La diffusione delle Conoscenze e delle Competenze Scientifiche

Benedetta CappelliniEditoriale

Sull’onda dell’interesse per tutto ciò che ruota intorno all’attività di ricerca, dallo studio, all’insegnamento, alle ricadute tecnologiche, nel recente passato Euresis ha collaborato con la Fondazione per la Sussidiarietà alla realizzazione di una mostra (“…e l’Italia uscì dalla crisi”) e alla pubblicazione di un volume sul tema dell’innovazione tecnologica e del capitale umano. La presentazione del Rapporto di Fine Legislatura della Regione Lombardia.

Proprio in questi giorni, in occasione della presentazione del Rapporto di Fine Legislatura della Regione Lombardia tenutosi il 25 gennaio 2010 presso l’Auditorium Giorgio Gaber, è accaduto nuovamente che l’interesse di Euresis per ciò che fa crescere le capacità scientifiche e tecnologiche della persona e di un intero territorio trovasse spazio in un evento pubblico.  Euresis è stata infatti coinvolta nei mesi passati nella redazione del Rapporto svolgendo un quanto mai interessante lavoro di approfondimento sulle vocazioni scientifiche dal titolo “La diffusione delle conoscenze e delle competenze scientifiche”.

Il tema era già in discussione da tempo all’interno di Euresis, anche come reazione critica alla “vulgata” dominante sulle tematiche legate all’innovazione tecnologica.  Normalmente infatti il refrain che si può leggere sui giornali o ascoltare sui media è che “si dovrebbe fare di più”, “la ricerca va sostenuta”, “bisogna creare un ponte fra università e ricerca”. Queste idee, che contengono tutte cose vere e senz’altro necessarie, tradiscono in origine un giudizio quantomeno frettoloso su quali siano le “leve” giuste per fare crescere le competenze scientifiche e la generale apertura della società nei confronti delle conoscenze e competenze scientifiche.
E’ quasi superfluo ricordare come la crescita delle competenze scientifiche sia essenziale per garantire un futuro alle imprese e perciò stimolare una crescita di benessere diffuso, e questo aspetto è ben presente nell’azione di governo che la Regione Lombardia ha sviluppato negli ultimi quindici anni, valorizzando una inclinazione naturale dell’imprenditoria lombarda.  Meno banale la sottolineatura di come la proposta rigorosa e coinvolgente dei percorsi scientifici debba essere considerata parte integrante dei percorsi formativi tout-court.  Non si può infatti pensare che la scelta di un coinvolgimento personale in un percorso di laurea in materie scientifiche e in un lavoro da ricercatore da parte di chi esce dal liceo nasca alla fine del percorso scolastico.  E’ difficile -se non impossibile- che un giovane studente decida per esempio di fare fisica solo perché qualcuno durante l’ultimo o il penultimo anno di liceo gli fa presente che esiste anche tale corso di laurea.  Sembra di sottolineare cose ovvie e scontate, ma purtroppo molti interventi ministeriali ripropongono proprio questo schema del “marketing a fine percorso”, o cercando modi per favorire le iscrizioni a certi corsi di laurea con la proposta di sconti sulle tasse di iscrizione, ottenendo risultati discreti nel breve periodo, ma che si perdono dopo pochi anni.

Il contributo di Euresis, proprio in forza della specifica formazione dei suoi associati, pone l’attenzione su un punto originale, e cioè che l’apertura alla realtà fisica e alla sua spiegazione in termini scientifici è un elemento che va stimolato e sostenuto durante tutto il percorso formativo della persona, dalla scuola materna fino alla maturità, fino a che il soggetto decida di scommettere su tali contenuti lo sviluppo della propria professione.   Per questo si parla di “vocazioni”.  Un modello di intervento che tenga conto di questa realtà produrrebbe certamente un incremento stabile di laureati in materie scientifiche e un’apertura naturale dell’intera società al valore di percorsi di formazione in questi campi, bypassando il problema del marketing a fine percorso.  Il primo “prodotto” da perseguire non è infatti il “laureato”, ma l’incremento del capitale umano, nella coscienza che nel cammino di formazione le materie scientifiche giocano un ruolo non secondario.  Ma è sempre così?
Uno dei dati che si scoprono studiando la discreta produzione di indagine su come vengono percepite le materie scolastiche dagli studenti italiani delle superiori è che esse sono ritenute noiose e troppo difficili.  E’ facile pensare che risposte di questo tipo dipendano dal fatto che negli anni precedenti ci si sia giocato molto del possibile interesse dei ragazzi, deprimendo eventuali aperture in questo senso, e che perciò alla fine sceglieranno certe facoltà solo alcuni che hanno “il pallino” per certe materie, incrementando l’idea che la scienza in fondo sia qualcosa per alcuni e non per tutti.  Cioè a dire che scegliere di fare fisica o matematica sia in fondo una “stranezza” in un mondo popolato di scienziati della comunicazione, psicologi, avvocati e medici.
Quello che in fondo manca è una vera e propria apertura culturale ai contenuti delle materie scientifiche e ai percorsi di studio e professione in questi campi.  Sostenere le vocazioni scientifiche significa individuare e sostenere un’apertura verso la realtà fisica e fenomenica che naturalmente è presente nel bambino e che riemerge negli anni successivi di fronte alle incredibili conquiste della scienza.
Questo è un altro punto originale del contributo di Euresis: ci troviamo di fronte alla situazione paradossale nella quale scegliere una laurea in materie scientifiche e un lavoro di ricerca è visto come qualcosa di strano, ma le iniziative di divulgazione si moltiplicano, ottenendo buoni risultati di pubblico.

Questo è un dato estremamente significativo -e chi ha una responsabilità di governo non può dimenticarsene-: la società offre possibilità efficaci di coinvolgimento e riproposizione dei contenuti scientifici.   Dai planetari, alle mostre, alle attività didattiche integrative nelle scuole, ai festival, alle associazioni, ai gruppi astrofili, le iniziative sono molteplici e variegate, e con un grado di efficacia ben maggiore del marketing a fine percorso.  Proprio per questa convinzione, il contributo riporta stralci di alcune esperienze significative che in Lombardia operano nel campo della comunicazione dei contenuti scientifici: Antonia Poli, Elio Sindoni, Paola Platania, l’esperienza del Planetario di Milano e della Cittadella delle Scienze del Campo dei Fiori sono solo alcune di quelle che potevano essere scelte (vedasi i link a tali esperienze a fine editoriale).
Ci troviamo però di fronte a un problema: chi governa spesso non conosce quello che esiste e le sua potenzialità.  Favorire che realtà come queste crescano e si integrino con percorsi di formazione istituzionali rinnovati, rigorosi ed efficaci, in un’ottica di sussidiarietà, è una sfida che non mancherà di dare risultati fecondi e duraturi, perché andranno a fare parte del bagaglio culturale condiviso dell’unico elemento in grado di offrire innovazione, sviluppo, cultura e benessere: la persona.

Le esperienze più significative presentate nel Rapporto di Fine Legislatura riguardo le Vocazioni Scientifiche: