La diffusione delle Conoscenze e delle Competenze Scientifiche: Testimonianze (2)

Benedetta CappelliniArticoli

Elio Sindoni  è Professore Ordinario di Fisica Generale e Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. (Premio SIF per attività di divulgazione).
Laureato in Fisica presso l’Università degli Studi di Milano nel 1961 e specializzato in Fisica Atomica e Nucleare, ho iniziato subito dopo la laurea la mia attività didattica e scientifica, che si è svolta per lunghi periodi prima in Germania, presso il Max-Planck Institut di Monaco e poi presso la Princeton University (USA). Mi sono a lungo occupato di ricerche riguardanti la Fisica dei Plasmi e la Fusione Termonucleare Controllata e, più di recente, di applicazioni della fisica all’ambiente. Negli ultimi anni ho iniziato due nuove attività, come Presidente della Fondazione CEUR, che si occupa di residenze universitarie, e come membro del Consiglio di Amministrazione del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, in rappresentanza della Regione Lombardia.

Un punto di svolta nella mia attività è avvenuto però all’inizio degli anni Novanta: il mio interesse per lo studio della natura, che sino ad allora si era focalizzato sul ‘come’, ha cominciato a indirizzarsi anche a cercare risposte sul ‘perché’.  L’occasione è stata la direzione di una Associazione scientifica, ereditata dal prof. Piero Caldirola, che ne era stato il fondatore all’inizio degli anni Settanta. Questa Associazione era nata soprattutto per essere un punto di riferimento per studiosi di fisica del plasma e della fusione nucleare a livello internazionale, scopo che è stato pienamente raggiunto e che sussiste tuttora.   Con un certo coraggio, ma forse anche con un po’ di incoscienza, ho deciso, assumendone la presidenza, di allargare lo scopo dell’Associazione, cominciando a organizzare convegni internazionali che vedessero riuniti scienziati, filosofi, teologi di varie religioni e artisti, per discutere di problemi riguardanti l’uomo e il suo rapporto con l’Universo.
Già il primo Convegno, “Scienza ed Etica alle soglie del Terzo Millennio”, ha riservato grandi sorprese: tutti i ‘grandi nomi’ che, quasi per gioco, avevo invitato, sono effettivamente intervenuti.  Per citarne solo alcuni: Antonino Zichichi, Bruno Pontecorvo, da poco rientrato dalla sua ‘fuga’ in Unione Sovietica, Edward Teller, l’inventore della bomba H, il premio Nobel Abdus Salam, il direttore della Specola Vaticana George Coyne, il futuro Patriarca di Venezia Angelo Scola , il vescovo Elio Sgreccia,, il Premio Nobel John Eccles, grande studioso del cervello, il futuro Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, il cosmologo John Barrow, il medico Claudio Bordignon, pioniere delle cure geniche, e tanti, tanti altri. Ma la sorpresa ancor più grande è stata vedere l’interesse mostrato da tutti per queste discussioni interdisciplinari, la voglia di rivedersi e rendere questi incontri possibilmente periodici. Alla fine, esperti di discipline apparentemente molto diverse tra di loro, riuscivano a colloquiare, trovando un linguaggio comune.  Questo particolare ‘club’, con alcune conferme e molte ‘new entries’ , si è ritrovato in anni seguenti, in incontri su temi quali: “Terzo Millennio: l’uomo, i limiti e le speranze”, “Scienza, filosofia e teologia di fronte alla nascita dell’Universo”, “Origine della vita intelligente nell’Universo”, “I volti del tempo”, “Perché esiste qualcosa invece di nulla?”, “Dio, la Natura e la legge”, e infine, in collaborazione con la John Templeton Foundation, “Evolvability: the Evolution of Evolution”.  Molti filosofi sono diventati ‘ospiti abituali’, come Giulio Giorello, Emanuele Severino, Carlo Sini, Giovanni Reale, Massimo Cacciari, ma anche il rabbino Giuseppe Laras, il lama Ganchen Tulku Rinpoche, il francescano Eligio Gelmini hanno fatto parte di questo strano club.  Altri scienziati, biologi quali il Premio Nobel Renato Dulbecco, astrofisici e cosmologi quali Paul Davies, Francesco Bertola, Marco Bersanelli, Frank Drake sono diventati ‘dei nostri’. Anche la musica, col maestro Roman Vlad e il cinema, con Gillo Pontecorvo, Carlo Lizzani, Ermanno Olmi hanno portato esperienze diverse negli incontri di Varenna. L’amicizia nata con tutti questi eccezionali personaggi, con molti dei quali perdura, , sia scienziati sia filosofi, teologi e artisti è stata per me molto importante e mi ha portato a una nuova, inaspettata visione dei rapporti tra scienza, filosofia e arte, dandomi un valore aggiunto anche su come affrontare i problemi del mio lavoro e delle mie ricerche.
Conseguenza di questa attività di Varenna è stato il mio incontro con il cardinale Carlo Maria Martini, allora Arcivescovo di Milano. Martini da diversi anni era promotore di un convegno che si era imposto in città come il principale evento culturale dell’anno: “La Cattedra dei non credenti”.  A un credente e a un non credente il Cardinale poneva domande su temi di cruciale importanza per l’uomo e per la sua vita nella società e, alla fine, traeva alcune conclusioni.     Oltre tremila persone, in varie aule dell’Università, si affollavano per assistere a questi incontri. Con Giulio Giorello, ho avuto il privilegio di organizzare due di questi eventi: la decima cattedra, su “Orizzonti e limiti della scienza” e l’undicesima, dal titolo “Figli di Crono”, curando anche la pubblicazione dei relativi Atti. Ma ciò che più mi è rimasto impresso di questo lavoro, sono state le lunghe serate di preparazione con il cardinale Martini, che mi hanno dato la possibilità di conoscere una persona che, mentre in pubblico dava l’impressione di un certo distacco e di freddezza, mi era invece apparsa ricca di grande umanità, oltre a rivelare profondi interessi per la scienza e, non esagero il termine, una smisurata cultura biblica, teologica e filosofica.

