Nulla al mondo, nessuna ipotesi, nessuna illuminazione, nessun azzardo di scienziato aveva mai superato quel confine dell’infinitamente piccolo che sulla scala del tempo misura 10-43 e su quella dello spazio 10-33: quel confine che è la distanza inimmaginalmente più piccola tra due punti e il cui nome è Muro di Planck. Ci hanno provato in questi anni i fratelli gemelli Igor e Grichka Bogdanov, conduttori di programmi di divulgazione scientifica alla televisione francese e autori, nel 2001, di un colloquio con il filosofo Jean Guitton condensato poi in un volume di successo quale Dio e la scienza. Questo loro Prima del Big Bang è il resoconto di un viaggio verso la frontiera al di là della quale nessuno ha mai saputo o potuto dire cosa ci fosse visto che non esistevano lo spazio e, come intuito da Sant’Agostino, neanche il tempo. Senza spazio e senza tempo per noi, è chiaro, c’è il nulla. Ma i Bogdanov non la pensano così e compiono questo loro percorso alla ricerca di ciò che dev’esserci al di là del Muro, il Punto o Istante Zero, ovvero la Singolarità Suprema al cui interno, come nella mente di un romanziere, si è sviluppata l’idea di ciò che poi sarebbe diventato il romanzo dell’Universo.
Partendo dalle nostre quattro dimensioni, tre dello spazio e una del tempo, i Bogdanov vanno alla ricerca della quinta che si trova nell’infinitamente piccolo, oltre il tempo di Planck: è la dimensione cosiddetta del tempo complesso, costituita dalla fluttuazione fra tempo reale e un tempo immaginario da intendere non come elemento fantastico, ma come un’entità matematica. Perché è chiaro che un viaggio che porta a 13,7 miliardi di anni luce da qui e poi, oltre il fatidico muro, non può che compiersi sotto la scorta della matematica. Forti anche dello scacco patito dalla famosa, ormai trentennale teoria delle Corde secondo la quale dal Big Bang potrebbero essere sortiti innumerevoli, invisibili universi a tutt’oggi incapaci, peraltro, di dare una qualche ragione di sé, i Bogdanov si recano ‘laggiù’, verso la ‘sfuocatura’ del Punto Zero, alla ricerca del codice cosmico su cui, come l’individuo su quello umano, poggia l’Universo. E laggiù, nell’oceano quantistico, scoprono che le onde «si frangono e ribollono in risacche infernali». Laggiù scoprono i Monopoli, gli atomi spaziali, in compagnia degli Istantoni che contengono solo Informazione. Laggiù, soprattutto, scoprono che spazio e tempo non sono quali li conosciamo e tutto fluttua in una schiuma che in un niente farebbe passare un uomo alto 1,80 da 12 metri a 2 centimetri.
La clessidra che misura il tempo terrestre dice che, se sdraiata, contiene ancora la sabbia del tempo, ma senza più misurarlo. Così accade all’Istante o Punto Zero dove il tempo è fermo, ma non inesistente, non perduto. Immaginario, piuttosto. E come un dvd che ha dentro tutto il film, ma è come se non lo contenesse se il lettore non lo dipana, così è l’Istante Zero, punto dell’informazione totale, luogo invisibile dove sta l’intero Universo con la sua nascita, la sua crescita e, contrariamente alla versione più ricorrente che vuole il trionfo finale dell’entropia (dunque la fine di tutto), la sua rinascita dopo la morte.
Ma tante ancora le domande. Tra cui: «Perché esiste qualcosa anziché niente?». A rispondere è la matematica con il più incomprensibile (Aristotele non ne voleva ammettere l’esistenza) e misterioso dei suoi numeri: lo Zero. Lo Zero che è nulla, ma contiene l’infinito matematico così come la Singolarità iniziale contiene l’Universo. E però «come sgorga un infinito dal nulla?». Su quest’altra domanda micidiale il grande matematico Cantor perse la ragione, ma nessuna paura per i Bogdanov perché lo zero genera l’1 e l’1 il 2, il 2 il 3 fino all’infinito. Lo zero contiene in potenza tutta l’informazione numerica ed è come la Singolarità iniziale, è la Singolarità iniziale.
