Maria Antonietta Calabrò, 1 novembre 2008, Il Corriere della Sera
Papa Ratzinger cita Galileo davanti al più illustre astrofisico vivente, il britannico Stephen Hawking, venuto a Roma per partecipare a tre giorni di lavori della Pontificia Accademia delle Scienze. E così trova un nuovo inizio, nell’uomo simbolo della scienza moderna, Galileo appunto, il dialogo tra scienza e fede. Un colloquio mai interrotto, ma che recentemente era stato attraversato dalle correnti parascientifiche e new age del «creazionismo» e del cosiddetto «disegno intelligente». Lo stesso giornale della Santa Sede, l’ Osservatore Romano, insieme alla foto in prima pagina di Benedetto XVI che legge sul computer con il quale Hawking – affetto da sclerosi laterale amiotrofica (la stessa malattia di Welby) – scrive per comunicare, pubblica un commento dell’antropologo Fiorenzo Facchini che si potrebbe riassumere «meglio Darwin che l’Intelligent design», secondo cui una nuova interpretazione delle teorie darwiniane sarebbe da preferire, quale terreno di confronto, ad altre solo apparentemente più vicine alla visione religiosa ma in realtà foriere di «nuovi equivoci». «Galileo – ha detto Benedetto XVI – vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio, nello stesso modo in cui le Sacre scritture hanno Dio per autore». Quindi ha aggiunto: «È un libro la cui storia, la cui evoluzione, il cui testo e significato, leggiamo a seconda dei diversi approcci, presupponendo sempre la presenza fondante dell’ autore che vi ha rivelato se stesso». Anzi, la verità scientifica «è essa stessa una forma di partecipazione della verità divina». E a sostegno del fatto che tra la comprensione della fede e le evidenze delle scienze empiriche non c’ è alcuna opposizione, ha citato due suoi predecessori. Non solo Giovanni Paolo II, che «riabilitò» Galileo, ma anche Pio XII. E San Tommaso D’ Aquino. «Nonostante gli elementi di irrazionalità, caos e distruzione nel lungo processo di cambiamento del cosmo, la materia in quanto tale è “leggibile”», ha proseguito Ratzinger. «Ha un’ intrinseca “matematica”.
La mente umana può pertanto impegnarsi non solo studiando fenomeni misurabili», ma anche discernendo la sua «visibile logica interna». E ancora: «Il processo è razionale nella misura in cui rivela un ordine di evidenti corrispondenze e innegabili finalità». Infine il Papa ha detto che la creazione non «ha a che fare solo con l’ inizio della storia del mondo e della vita. Ciò implica piuttosto che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene, li fissa e li antiene costantemente». Il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, nel corso dell’ assemblea pomeridiana degli scienziati riuniti sotto la guida del fisico Nicola Cabibbo e del cancelliere Sanchez Sorondo, ha spiegato quale sia la posizione del Papa, richiamando i lavori del seminario tenuto a Castelgandolfo nel settembre 2007. Ha citato Ratzinger quando sosteneva (1985) che per la fede non rappresenta «alcuna difficoltà l’ ipotesi che l’ evoluzione si sviluppi secondo propri meccanismi», e che «le scienze naturali portano a domande che vanno al di là del canone del loro metodo, domande che la ragione deve porre e che non possono essere lasciate solo al sentimento religioso». E sono proprio le
domande da cui è partito l’ attesissimo intervento di Hawking. Lo scienziato ha spiegato che l’ universo non è eterno, e ha detto che «ci stiamo avvicinando a dare risposte a quelle questioni antiche», ma che esse, secondo lui, sono «all’interno del campo della scienza».
Papa Ratzinger cita Galileo davanti al più illustre astrofisico vivente, il britannico Stephen Hawking, venuto a Roma per partecipare a tre giorni di lavori della Pontificia Accademia delle Scienze. E così trova un nuovo inizio, nell’uomo simbolo della scienza moderna, Galileo appunto, il dialogo tra scienza e fede. Un colloquio mai interrotto, ma che recentemente era stato attraversato dalle correnti parascientifiche e new age del «creazionismo» e del cosiddetto «disegno intelligente». Lo stesso giornale della Santa Sede, l’ Osservatore Romano, insieme alla foto in prima pagina di Benedetto XVI che legge sul computer con il quale Hawking – affetto da sclerosi laterale amiotrofica (la stessa malattia di Welby) – scrive per comunicare, pubblica un commento dell’antropologo Fiorenzo Facchini che si potrebbe riassumere «meglio Darwin che l’Intelligent design», secondo cui una nuova interpretazione delle teorie darwiniane sarebbe da preferire, quale terreno di confronto, ad altre solo apparentemente più vicine alla visione religiosa ma in realtà foriere di «nuovi equivoci». «Galileo – ha detto Benedetto XVI – vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio, nello stesso modo in cui le Sacre scritture hanno Dio per autore». Quindi ha aggiunto: «È un libro la cui storia, la cui evoluzione, il cui testo e significato, leggiamo a seconda dei diversi approcci, presupponendo sempre la presenza fondante dell’ autore che vi ha rivelato se stesso». Anzi, la verità scientifica «è essa stessa una forma di partecipazione della verità divina». E a sostegno del fatto che tra la comprensione della fede e le evidenze delle scienze empiriche non c’ è alcuna opposizione, ha citato due suoi predecessori. Non solo Giovanni Paolo II, che «riabilitò» Galileo, ma anche Pio XII. E San Tommaso D’ Aquino. «Nonostante gli elementi di irrazionalità, caos e distruzione nel lungo processo di cambiamento del cosmo, la materia in quanto tale è “leggibile”», ha proseguito Ratzinger. «Ha un’ intrinseca “matematica”.
La mente umana può pertanto impegnarsi non solo studiando fenomeni misurabili», ma anche discernendo la sua «visibile logica interna». E ancora: «Il processo è razionale nella misura in cui rivela un ordine di evidenti corrispondenze e innegabili finalità». Infine il Papa ha detto che la creazione non «ha a che fare solo con l’ inizio della storia del mondo e della vita. Ciò implica piuttosto che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene, li fissa e li antiene costantemente». Il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, nel corso dell’ assemblea pomeridiana degli scienziati riuniti sotto la guida del fisico Nicola Cabibbo e del cancelliere Sanchez Sorondo, ha spiegato quale sia la posizione del Papa, richiamando i lavori del seminario tenuto a Castelgandolfo nel settembre 2007. Ha citato Ratzinger quando sosteneva (1985) che per la fede non rappresenta «alcuna difficoltà l’ ipotesi che l’ evoluzione si sviluppi secondo propri meccanismi», e che «le scienze naturali portano a domande che vanno al di là del canone del loro metodo, domande che la ragione deve porre e che non possono essere lasciate solo al sentimento religioso». E sono proprio le
domande da cui è partito l’ attesissimo intervento di Hawking. Lo scienziato ha spiegato che l’ universo non è eterno, e ha detto che «ci stiamo avvicinando a dare risposte a quelle questioni antiche», ma che esse, secondo lui, sono «all’interno del campo della scienza».