«Cani. Gatti. Cavalli. Bovini. Capre. Asini. Si sono tutti rinselvatichiti e riprodotti, senza dubbio con un completo successo.
Mostrando che la non creazione non è in relazione soltanto con l’adattamento degli animali. Allo stesso modo, l’estinzione potrebbe non dipendere da aspetti dell’adattamento. L’estinzione delle specie non sorprende di più dell’estinzione del singolo».«Non [c’è] un cambiamento graduale: se una specie si trasforma invero in un’altra deve essere per saltum».«Nulla di utile per alcuno scopo».«I gatti, i cani e gli ibis egiziani sono uguali a quelli d’un tempo; tuttavia, separiamo una coppia e mettiamola su un’isola di recente formazione, è molto dubbio che rimarrebbero costanti. Gli animali, su isole separate, dovrebbero diventare diversi purché tenuti abbastanza a lungo separati, in condizioni leggermente diverse».
«Pertanto fra A e B un’immensa distanza di parentela, fra C e B la gradazione più sottile, fra B e D una distinzione alquanto più grande. Così i generi sarebbero formati, attraverso legami di parentela con i tipi antichi, con diverse forme estinte».
«Il mondo deve essere più antico di quanto pensano i geologi».
«I cambiamenti non sono il risultato della volontà dell’animale, ma di una legge dell’adattamento».
«La condizione di ogni animale è in parte dovuta all’adattamento diretto [e in parte al] marchio ereditario [dove il secondo] è di gran lunga l’elemento più importante».
«Quando uno vede i capezzoli sul petto di un uomo, non dice che abbiano un qualche uso, ma che il sesso non sia stato determinante. Lo stesso perle ali inutilizzate sotto le elitre di coleotteri, nati da coleotteri con ali e modificati. Se si trattasse di semplice creazione, di certo sarebbero nati senza».
«Quanto più semplice e sublime sarebbe una forza per cui, agendo l’attrazione secondo certe leggi, tali siano le inevitabili conseguenze; essendo creato l’animale, tali saranno i suoi successori secondo le leggi prefissate della generazione».
«Il Creatore ha continuato a creare animali con la stessa struttura generale dai tempi delle formazioni del Cambriano [?] Concezione miserevole e limitata».
«Quando parliamo degli ordini superiori, dovremmo sempre dire, intellettualmente superiori. Ma chi, al cospetto della Terra, ricoperta di splendide savane e foreste, oserebbe dire che l’intelletto è l’unico scopo di questo mondo?».
«Può darsi che non saremo mai in grado di ricostruire i passi mediante i quali l’organizzazione dell’occhio passò da uno stadio più semplice a uno più perfezionato, conservando le sue relazioni. Il magnifico potere dell’adattamento dato all’organizzazione. Questa forse è la massima difficoltà dell’intera teoria».
«Non è all’altezza della dignità di Colui che si presume abbia detto “Sia fatta luce” e luce fu immaginare che Egli abbia creato una lunga successione di vili animali molluschi».
«Quantunque nessun fatto nuovo venga scoperto da queste speculazioni, anche se parzialmente vere esse sono della massima utilità per l’obiettivo della scienza, ossia la predizione. Prima che i fatti siano raggruppati e denominati, non vi può essere predizione. L’unico vantaggio di scoprire leggi è prevedere che cosa accadrà e vedere una connessione tra fatti sparsi».
«Il genere di ragionamento spesso seguito in tutta la mia teoria consiste nello stabilire un punto come probabile mediante l’induzione, applicandolo poi come ipotesi ad altri punti per vedere se li risolve».
«Si potrebbe dire che esiste una forza come di centomila cunei che cerca di spingere ogni genere di struttura adattata nelle lacune dell’economia della Natura, o piuttosto di formare lacune spingendo fuori i più deboli. La causa finale di tutta questa azione dei cunei deve essere quella di vagliare la struttura appropriata e adattarla al cambiamento».
«1) I nipoti come i nonni; 2) tendenza a piccoli cambiamenti, specialmente in caso di cambiamenti fisici; 3) grande fecondità rispetto al sostegno [assicurato] dai genitori».
«È difficile credere nella guerra, terribile ma silenziosa, che ha luogo fra esseri organici nei boschi tranquilli e nei campi ridenti».
«Dovremo forse rinunciare all’intero sistema della trasmutazione, o credere piuttosto che il tempo sia stato assai più lungo e che i sistemi non siano altro che fogli sparsi, strappati da interi volumi?».
«L’enorme numero degli animali [presenti] nel mondo dipende dalla loro varia struttura e complessità pertanto, quando le forme divennero complicate, dischiusero nuovi modi per aumentare la loro complessità. Pur tuttavia non esiste alcuna tendenza necessaria negli animali semplici a diventare complicati, sebbene tutti, forse, lo avranno fatto per via dei nuovi rapporti causati dall’aumento della complessità altrui. Ci si potrebbe chiedere perché non debbano esserci, in ogni momento, altrettante specie tendenti a de-svilupparsi (alcune probabilmente lo hanno sempre fatto, come i pesci più semplici); la mia risposta è che, se partiamo dalle forme più semplici e supponiamo che esse siano cambiate, quegli stessi cambiamenti tendono a originarne altri. Ma allora perché nei cefalopodi e nei pesci e nei rettili vi è stato un movimento retrogrado? Ammettendo che sia davvero così, ciò dimostra che la legge dello sviluppo in classi parziali è ben lungi dall’esser vera. Io non ho dubbi che, se gli animali più semplici potessero esser distrutti, quelli più altamente organizzati ben presto perderebbero la propria organizzazione per occupare il loro posto».
I TACCUINI di una mente straordinaria. Sono quelli di Charles Darwin: il Taccuino Rosso, il B e quello E, compilati tra il 1836 e il 1844. Appunti disordinati e appassionati, che adesso l’editore Laterza manda in libreria a cura di Telmo Pievani (pag. 374, euro 20, con prefazione di Niles Eldredge, nella traduzionedi Isabella C. Blum) e che anticipiamo in questa pagina. I fogli registrano le riflessioni che portarono lo scienziato alla formulazione della sua teoria fondamentale. Se l’evoluzionismo abbozzato nel Taccuino Rosso (quello che inizia con la frase: «Nulla di utile per alcuno scopo») è ancora di tipo saltazionista («Non c’è un cambiamento graduale: se una specie si trasforma invero in un’altra deve essere per saltum»), più avanti, nel Taccuino B, Darwin traccia l’ormai celebre schizzo di quello che è essenzialmente il primo albero dell’evoluzione, siglato con l`espressione “I think” (lo penso).