«Come posso credere che ci sia qualcuno che crea tutto e poi ci dice: scopritelo?»

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

Margherita Hack ha appena compiuto 86 anni. Assieme a lei è passato il ’900. E Il secolo lungo, documentario di Roberto Salinas, presentato alcuni giorni fa al Biografilm Festival, lo testimonia. Hack è un raro esempio di coerenza morale e virtù emancipatrice che hanno contraddistinto i momenti eticamente più significativi del secolo appena passato: prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, politicamente e socialmente iperattiva, ateista e anticlericale convinta, prestante campionessa di atletica leggera, vegetariana fin dalla nascita. La incontriamo a Bologna, poco prima della proiezione del documentario a lei dedicato, dove si ripercorrono le tappe essenziali della sua vita: dall’infanzia a Firenze durante il fascismo, alla laurea in fisica sotto le bombe, fino alla cattedra ottenuta all’Università di Trieste nel 1964 e alle numerose presenze e ricerche in decine di università straniere. Una donna del ‘900, fiera, forte, intelligente, libera.Lei si è laureata nel gennaio del 1945, quando ancora l’Italia doveva essere liberata?
La sessione dell’ottobre ’44 era stata spostata perché gli alleati stavano avanzando e i tedeschi avevano buttato giù tutti i ponti. Firenze era rimasta senza luce, senza acqua, senza gas. Tutta la vita s’era fermata.Come è riuscita a conciliare il caos della guerra e della sopravvivenza con la concentrazione necessaria per studiare e laurearsi?
Le bombe caddero anche vicino a casa nostra, ma Firenze non fu bombardata come Milano, Torino e Bologna. Diciamo che si sopravviveva con la tessera annonaria, con la borsa nera e comprando il cibo dai contadini. Quando nel ’44 arrivarono gli alleati, tutti i partiti uscirono allo scoperto. Ci fu un improvviso fervore, per noi del tutto nuovo. Mi ricordo che si correva qua e là a sentire tutti i comizi: repubblicani, liberali, comunisti, socialisti, democristiani. C’era un grande fermento che sfociò poi nelle votazioni per il referendum del 2 giugno ’46 tra monarchia o repubblica.

Laurearsi in fisica durante la guerra richiedeva materiali e strumenti difficili da reperire?
Ho fatto una tesi osservativa e l’ho scritta sotto la luce del lume a petrolio. Per fortuna la mamma si ricordava dalla sua infanzia come si costruivano questi lumi.

Il documentario che la vede protagonista si intitola “Il secolo lungo”, che significa?
Secondo me, questo secolo ha incluso un’infinità di eventi: c’è una tale differenza tra l’inizio del ’900 e la fine. In un secolo si è concentrato più cambiamento che nei precedenti diciannove. Mutazioni sociali, politiche, dei modi di vivere, soprattutto dopo la guerra.

Il periodo della dittatura fascista è stato il peggiore?
Fino al 1938 noi ragazzini non sentivamo l’oppressione fascista. Certamente ci sono state atrocità anche nei primi anni: mi ricordo di quando avevo cinque anni e in casa si parlava con sdegno del delitto Matteotti. Da ragazzini però si apprezzava il divertimento di essere inquadrati nel fare sport. Io ho cominciato a capire cos’era realmente il fascismo solo nel ’38 quando entrarono in vigore le leggi razziali. Era ottobre, facevo la seconda liceo e avevo una professoressa di scienze ebrea, Enrica Calabresi. Da un giorno all’altro è sparita, cacciata, sostituita da un’altra. Stessa sorte toccò a molti miei compagni di scuola. Allora cominciai a capire l’assurdità, le barbarie del regime. Solo lì sono diventata antifascista.

I suoi genitori l’hanno aiutata molto in questa emancipazione sociale e politica?
Loro sono sempre stati assolutamente antifascisti. Mio babbo era di religione protestante, la mamma cattolica ma entrambi erano poco interessati alle loro rispettive “fedi”. Così aderirono alla teosofia, una dottrina di origine tibetana che, tra mille bubbole come la reincarnazione, propugnava il rispetto per tutte le forme di vita: anche per questo eravamo vegetariani. Essere vegetariano oggi è quasi normale ma una volta si portavano le stigmate della diversità. Io poi facevo atletica e con grandi risultati e non mangiando carne scandalizzavo gli istruttori. Dalla teosofia ho appreso anche quei principi contenuti negli articoli più significativi della nostra Costituzione: il rispetto di tutti indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla religione, dallo stato sociale.
Dopo la cesura del dopoguerra, il secolo lungo ha previsto la cesura del ’68: come l’ha vissuto?
Nella vita sociale il ’68 ha prodotto una gran senso di liberazione, che io però non ho sentito perché ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia estremamente liberale. A casa mia babbo e mamma si dividevano i compiti, non c’erano ruoli predefiniti. Mio padre fu licenziato durante il fascismo e rimase disoccupato per molto tempo: allora fu mia madre a provvedere alla famiglia vendendo ai turisti davanti agli Uffizi le miniature che dipingeva. Mi hanno dato un’educazione molto libera senza impormi ruoli e quando è arrivato il ’68 già mi sentivo più libera di tanti amici e compagni.

