Mario Di Martino, La Stampa, Tuttoscienze, 4 dicembre 2008
Marte è oggi un mondo freddo e asciutto, circondato da una sottile atmosfera di anidride carbonica. Nessun fiume, lago o oceano. Tuttavia, esistono evidenze che, nel passato, il pianeta fosse molto differente.
Le immagini ottenute dalle numerose sonde che hanno ripreso ogni angolo della superficie del Pianeta Rosso mostrano chiaramente le tracce lasciate in passato dallo scorrere dell’acqua. E proprio la presenza di acqua su Marte – il pianeta che per condizioni è il più simile alla Terra – è materia di estremo interesse, in quanto legata alla possibilità dello sviluppo di qualche forma di vita. Si sa che un radicale cambiamento, di natura ancora ignota, delle condizioni dell’atmosfera ha reso Marte molto più secco, creando condizioni che non permettono più la permanenza di acqua allo stato liquido sulla sua superficie. L’acqua, però, è ancora presente in quantità nel sottosuolo, intrappolata in uno spesso strato di terreno ghiacciato – il permafrost – e recenti osservazioni mostrano che, in tempi recenti e in alcune zone, il permafrost si è sciolto, dando vita a brevi ed effimeri corsi d’acqua.
Marte è oggi un mondo freddo e asciutto, circondato da una sottile atmosfera di anidride carbonica. Nessun fiume, lago o oceano. Tuttavia, esistono evidenze che, nel passato, il pianeta fosse molto differente.
Le immagini ottenute dalle numerose sonde che hanno ripreso ogni angolo della superficie del Pianeta Rosso mostrano chiaramente le tracce lasciate in passato dallo scorrere dell’acqua. E proprio la presenza di acqua su Marte – il pianeta che per condizioni è il più simile alla Terra – è materia di estremo interesse, in quanto legata alla possibilità dello sviluppo di qualche forma di vita. Si sa che un radicale cambiamento, di natura ancora ignota, delle condizioni dell’atmosfera ha reso Marte molto più secco, creando condizioni che non permettono più la permanenza di acqua allo stato liquido sulla sua superficie. L’acqua, però, è ancora presente in quantità nel sottosuolo, intrappolata in uno spesso strato di terreno ghiacciato – il permafrost – e recenti osservazioni mostrano che, in tempi recenti e in alcune zone, il permafrost si è sciolto, dando vita a brevi ed effimeri corsi d’acqua.
L’entusiasmo diffuso
Nonostante questi chiari segni che provano l’esistenza di ghiaccio, è stato grande l’entusiasmo del mondo scientifico alla notizia della scoperta di vasti ghiacciai a medie latitudini, la cui esistenza era sospettata già da tempo. Soltanto oggi, finalmente, il sospetto è stato pienamente confermato dai dati raccolti da uno speciale radar, di concezione e progettazione tutta italiana: è lo «Sharad» – Shallow Subsurface Radar – in grado di penetrare nel sottosuolo e che si trova a bordo della sonda della Nasa «Mars Reconnaissance Orbiter », da oltre 2 anni in orbita attorno al Pianeta Rosso.
I ghiacciai sono stati scoperti nella regione di Hellas, nell’emisfero meridionale del pianeta, tra 30° e i 60° di latitudine, ma sembra che simili formazioni siano presenti alle stesse latitudini anche nell’ emisfero settentrionale. Questi enormi depositi di ghiaccio sono ricoperti da uno strato di detriti rocciosi, hanno uno spessore di circa 800 metri e, secondo le stime preliminari, contengono almeno 28 mila km3 di acqua, che, se si sciogliesse, ricoprirebbe tutto il pianeta con uno spessore di circa 20 centimetri. Si estendono per decine di chilometri dai picchi delle montagne circostanti e assomigliano da vicino ai ghiacciai antartici, anch’ essi ricoperti da detriti rocciosi.
Dal conteggio dei crateri da impatto presenti in questa regione si stima che la sua età sia di almeno 100 milioni di anni. Si tratterebbe, quindi, delle vestigia di grandi distese di ghiaccio, che in passato ricoprivano aree del Pianeta Rosso, forse durante un’era glaciale che lo interessò in quell’epoca. Un’altra ipotesi è che, a causa delle periodiche oscillazioni a cui va soggetto l’asse di rotazione di Marte, la regione in cui sono stati scoperti questi ghiacciai sotterranei si trovasse, in un lontano passato, in corrispondenza di uno dei poli.
Nonostante questi chiari segni che provano l’esistenza di ghiaccio, è stato grande l’entusiasmo del mondo scientifico alla notizia della scoperta di vasti ghiacciai a medie latitudini, la cui esistenza era sospettata già da tempo. Soltanto oggi, finalmente, il sospetto è stato pienamente confermato dai dati raccolti da uno speciale radar, di concezione e progettazione tutta italiana: è lo «Sharad» – Shallow Subsurface Radar – in grado di penetrare nel sottosuolo e che si trova a bordo della sonda della Nasa «Mars Reconnaissance Orbiter », da oltre 2 anni in orbita attorno al Pianeta Rosso.
I ghiacciai sono stati scoperti nella regione di Hellas, nell’emisfero meridionale del pianeta, tra 30° e i 60° di latitudine, ma sembra che simili formazioni siano presenti alle stesse latitudini anche nell’ emisfero settentrionale. Questi enormi depositi di ghiaccio sono ricoperti da uno strato di detriti rocciosi, hanno uno spessore di circa 800 metri e, secondo le stime preliminari, contengono almeno 28 mila km3 di acqua, che, se si sciogliesse, ricoprirebbe tutto il pianeta con uno spessore di circa 20 centimetri. Si estendono per decine di chilometri dai picchi delle montagne circostanti e assomigliano da vicino ai ghiacciai antartici, anch’ essi ricoperti da detriti rocciosi.
Dal conteggio dei crateri da impatto presenti in questa regione si stima che la sua età sia di almeno 100 milioni di anni. Si tratterebbe, quindi, delle vestigia di grandi distese di ghiaccio, che in passato ricoprivano aree del Pianeta Rosso, forse durante un’era glaciale che lo interessò in quell’epoca. Un’altra ipotesi è che, a causa delle periodiche oscillazioni a cui va soggetto l’asse di rotazione di Marte, la regione in cui sono stati scoperti questi ghiacciai sotterranei si trovasse, in un lontano passato, in corrispondenza di uno dei poli.
Il materiale inerte
Il ghiaccio ha potuto conservarsi per un tempo così lungo perché è ricoperto da uno strato di frammenti rocciosi e terriccio, che lo proteggono, impedendone la sublimazione. Attualmente, infatti, se sulla superficie di Marte esistesse del ghiaccio esposto, questo si trasformerebbe in vapore in breve tempo. Gli echi radar ricevuti da «Sharad» indicano che i segnali radio inviati dallo strumento hanno attraversato uno strato di materiale inerte e sono stati riflessi ad una certa profondità senza perdere molta della loro intensità, indicando che lo strato di materiale che ricopre il ghiaccio è abbastanza sottile, forse solo di qualche metro di spessore. L’analisi degli echi radar mostra inoltre che nel ghiaccio non è presente una quantità significativa di detriti rocciosi: si tratterebbe quindi di ghiaccio relativamente puro.
Questi ghiacciai, che al momento costituiscono i più grandi depositi di acqua marziana al di fuori delle regioni polari, potrebbero risultare utili per le future missioni umane e per le ricerche di eventuali tracce di attività biologica. L’area, infatti, è adatta all’atterraggio di «landers» e i futuri colonizzatori di Marte sarebbero favoriti dalla presenza di acqua da usare come fonte di approvvigionamento e come propellente per i razzi. Inoltre, nei ghiacci in prossimità dell’equatore esistono maggiori probabilità che si possano essere conservate tracce di eventuali forme di vita rispetto a quelli delle zone polari. Alle medie latitudini, infatti, le temperature estive sono simili a quelle dell’Antartide, con almeno +4-5 °C di giorno e -30 °C di notte.
Questa importante scoperta è in grandissima parte frutto della ricerca italiana, la quale, nonostante venga continuamente bistrattata, con tagli di fondi e personale, ottiene molto spesso risultati di eccellenza riconosciuti a livello internazionale.
Il ghiaccio ha potuto conservarsi per un tempo così lungo perché è ricoperto da uno strato di frammenti rocciosi e terriccio, che lo proteggono, impedendone la sublimazione. Attualmente, infatti, se sulla superficie di Marte esistesse del ghiaccio esposto, questo si trasformerebbe in vapore in breve tempo. Gli echi radar ricevuti da «Sharad» indicano che i segnali radio inviati dallo strumento hanno attraversato uno strato di materiale inerte e sono stati riflessi ad una certa profondità senza perdere molta della loro intensità, indicando che lo strato di materiale che ricopre il ghiaccio è abbastanza sottile, forse solo di qualche metro di spessore. L’analisi degli echi radar mostra inoltre che nel ghiaccio non è presente una quantità significativa di detriti rocciosi: si tratterebbe quindi di ghiaccio relativamente puro.
Questi ghiacciai, che al momento costituiscono i più grandi depositi di acqua marziana al di fuori delle regioni polari, potrebbero risultare utili per le future missioni umane e per le ricerche di eventuali tracce di attività biologica. L’area, infatti, è adatta all’atterraggio di «landers» e i futuri colonizzatori di Marte sarebbero favoriti dalla presenza di acqua da usare come fonte di approvvigionamento e come propellente per i razzi. Inoltre, nei ghiacci in prossimità dell’equatore esistono maggiori probabilità che si possano essere conservate tracce di eventuali forme di vita rispetto a quelli delle zone polari. Alle medie latitudini, infatti, le temperature estive sono simili a quelle dell’Antartide, con almeno +4-5 °C di giorno e -30 °C di notte.
Questa importante scoperta è in grandissima parte frutto della ricerca italiana, la quale, nonostante venga continuamente bistrattata, con tagli di fondi e personale, ottiene molto spesso risultati di eccellenza riconosciuti a livello internazionale.