Il Resto del Carlino, 3 Luglio 2012
REGALARE un libro è regalare qualcosa di sé. Un libro può essere un moltiplicatore di umanità. Mi è accaduto di recente, quando due amici di Bologna, straordinari genitori di un bimbo Down, mi hanno donato ‘La vita è una sfida’, di Clara Lejeune. Intuivo ovviamente il perché. Clara dedica queste pagine a suo padre Jéróme Lejeune, lo scopritore della trisomia 21, la causa della sindrome di Down. Un figura, quella di Lejeune, tanto eccezionale da meritare certamente un Nobel, essendo uno degli inauguratori della genetica. Il Nobel non lo ebbe, troppo osteggiato per la sua difesa della vita umana. Per un attimo tuttavia sono rimasto perplesso sul libro ricevuto. Temevo un quadretto agiografico, di buoni sentimenti. Poi invece, inaspettato come un regalo, l’incontro, che ripropongo. Sapevo della statura di Lejeune, ma ignoravo una tale profondità umana, la dedizione ai suoi malati, la passione per la famiglia, la sua dialettica e le basi rigorosamente scientifiche della sua difesa della vita. E Clara ce lo restituisce in un linguaggio commovente. Quando capì che la scoperta della trisomia 21 veniva usata per selezionare i feti, anziché per cercare di curarli, Jerome si lanciò in una appassionata difesa mondiale della vita nascente. Lo faceva non per ragioni ideologiche, ma perché in quella cellula iniziale c’è tutto il corredo completo e unico di un essere umano. Un umano con qualcosa di eccezionale. Ricorda la figlia: «Mio padre era un contemplativo e un ammiratore. Spesso ci faceva osservare che la sola vera differenza tra un uomo e una scimmia è la possibilità di ammirazione. Anche gli animali possono amare: conoscono la fedeltà, la tenerezza ed anche il dispiacere. Anche il capire è a loro possibile: capiscono il linguaggio – un cane non viene forse quando gli si fischia? Ma ammirare un tramonto, e in esso contemplare il bello, percepire l’infinito e meditare sulla condizione umana, di questo solo all’uomo viene data la grazia». Grazie a questo libro ho incontrato Lejeune, ma ho reincontrato anche i due amici che me l’hanno regalato.
Gianni Varani, un genitore