Giorgio Dieci, Il Sussidiario, 8 ottobre 2013
In ogni cellula è fondamentale che non solo la concentrazione e l’attività, ma anche la localizzazione di ognuna delle migliaia di specie proteiche presenti, sia finemente controllata. Molte proteine, per esempio, devono essere localizzate sulla membrana plasmatica, il sofisticato involucro che delimita ogni cellula e ne garantisce l’identità spaziale e funzionale. Altre proteine devono essere secrete nell’ambiente esterno alla cellula, dove possono funzionare come componenti della matrice extracellulare, oppure come ormoni o neurotrasmettitori, questi ultimi fondamentali per la comunicazione fra le cellule del sistema nervoso.
E ancora, vi sono proteine che, per svolgere la loro funzione, devono essere localizzate in uno degli organelli che insieme formano l’intricato sistema di compartimentazione interna delle cellule: reticolo endoplasmatico, apparato del Golgi, lisosomi, nucleo…
Come può ognuna delle migliaia di macromolecole proteiche sintetizzate ogni minuto nel citoplasma cellulare essere incanalata nella giusta direzione, raggiungere la destinazione corretta in modo preciso ed efficiente? E come può la secrezione di proteine da parte delle cellule, così importante per la generazione di funzioni integrate negli organismi pluricellulari, essere regolata in modo preciso nello spazio e nel tempo?
Il premio Nobel per la Fisiologia o Medicina è stato assegnato quest’anno a tre scienziati che, studiando sistemi biologici diversi con approcci complementari, hanno svelato i meccanismi molecolari che stanno alla base di un fenomeno così sorprendente come il traffico intracellulare di proteine.
Era già noto da vari decenni che tale traffico fosse basato sull’impiego di una moltitudine di vescicole di trasporto intracellulare, che connettono fra di loro il reticolo endoplasmatico, l’apparato del Golgi, i lisosomi e la membrana plasmatica. Per la scoperta dell’esistenza di una via secretoria e del traffico vescicolare era già stato assegnato nel 1974 il Premio Nobel per la Medicina a un altro trio: Albert Claude, Christian de Duve e George E. Palade.