Le scuse della Chiesa anglicana a Charles Darwin sono «un atto di onestà intellettuale, anche se bisogna evitare di santificare il naturalista inglese e quindi tenere aperto il dibattito sul fenomeno della vita, di cui la sua teoria evoluzionista dà una spiegazione solo parziale». II teologo Vito Mancuso, autore del bestseller L’anima e il suo destino (Raffaello Cortina), commenta con favore le novità provenienti dalla Gran Bretagna, riferite ieri dal Corriere, e chiede che anche la Chiesa di Roma compia un passo concreto nella stessa direzione.
«Scriverò una lettera aperta – annuncia Mancuso – a monsignor Gianfranco Ravasi, che da presidente del Pontificio consiglio della cultura sta preparando un convegno sull’evoluzione, per chiedergli un gesto nei riguardi di Pierre Teilhard de Chardin, scienziato e gesuita francese che cercò di conciliare la teoria dell’evoluzione con il cristianesimo e nel 1962 venne colpito da un monitum, un richiamo del Sant’Uffizio che rilevava nelle sue opere gravi errori. Ritirare il monitum spetta ovviamente alla Congregazione per la dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio, ma Ravasi potrebbe dare un segnale importante affidando una delle relazioni previste nel convegno al teologo Carlo Molari, un sacerdote romagnolo, ormai anziano, che è stato escluso dall’insegnàmento proprio in quanto seguace del pensiero di Teilhard de Chardin».
Pur senza pronunciarsi sul monitum del Sant’Uffizio, anche monsignor Fiorenzo Facchini, paleontologo autore di vari saggi editi da Jaca Book, promuove Teilhard de Chardin: «Al di là di alcune espressioni ambigue, che si potrebbero interpretare in senso panteista (cioè come se identificassero Dio e il mondo), nel complesso la sua opera non è in contrasto con il magistero, tant’è vero che nel 1981 ci fu, un riconoscimento nei suoi riguardi da parte del cardinale Agostino Casaroli».
Facchini aggiunge che anche tra Darwin e la Chiesa cattolica non ci sono conti in sospeso: «Sul piano scientifico evoluzione e dottrina cristiana sono compatibili. Però, come ha osservato di recente Benedetto XVI, Darwin vede solo una parte della verità, quella riguardante i meccanismi biologici. Ci sono invece fondamentali domande di significato, circa la natura dell’uomo, cui si può rispondere solo ponendosi su un piano differente, di carattere filosofico e religioso».
Tuttavia altri esponenti del mondo cattolico negano al darwinismo la dignità di teoria scientifica. Per esempio lo storico Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto: «L’evoluzione è solo un’ipotesi filosofica, che non ha ancora trovato un serio supporto da parte della ricerca empirica e ha avuto traduzioni catastrofiche sul piano politico con i regimi totalitari. Infatti il comunismo nasce dalla sintesi tra Hegel e Darwin compiuta da Karl Marx, mentre il razzismo hitleriano trae le sue origini da una mescolanza tra lo stesso Darwin e Friedrich Nietzsche».
Non a caso, de Mattei rifiuta l’idea di riabilitare Teilhard de Chardin: «Il suo pensiero è una tipica espressione del modernismo novecentesco, che fu condannato da san Pio X nell’enciclica Pascendi del 1907 ed è in contraddizione anche con la Fides et ratio di Giovanni Paolo II, nella quale Viene respinta ogni forma di evoluzionismo teologico. A mio avviso Teilhard de Chardin merita di restare ai margini della Chiesa, perché la sua filosofia si risolve in un panteismo cosmico, incompatibile con la visione di un Dio trascendente».
La pensa in modo diverso un’altra storica di area cattolica, Lucetta Scaraffia: «Considero molto interessante, anche se forse un po’ troppo ottimista, il tentativo compiuto da Teilhard de Chardin per conciliare la teoria scientifica evoluzionista con una visione dell’universo religiosamente ispirata. Come tutti gli studiosi fortemente innovativi, suscitò diffidenze ed ebbe dei problemi con il Sant’Uffizio, ma oggi mi pare ampiamente recuperàto. Quanto a Darwin, bisogna distinguere le sue teorie scientifiche dall’uso antireligioso che ne è stato fatto dalla propaganda atea per attaccare il cristianesimo, riproposto ancora oggi dagli scientisti come Piergiorgio Odifreddi. Ma in realtà l’evoluzionismo suscita ostilità soprattutto nei protestanti, molto legati alla lettera del testo biblico, mentre risulta più facilmente accettabile da parte dei cattolici, che hanno sempre ammesso un’interpretazione allegorica delle Scritture».
Invece il tradizionalista Maurizio Blondet, pur ostile ai fondamentalisti protestanti sul piano religioso e politico, è d’accordo con loro nella lotta al darwinismo, contro il quale ha scritto il libro L’uccellosauro e altri animali (Effedieffe). «La teoria dell’evoluzione – dichiara – viene tenuta in piedi dalla corporazione dei biologi, ma è smentita di continuo dalle scoperte della paleontologia e della genetica. Il grande merito degli evangelici americani è stato quello di dare coraggio ai numerosi scienziati che non esprimevano i loro dubbi sulla visione dominante per timore di rovinarsi la carriera. Che poi oggi gli anglicani chiedano scusa a Darwin, si deve a quella smania deleteria del politicamente corretto che sta provocando un enorme smarrimento anche all’interno della Chiesa cattolica».
