Più la spari grossa e più ti considerano

Benedetta CappelliniArticoli

Non solo nella  cronaca spicciola, ma anche in campo scientifico viviamo in un’epoca in cui “più la spari grossa e più ti considerano”. Ma rispetto a tempi di maggiore ottimismo le “sparate” scientifiche di  successo non sembrano più quelle alla “barone di Munchausen” che millantava imprese impossibili come quella di sollevarsi di terra tirandosi su per la collottola, quanto quelle alla Cassandra, di chi prevede disastri e catastrofi sempre più grandi.
    Le questioni del tempo meteorologico e del clima sono uno dei campi in cui sembra più facile sentirne di tutti i colori. Ad esempio, l’uragano Gustav  ha fatto in Louisiana  molto meno danni di quanto i meteorologi  avevano paventavano (mentre Katrina ne aveva fatti molti di più del previsto), ma potete star certi che al prossimo evento gli stessi scienziati ripeteranno con grande credito le loro previsioni catastrofiche e troveranno gli stessi giornalisti pronti ad amplificarne le opinioni .
    Sul tempo peraltro non ci sarebbe troppo da meravigliarsi: è noto  che le previsioni  meteorologiche sono difficili, quindi siamo un po’ tutti disposti a perdonare  gli errori.
    Pur tuttavia un’intera categoria di scienziati, le cui opinioni sono amplificate dai media e da un certo mondo politico, vuol farci credere di essere addirittura in grado di prevedere quale saranno i disastri provocati dal cambiamento del clima del pianeta fra 50 o 100 anni, e ci vuole far intraprendere di conseguenza delle azioni che costeranno ben di più del singolo episodio di una (forse) inutile evacuazione di un città.
    Il fatto che più meraviglia è che quando certi scienziati prendono delle grosse cantonate (in buona fede, per carità), magari reiterando più volte le stesse opinioni sbagliate, non vengono  passati al ruolo di bidelli, né gli  fanno una bella pernacchia se hanno ancora la faccia tosta di ripresentarti all’opinione pubblica.
    Un caso emblematico in questo senso è rappresentato dal dott. Paul Ehrlich, biologo della Stanford University, che nel 1968, giusto quarant’anni fa, pubblicò un libro intitolato The Population Bomb, che allora ebbe una notevole eco internazionale, nel quale prevedeva che negli anni ’70 sarebbero morte centinaia di milioni di persone perché la produzione di derrate alimentati non sarebbe stata in grado di tener dietro ai ritmi di aumento della popolazione mondiale. Nel 1974 in un secondo libro intitolato  The End of Affluence,  le sue previsioni divennero ancora più disastrose, pur spostando agli anni ’80 le previste carestie e la morte di più di un miliardo di persone. L’unico modo di evitare questa catastrofe sarebbe stato secondo lui il contenimento della popolazione, un obbiettivo che i governi avrebbero dovuto perseguire in tutti i modi,  magari anche sostenendo la ricerca su sostanze in grado di abbattere la fertilità, da aggiungere all’acqua o agli alimenti.
    Dal 1968 ci sono state diverse carestie locali, per le quali sono effettivamente morte milioni di persone, ma non si è manifestata nessuna incapacità globale del sistema di produzione alimentare di star dietro all’aumento di popolazione. Anche le radici di alcune recenti carenze di derrate alimentari affondano in una combinazione di temporanei fallimenti agricoli, instabilità politiche locali ed errate scelte agricole governative.
    Le idee di Ehrlich si sono dunque dimostrate clamorosamente sbagliate (come in genere tutte le posizioni neo-malthusiane), ma egli non ha mancato di riproporle più volte anche in seguito, insistendo ancora quest’anno che il suo messaggio del 1968, quello di ridurre la popolazione, è più urgente che mai.
    Ehrlich è in ogni caso rimasto uno degli “esperti ambientali” più citati dai mass-media in tutti questi anni. Non solo, egli è tuttora membro della prestigiosa National Academy of Sciences e di vari organizzazioni ambientaliste.
    Sarà forse per gli imperituri meriti che si è guadagnato essendo anche stato  uno dei primi a lanciare allarmi su un possibile riscaldamento globale dovuto all’incremento della CO2 atmosferica prodotta dalla combustione di combustibili fossili, un tema sul quale era addirittura arrivato a paventare che il loro uso potesse portare a una diminuzione della percentuale di ossigeno atmosferico?
    Chi sa che, per ironia della sorte, non accada per l’incremento delle CO2 quel che è successo per l’aumento della popolazione, che invece di  una bomba si è rivelata la fonte del boom dell’economia mondiale.
    In ogni caso chi può decidere se è meglio far nascere un potenziale genio o adottare le azioni di “polizia”  ipotizzate da Ehrlich?

1 Val la pena a questo proposito di ricordare una frase di un discorso del 1978 del grande Solzenicyn all’università di Harvard:
  “ ….Un giornalista e il suo giornale sono veramente responsabili davanti ai loro lettori o davanti alla storia? Se, fornendo informazioni false o conclusioni erronee, capita loro di indurre in errore l’opinione pubblica, o addirittura di far compiere un passo falso a tutto lo Stato, li si vede mai dichiarare pubblicamente la propria colpa?….”