Lei nel ’68 era già professoressa ordinaria. Cos’è cambiato nell’università?
Il ’68 per noi scienziati è stato molto importante: c’è stata la liberalizzazione della scienza e dell’università. Nel ’64, quando ho ottenuto la cattedra, gli osservatori astronomici erano istituti monocattedra in cui il direttore aveva pieni poteri, cioè non era tenuto ad informare i collaboratori dei finanziamenti, né discutere dei programmi di ricerca: semplicemente li imponeva. Nel ’68 invece siamo riusciti a creare un collegio allargato di professori d’astronomia che si riuniva per discutere delle ricerche, dei finanziamenti, delle necessità dei vari osservatori. Sempre sull’onda dei movimenti di contestazione si mossero anche i ricercatori di astronomia e crearono una loro associazione. Insieme fondammo il Gna, Gruppo Nazionale Astronomia che comprendeva tutti: ricercatori e direttori. E’ stato un modo per democratizzare la ricerca dell’astrofisica italiana. E oggi siamo tra i migliori al mondo.

Oggi si insiste nel parlare di crisi della ricerca, che ne pensa?
Purtroppo, almeno nel mio campo si sta tornando indietro. Noi del Gna ci siamo battuti molto per ottenere l’Istituto Nazionale Astrofisica, importante per la crescita della fisica delle particelle, ma che purtroppo è diventato una macchina burocratica i cui fondi sono spesi in gran parte per assumere una enorme quantità di personale amministrativo che sta a Roma.
Con il nuovo governo alla Ricerca scientifica è stata nominata la ministra Gelmini…
Non so chi sia. M’hanno detto che è un avvocato. In un ministero della Ricerca forse era più utile un tecnico, uno del ramo scientifico.

Però è una conferma del fatto che anche le donne, grazie alle battaglie combattute nel ’900, stanno cominciando ad avere voce in capitolo nelle decisioni e responsabilità politiche del paese.
Certo, c’è stato un enorme cambiamento. Basti pensare che una volta una donna doveva solo seguire il marito e se aveva una sua carriera la doveva troncare. Le ragazze d’oggi non si rendono conto dell’enorme salto di qualità che è stato fatto.

Lei si è sempre battuta per rendere la società civile più laica come la nostra Costituzione vorrebbe. Quali sono ancora oggi i principali impedimenti per raggiungere questo scopo?
Beh, ci vorrebbe una bomba atomica sul Vaticano (ride, ndr). No, forse è meglio riportare il Vaticano ad Avignone. A parte gli scherzi, con questo papa Ratzinger si sta regredendo assai: non che Wojtyla fosse un esempio di laicismo ma comunque adesso è in atto un grosso passo indietro. E poi i nostri politici sono succubi della chiesa cattolica: penso alla legge 40. E’ mai possibile che non si riesca a fare una legge per le unioni di fatto sia etero che omosessuali? Perché deve esistere questa discriminazione di cittadini e questa mancanza di carità cristiana verso famiglie che sono basate sull’affetto e non sul timbro del sindaco o del parroco? Per non parlare di tutti i privilegi che si danno alla chiesa senza rispettare il dettato costituzionale. Perché dobbiamo foraggiare le scuole private? La costituzione dice: piena libertà purché senza oneri per lo stato. Invece assistiamo a questi favoritismi creati dai politici dello stato italiano per rendere materialmente ben poco cristiana la vita terrena della chiesa.
Sembra che dal dopoguerra ad oggi abbiamo pian piano perso coscienza civile. Di chi è la colpa?
Ma di Berlusconi, senz’altro. L’Italia è sempre stato un paese abbastanza amorale che ha sempre avuto poco senso dello stato, ma con l’esempio deleterio del berlusconismo questo difetto si è accentuato.
Torniamo a ciò che è rimasto di laico nella nostra società. Ci dia intanto una definizione di scienza.
Per me è la curiosità nello scoprire le leggi della natura utilizzando l’osservazione, l’esperimento e la ragione, per poi inquadrare quest’osservazione in una legge generale. E’ qualcosa che deve essere libero il più possibile da pregiudizi.

Allora come possono convivere scienza e religione oggi?
Tanti scienziati sono credenti, ma ognuno deve operare nel suo campo scientifico basandosi sull’osservazione e gli esperimenti. Poi è padrone di credere che le cose vanno così perché l’ha voluto dio. La fede deve essere disgiunta dalla scienza. Il lavoro e la ricerca in campo scientifico possono anche essere combinati con dio, se uno ci crede. Però se uno pensa che dio è onnipotente, cioè che potrebbe aver creato tutto lui, allora io dico che è come se dio si mettesse a fare le parole crociate: ci dà le leggi della natura e poi ci dice, scopritele. Ritengo comunque che la fede è un’invenzione che l’umanità si è data sia per spiegare tutto quello che la scienza non è in grado di spiegare, sia perchè vuole semplicemente credere nell’aldilà o nella befana. Insomma, un segno di infantilismo (ride, ndr). A parte gli scherzi: uno è libero di credere in quello che vuole, basta che non imponga la propria fede agli altri.