L’appello per i 67 “no Papa” e quello “per la ragione’. Accademici contro

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

La farsa sapienziale continua, anche se carnevale è appena finito. In soccorso solidale e militante ai sessantasette fisici anti Ratzinger, e in appoggio alla loro iniziativa contro il diritto di parola del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico nella prima Università di Roma, arriva un appello di 1.479 docenti. Laicisti duri e puri, come Piergiorgio Odifreddi, Angelo d’Orsi (primo firmatario), Gianni Vattimo e Nicola Tranfaglia, si schierano, in nome del “diritto al dissenso”, al fianco di “colleghi (e studenti) della Sapienza di Roma”, indicati come le vittime di un “linciaggio morale, intellettuale e persino politico senza precedenti”. Un esempio? Il rettore Guarini, nel momento di massima polemica, prima della rinuncia del Papa alla visita alla Sapienza, li aveva definiti “cattivi maestri”.
Il senso del ridicolo non dev’essere connotato tipicamente laicista, visto che per i sessantasette tanto atrocemente vilipesi c’è chi ha scomodato addirittura il ricordo dei docenti che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. E stamattina, alle 11, si incontrano a Giurisprudenza gli studenti che parteciparono alla protesta contro il Pontefice (quelli della “frocessione”, per capirsi), confortati dalla presenza del fisico Carlo Cosmelli, uno dei sessantasette. Tutti, a quanto pare, decisi a ribadire fermamente che l’unica cosa da cui è vietato dissentire è il loro dissenso.
Di tenore del tutto opposto l’altra iniziativa che si tiene nel pomeriggio, alle 15, nella vicinissima facoltà di Scienze politiche, dove si parla di “Fede, ragione e università”, a partire dal discorso – intitolato “Non vengo a imporre la fede ma a sollecitare il coraggio della verità” – che Ratzinger non è riuscito a pronunciare alla Sapienza (il Foglio lo ha pubblicato il 19 gennaio, giorno della visita annullata). Introdotti dal preside Fulco Lanchester, intervengono il giurista Mario Caravale e i filosofi Teresa Serra e Vittorio Possenti. Il quale si dice preoccupato, e lo ribadirà nel suo intervento “per l’attuale condizione dei rapporti tra religione e politica, tra stato e chiesa. Si va scivolando sempre più in un confronto aggressivo, in una lotta per il potere e l’egemonia. Il discorso del Papa riporta invece il confronto sul terreno della ricerca comune. Un confronto che Benedetto XVI fa partire dalle facoltà fondamentali dell’Università medioevale, con particolare riferimento a giurisprudenza, teologia e filosofia”. A giudizio di Possenti, la lezione di Benedetto XVI “va ascoltata per le sue indicazioni sui compiti dell’università. Un’istituzione che in Italia e in Europa sta vivendo un momento di difficoltà senza precedenti, come testimonia la generale crisi di senso che attraversa l’idea stessa di conoscenza”. In questa crisi, prosegue il filosofo, “un peso notevole va attribuito alla componente scientista. Penso a posizioni come quella di Edoardo Boncinelli, che assegna alla religione un compito solamente residuale. Secondo lui, come va il mondo ormai può dirlo solo la scienza, mentre alla religione toccano compiti di rassicurazione e di deresponsabilizzazione. Una tesi un po’ ridicola di ciò che la religione rappresenta”. Questa componente di “laicismo aggressivo e ateista è veicolata dallo scientismo, nemico della religione e della filosofia. L’altro punto sul quale va raccolta la sollecitazione di Papa Ratzinger è quello della minaccia del nichilismo giuridico. La legge può avere ormai qualsiasi contenuto, nel momento in cui rispecchia la volontà in quel momento più forte, e questo significa andare verso la distruzione del diritto naturale”.
Dei compiti dell’università, del senso della ricerca e della conoscenza, della preoccupazione per le circostanze che hanno determinato l’annullamento della visita del Papa alla Sapienza, parla anche un “Appello per la ragione e la libertà in università“. Lo hanno firmato nel giro di pochi giorni più di 420 tra ordinari, associati e ricercatori di tutta Italia e anche docenti di atenei stranieri. Tra le firme, quella del costituzionalista Augusto Barbera, del matematico francese Laurent Lafforgue, di Giancarlo Cesana e di quattro rettori: Lorenzo Ornaghi, Giuseppe Dalla Torre, Roberto Sani e Paolo Scarafoni. Uno dei promotori dell’appello, l’astrofisico Marco Bersanelli, racconta al Foglio che “prima ancora che il Papa rinunciasse ad andare alla Sapienza è nata tra noi, docenti delle facoltà scientifiche dell’Università di Milano l’idea di una lettera di solidarietà da inviare al rettore della Sapienza, attaccato per aver invitato Benedetto XVI. Nel giro di un giorno e mezzo, quella lettera aveva raccolto più di quattrocento adesioni, quasi tutte appartenenti al mondo scientifico. La stessa iniziativa è partita alla Sapienza, su iniziativa del matematico Giorgio Israel”. A riprova che la pregiudiziale contro il Papa poco c’entra con la difesa del pensiero scientifico e della sua autonomia, ma molto riguarda un laicismo dai tratti confessionali. Dopo l’annullamento della visita del Papa, dice ancora Bersanelli, “è nato l’appello definitivo, che si può ancora firmare (su www.appellouniversita.net, ndr) e che lancia una campagna culturale sul tema della ragione nell’università. La quale deve essere ambito di confronto, di apertura e di comune ricerca del vero, non di posizioni preconcette”.