Naturalmente quanto detto non può riferire tutto ciò che i due autori hanno scritto. C’è evidentemente dell’altro, a cominciare dall’ossatura strettamente scientifica che dà peso, oltre che ragioni di possibile verità, a un «viaggio» mai tentato prima. Igor e Grichka Bogdanov
PRIMA DEL BIG BANG
Longanesi. Pagine 286. Euro 17.60
Partendo dalle nostre quattro dimensioni, tre dello spazio e una del tempo, i Bogdanov vanno alla ricerca della quinta che si trova nell’infinitamente piccolo, oltre il tempo di Planck: è la dimensione cosiddetta del tempo complesso, costituita dalla fluttuazione fra tempo reale e un tempo immaginario da intendere non come elemento fantastico, ma come un’entità matematica. Perché è chiaro che un viaggio che porta a 13,7 miliardi di anni luce da qui e poi, oltre il fatidico muro, non può che compiersi sotto la scorta della matematica. Forti anche dello scacco patito dalla famosa, ormai trentennale teoria delle Corde secondo la quale dal Big Bang potrebbero essere sortiti innumerevoli, invisibili universi a tutt’oggi incapaci, peraltro, di dare una qualche ragione di sé, i Bogdanov si recano ‘laggiù’, verso la ‘sfuocatura’ del Punto Zero, alla ricerca del codice cosmico su cui, come l’individuo su quello umano, poggia l’Universo. E laggiù, nell’oceano quantistico, scoprono che le onde «si frangono e ribollono in risacche infernali». Laggiù scoprono i Monopoli, gli atomi spaziali, in compagnia degli Istantoni che contengono solo Informazione. Laggiù, soprattutto, scoprono che spazio e tempo non sono quali li conosciamo e tutto fluttua in una schiuma che in un niente farebbe passare un uomo alto 1,80 da 12 metri a 2 centimetri.
La clessidra che misura il tempo terrestre dice che, se sdraiata, contiene ancora la sabbia del tempo, ma senza più misurarlo. Così accade all’Istante o Punto Zero dove il tempo è fermo, ma non inesistente, non perduto. Immaginario, piuttosto. E come un dvd che ha dentro tutto il film, ma è come se non lo contenesse se il lettore non lo dipana, così è l’Istante Zero, punto dell’informazione totale, luogo invisibile dove sta l’intero Universo con la sua nascita, la sua crescita e, contrariamente alla versione più ricorrente che vuole il trionfo finale dell’entropia (dunque la fine di tutto), la sua rinascita dopo la morte.
Ma tante ancora le domande. Tra cui: «Perché esiste qualcosa anziché niente?». A rispondere è la matematica con il più incomprensibile (Aristotele non ne voleva ammettere l’esistenza) e misterioso dei suoi numeri: lo Zero. Lo Zero che è nulla, ma contiene l’infinito matematico così come la Singolarità iniziale contiene l’Universo. E però «come sgorga un infinito dal nulla?». Su quest’altra domanda micidiale il grande matematico Cantor perse la ragione, ma nessuna paura per i Bogdanov perché lo zero genera l’1 e l’1 il 2, il 2 il 3 fino all’infinito. Lo zero contiene in potenza tutta l’informazione numerica ed è come la Singolarità iniziale, è la Singolarità iniziale.
Naturalmente quanto detto non può riferire tutto ciò che i due autori hanno scritto. C’è evidentemente dell’altro, a cominciare dall’ossatura strettamente scientifica che dà peso, oltre che ragioni di possibile verità, a un «viaggio» mai tentato prima. Igor e Grichka Bogdanov
PRIMA DEL BIG BANG
Longanesi. Pagine 286. Euro 17.60