Un’altra attività che ha profondamente influito sul mio approccio alla scienza e anche su quello verso il mio lavoro di docente è stata quella derivante dalla mia appartenenza all’Associazione EURESIS.    In particolare, tra le molteplicità attività dell’Associazione, vorrei focalizzarmi sulla preparazione delle mostre scientifiche (nota sulle mostre: per il Meeting e poi…). Ci siamo resi conto che l’informazione scientifica, a livello sia di riviste specializzate sia di trasmissioni televisive ad hoc, era spesso troppo ideologizzata, sfiorando spesso anche lo scientismo.
A partire dal 1997, abbiamo ogni anno lavorato alla preparazione di mostre scientifiche con un gruppo di colleghi di varie facoltà, tutti profondamente motivati, coinvolgendo anche studenti universitari. Le fasi del lavoro comprendono la scelta di un argomento, decisa dopo lunghe discussioni, tenendo conto dell’attualità e dell’interesse del problema da trattare, un periodo di studio sul soggetto prescelto, comprendendo inviti a esperti del settore, chiamati a tenere dei seminari, le preparazione dei testi e la ricerca delle immagini e infine la preparazione dei pannelli.  In parallelo, con alcuni architetti e con responsabili tecnici del Meeting viene portato avanti il lavoro sull’architettura della mostra. Le fasi finali riguardano il montaggio della mostra “in situ” e quindi le visite guidate nella settimana del Meeting. Anche queste ultime richiedono una attenta preparazione per gli studenti che saranno addetti a questo lavoro, particolarmente delicato. E’ infatti importante, e a ciò prestiamo molta attenzione, che i visitatori di una mostra non trovino una guida ‘stile museo’ che spieghi, più o meno fedelmente, quello che la gente sta guardando, ma che facciano un incontro, che resti fisso nella loro memoria. Non ci interessa che escano dalla mostra con tante nuove nozioni, ma con alcuni concetti chiari e con il ricordo di aver fatto un’esperienza. Tutto questo lavoro, fatto, come già detto, lungo il periodo di una anno, anzi due per le mostre più complesse, porta non solo a acquisire nuove conoscenze o a nuove visioni su cose che si pensava già di sapere, ma anche a rafforzare i legami di amicizia con i colleghi e con gli studenti.
Tra i vari argomenti affrontati dalle mostre, vorrei solo ricordare la serie che, partendo dall’origine dell’Universo, giungeva alla nostra galassia e quindi alla posizione particolare della Terra e infine alla comparsa dell’uomo. Il valore aggiunto delle nostre mostre, oltre alla massima cura per il rigore scientifico, è quello di affrontare i problemi da punti di vista molto ampi. Per fare un esempio, ci siamo resi conto che per capire veramente qualcosa sulla rarità, forse sull’unicità del nostro pianeta, non serviva solo l’esperienza di un geologo, o quella di un chimico, o di un astrofisico, bensì l’incrociarsi e il compendiarsi di tante diverse discipline.  Infine, un’altra attività che vorrei citare, riguarda la presentazione delle varie mostre in molte scuole e centri culturali. Anche qui l’aspetto più interessante è stato per me l’incontro con le persone e il poter illustrare loro a che risultati possa portare un lavoro fatto insieme a tanti amici e colleghi con cui si condivida la visione della realtà e il senso del nostro farvi parte.

Le esperienze più significative presentate nel Rapporto di Fine Legislatura riguardo le Vocazioni Scientifiche: