“Fasci di ioni contro i tumori”

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

Intervista a Ugo Amaldi
Antonella Del Rosso, Tuttoscienze, 19 novembre  2008

Atomi, ioni, fasci di particelle sparate alla velocità della luce contro corpi umani: sembra una scena da «Guerre Stellari» e, invece, è uno dei trattamenti più promettenti per tumori finora incurabili. Si chiama «adroterapia » e consiste nell’utilizzare le particelle per colpire e «bruciare» i tumori profondi e situati in prossimità di organi vitali.
Nata direttamente dalle tecniche di accelerazione delle particelle per la ricerca fondamentale, l’adroterapia richiede strutture sofisticate e competenze molto specialistiche. Ugo Amaldi è il padre fondatore dell’adroterapia italiana. Dopo aver passato molti anni al Cern di Ginevra a cercare le risposte ai misteri più profondi dell’Universo, nel ‘93 il professore e la Fondazione Tera (Fondazione per la Radioterapia con Adroni) da lui creata iniziarono un percorso che nel 2001 ha portato all’approvazione da parte del ministero della Salute del progetto del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO).
La costruzione del Centro, che sta nascendo in prossimità del Policlinico San Matteo di Pavia, è stata affidata alla Fondazione CNAO ed è finanziata soprattutto con fondi del ministero della Salute. Oltre alle strutture ospedaliere in cui verranno effettuati i trattamenti, si prevede anche la realizzazione di una struttura dedicata alla ricerca e alla radiobiologica. Al progetto contribuiscono molti istituti e università, italiani e stranieri, oltre al Cern. Il contributo più importante in mezzi e personale è fornito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che assicura anche la co-direzione tecnica.
Gli scienziati e tecnici che lavorano alla costruzione del CNAO hanno terminato proprio in questi giorni al Cern la fase di test dei magneti utilizzati per guidare i fasci di particelle nella fase di accelerazione. Una volta raggiunta l’energia necessaria, le particelle verrano guidate da altri magneti verso le tre sale di trattamento dei pazienti.
La radioterapia che si utilizza oggi in Italia su 120 mila pazienti ogni anno impiega raggi X prodotti da elettroni accelerati da campi elettrici. Tuttavia, i raggi X depositano la loro energia lungo tutto il percorso nel corpo del paziente e, in alcuni casi, non è possibile evitare l’irradiamento degli organi sani circostanti. Al contrario, i protoni e gli ioni carbonio che saranno accelerati nelle strutture del CNAO, seppur tecnicamente molto più difficili da maneggiare, depositano l’energia in modo più localizzato. In particolare, gli ioni carbonio permettono il trattamento dei tumori che non possono essere controllati né con raggi X né con protoni. Il sincrotrone, cuore del CNAO, ha un diametro di 25 metri e accelererà gli ioni carbonio fino a 4.800 MeV, permettendo così di irradiare, in circa due minuti, tumori anche profondi con precisione millimetrica.
Professor Amaldi, come mai si è dovuto aspettare fino ad oggi per realizzare un centro adroterapico di eccellenza in Italia?
«La realizzazione del Centro arriva a conclusione di un iter lunghissimo, perché lunga è la sperimentazione e lunghi sono stati anche i tempi di approvazione dei finanziamenti ministeriali. Il primo finanziamento ministeriale è arrivato soltanto nel 2002. Tuttavia, seppure in ritardo rispetto ad altri centri di adroterapia sparsi nel mondo, il CNAO utilizzerà tecniche innovative ed originali, che oggi sono state riprese da altri centri adroterapici in costruzione, per esempio in Austria».
Per quali tumori e per quante persone sarà utile un centro di questo tipo?
«L’adroterapia è stata utile finora a 60 mila pazienti nel mondo. Si stima che in Italia ogni anno potrebbero beneficiarne circa 15 mila persone. In un suo recente rapporto l’Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica (AIRO) indica che, sui circa 120 mila pazienti trattati in Italia con raggi X di alta energia ogni anno, circa 1000 (l’1%) dovrebbero essere trattati senza dubbio con protoni (pazienti appartenenti alla «categoria A»), mentre 12 mila (l’11%) trarrebbero profitto dalla terapia con protoni (è la «categoria B») e circa 3600 (il 3%) si potrebbero avvantaggiare della terapia con ioni carbonio. Le esperienze di Giappone e Germania hanno dimostrato un’efficacia terapeutica degli ioni carbonio anche nel trattamento di tumori a grande diffusione e attualmente a scarsa possibilità terapeutica, come i tumori al polmone».
Quali sono gli altri centri adroterapici presenti in Italia?
«Al momento nel nostro Paese esiste soltanto un centro a Catania. Qui, nel 2001, i Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN hanno messo in funzione un fascio di protoni capace di penetrare nei tessuti per circa 3 centimetri. Questo permette un trattamento molto efficace di melanomi oculari e di altri tumori poco profondi. L’AIRO ha stimato che per rispondere alle esigenze di tutti i malati italiani sarebbero necessari dai 4 ai 5 centri di protonterapia, dislocati lungo l’intero Paese, e almeno un centro nazionale di eccellenza per ioni carbonio, che è quello in fase di costruzione a Pavia. È noto che le infrastrutture per fare protonterapia si possono ormai “comprare”: e, infatti, quest’anno la Provincia di Trento ha ordinato alla ditta belga IBA il primo centro di protonterapia italiano, che dovrebbe entrare in funzione tra tre anni».
L’adroterapia deve molto alla ricerca fondamentale e agli studi con gli acceleratori di particelle: c’è bisogno di altre dimostrazioni che non si possono fare tagli indiscriminati ai laboratori?
«L’adroterapia è un’eccellente dimostrazione di come la ricerca di base, nel caso particolare quella sulle particelle fondamentali, consenta delle ricadute applicative in grado di migliorare la vita di tutti noi. Inoltre, costituisce un buon esempio dell’eccellenza della ricerca italiana in Europa. Naturalmente, ciò è vero non solo in fisica fondamentale e in oncologia, ma in molti altri campi come la biologia molecolare. Una ragione in più per sostenere la ricerca e i ricercatori nel nostro Paese».