iung éd. (1997), op. cit., p. 37.

[15] Cfr. Michel Zimmermann, La Catalogne de Gerbert, in Gerbert l’Européen, Charbonnel et Iung éd. (1997), op. cit., p. 86.

[16] Cfr. T. S. Kuhn, La Rivoluzione Copernicana, l’Astronomia Planetaria nello Sviluppo del Pensiero Occidentale, Einaudi, Torino 1972.

[17] Cfr. Lettera 15 del 22 giugno 983, numerazioni dell’edizione in inglese dalla Harriet Pratt Lattin nel 1961 (The Letters of Gerbert with his Papal privileges as Sylvester II. Translated with an Introduction by Harriet Pratt Lattin, Columbia University Press, New York, 1961).

[18] Pierre Riché, Sylvester II, in The Papacy, an Encyclopedia, Philippe Levillain ed., Routledge, New York, London.

[19] E.g. Lettera 161, in Pratt Lattin op. cit. 1961.

[20] Cfr. Lettera 26, ibidem, dove richiama la regola di San Benedetto ai suoi monaci di Bobbio.

[21] Cfr. Lettera 163, ibidem.

[22] Cfr. Lettera 201 a Wilderode vescovo di Strasburgo sull’intera questione di Arnolfo di Reims.

[23] Cfr. Lettera 199 a Giovanni XV dove Gerberto protesta per il trattamento ricevuto, pur riconoscendo l’autorità apostolica.

[24] Cfr. Lettera 244.

[25] Giuseppe de Spirito, Silvestro II ed il Laterano o dell’Epitaffio di Gerbertto d’Aurillac in relazione ad altre iscrizioni lateranensi, in F. G. Nuvolone op. cit. 2001, p. 727-777.

[26] Cfr. Pratt Lattin, The Letters of Gerbert, p. 18.

[27] Richero, Historia Francorum 888-995, edito e tradotto da R. Latouche, Voll. I, II. Paris 1930, 1937. Les Classiques de l’histoire ded France au moyen age. Il testo in Latino è presente anche nella Patrologia Latina 138, 9-170.

[28] Si veda per esempio: Flavio G. Nuvolone, Gerberto d’Aurillac-Silvestro II visto da Ademaro di Chabannes, in F. G. Nuvolone ed. op. cit. 2001 p. 599-657. Si veda anche Huguette Taviani-Carozzi, An Mil et Millénarisme: le Chronicon d’Adémar de Chabannes, ibidem 779 -821.

[29] Cfr. S. Benedetto da Norcia, Regola, Padri Benedettini di Subiaco, Subiaco 2001, capitoli 8 e 47.

[30] Lettera 4 e Lettera 5 entrambe a Costantino di Fleury.

[31] Lettera 15 all’Arcivescovo Adalberone di Reims.

[32] Vedasi M. Oldoni, Silvestro II, Enciclopedia dei Papi, Treccani vol. II 2000, e W. H. Stahl op. cit. p. 316.

[33] Lettera 32.

[34] P. Duhem, Le Système du Monde, Paris 1913-1959, vol. III pp. 164-5.

[35] W. H. Stahl, La Scienza dei Romani, Laterza, Bari 1974 pp. 315-6.

[36] Uta Lindgren, “Représentation de l’age obscur ou à l’aube d’un essor? Gerbert et les Arts Liberaux” in “Gerberto d’Aurillac da Abate di
Bobbio a Papa dell’Anno 1000” Atti del Congresso Internazionale Bobbio, 28-30 Settembre 2000, editi da F. G. Nuvolone.

[37] Nel capitolo 42 ipotizza la possibilità di determinare la distanza del Sole per mezzo di osservazioni effettuate da due punti notevolmente distanti: si tratta di un procedimento greco-arabo. Ma poi Ugo di San Vittore include la puerile discussione sulle dimensioni dell’orbita solare e sulle grandezze relative della Terra e del Sole.

[38] W. H. Stahl, La Scienza dei Romani, Laterza, Bari 1974 pp. 315-6.

[39] Cfr. Michel Zimmermann, La Catalogne de Gerbert, in Gerbert l’Européen, Charbonnel-Iung Éd., Actes du colloque d’Aurillac, mémoire de la société – La haute Auvergne 3, Aurillac 1997, p. 86.

[40] Lettera 251.

[41] Lettera 264.

[42] Lettera 255.

[43] “Mensura Fistularum”, Die Mensurierung der Orgelpfeifen im Mittelalter, Stuttgart 1970

[44] Biblioteca Nacional, Ms 9088, f. 125-128

[45] Pratt Lattin op. cit., p. 16.

[46] Lettera 2.

[47] Lettera 161, al Frate Adamo.

[48] “Il calcolo di questo strumento era così accurato che con il suo diametro [asse] puntato al polo e il suo semicerchio [equatore] rivolto verso il cielo, i cerchi [celesti] sconosciuti venivano portati alla luce e stampati profondamente nella memoria.” Richero, Historia Francorum, III, 51.

[49] Costantino Sigismondi ed., Cvulmina Romvlea, Fede e Scienza in Gerberto Papa Filosofo, Università Pontificia Regina Apostolorum, 2008.

[50] Fabio Sigismondi, Gerberto d’Aurillac, il trattato De Rationali et Ratione Uti e la la Logica del X secolo, Università Pontificia Regina Apostolorum, 2007.

[51] Costantino Sigismondi, Gerberto e la Misura delle Canne d’Organo, Archivum Bobiense 29 355-396, 2007.

[52] Costantino Sigismondi, La Sfera da Gerberto al Sacrobosco, Università Pontificia Regina Apostolorum, 2008.

[53]  Costantino Sigismondi ed.,  Gerbertus qui et Silvester Musico Astronomo Logico e Papa, Università Pontificia Regina Apostolorum, 2009 (in stampa).

Gerberto docente, nella chiesa di S. Maria in Organo presso Verona. Nell’atteggiamento di insegnare, come è stato ricordato dal S. Padre Benedetto XVI. Gerberto, caposcuola della scuola cattedrale di Reims, era il più famoso docente dell’Europa del suo tempo.

* Professore incaricato di Storia dell’Astronomia nell’Università di Roma “La Sapienza”