«Scriverò una lettera aperta – annuncia Mancuso – a monsignor Gianfranco Ravasi, che da presidente del Pontificio consiglio della cultura sta preparando un convegno sull’evoluzione, per chiedergli un gesto nei riguardi di Pierre Teilhard de Chardin, scienziato e gesuita francese che cercò di conciliare la teoria dell’evoluzione con il cristianesimo e nel 1962 venne colpito da un monitum, un richiamo del Sant’Uffizio che rilevava nelle sue opere gravi errori. Ritirare il monitum spetta ovviamente alla Congregazione per la dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio, ma Ravasi potrebbe dare un segnale importante affidando una delle relazioni previste nel convegno al teologo Carlo Molari, un sacerdote romagnolo, ormai anziano, che è stato escluso dall’insegnàmento proprio in quanto seguace del pensiero di Teilhard de Chardin».
Pur senza pronunciarsi sul monitum del Sant’Uffizio, anche monsignor Fiorenzo Facchini, paleontologo autore di vari saggi editi da Jaca Book, promuove Teilhard de Chardin: «Al di là di alcune espressioni ambigue, che si potrebbero interpretare in senso panteista (cioè come se identificassero Dio e il mondo), nel complesso la sua opera non è in contrasto con il magistero, tant’è vero che nel 1981 ci fu, un riconoscimento nei suoi riguardi da parte del cardinale Agostino Casaroli».
Facchini aggiunge che anche tra Darwin e la Chiesa cattolica non ci sono conti in sospeso: «Sul piano scientifico evoluzione e dottrina cristiana sono compatibili. Però, come ha osservato di recente Benedetto XVI, Darwin vede solo una parte della verità, quella riguardante i meccanismi biologici. Ci sono invece fondamentali domande di significato, circa la natura dell’uomo, cui si può rispondere solo ponendosi su un piano differente, di carattere filosofico e religioso».
Tuttavia altri esponenti del mondo cattolico negano al darwinismo la dignità di teoria scientifica. Per esempio lo storico Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto: «L’evoluzione è solo un’ipotesi filosofica, che non ha ancora trovato un serio supporto da parte della ricerca empirica e ha avuto traduzioni catastrofiche sul piano politico con i regimi totalitari. Infatti il comunismo nasce dalla sintesi tra Hegel e Darwin compiuta da Karl Marx, mentre il razzismo hitleriano trae le sue origini da una mescolanza tra lo stesso Darwin e Friedrich Nietzsche».
Non a caso, de Mattei rifiuta l’idea di riabilitare Teilhard de Chardin: «Il suo pensiero è una tipica espressione del modernismo novecentesco, che fu condannato da san Pio X nell’enciclica Pascendi del 1907 ed è in contraddizione anche con la Fides et ratio di Giovanni Paolo II, nella quale Viene respinta ogni forma di evoluzionismo teologico. A mio avviso Teilhard de Chardin merita di restare ai margini della Chiesa, perché la sua filosofia si risolve in un panteismo cosmico, incompatibile con la visione di un Dio trascendente».
La pensa in modo diverso un’altra storica di area cattolica, Lucetta Scaraffia: «Considero molto interessante, anche se forse un po’ troppo ottimista, il tentativo compiuto da Teilhard de Chardin per conciliare la teoria scientifica evoluzionista con una visione dell’universo religiosamente ispirata. Come tutti gli studiosi fortemente innovativi, suscitò diffidenze ed ebbe dei problemi con il Sant’Uffizio, ma oggi mi pare ampiamente recuperàto. Quanto a Darwin, bisogna distinguere le sue teorie scientifiche dall’uso antireligioso che ne è stato fatto dalla propaganda atea per attaccare il cristianesimo, riproposto ancora oggi dagli scientisti come Piergiorgio Odifreddi. Ma in realtà l’evoluzionismo suscita ostilità soprattutto nei protestanti, molto legati alla lettera del testo biblico, mentre risulta più facilmente accettabile da parte dei cattolici, che hanno sempre ammesso un’interpretazione allegorica delle Scritture».
Invece il tradizionalista Maurizio Blondet, pur ostile ai fondamentalisti protestanti sul piano religioso e politico, è d’accordo con loro nella lotta al darwinismo, contro il quale ha scritto il libro L’uccellosauro e altri animali (Effedieffe). «La teoria dell’evoluzione – dichiara – viene tenuta in piedi dalla corporazione dei biologi, ma è smentita di continuo dalle scoperte della paleontologia e della genetica. Il grande merito degli evangelici americani è stato quello di dare coraggio ai numerosi scienziati che non esprimevano i loro dubbi sulla visione dominante per timore di rovinarsi la carriera. Che poi oggi gli anglicani chiedano scusa a Darwin, si deve a quella smania deleteria del politicamente corretto che sta provocando un enorme smarrimento anche all’interno della Chiesa cattolica».