Nel 1963 l’astronomo Maarten Schmidt riuscì a interpretare lo spettro di una sorgente astronomica di dodicesima grandezza, dimostrando che l’oggetto si allontanava da noi con una velocità di cinquantamila chilometri al secondo.
Il ritrovamento di altri oggetti simili portò subito alla conclusione che esisteva una classe di oggetti celesti superluminosi, che furono chiamati quasar, la cui velocità di recessione era da attribuire al fenomeno dell’espansione dell’universo.
Halton Arp, che a quell’epoca lavorava a Pasadena, gomito a gomito con Maarten Schmidt, non accettò per nulla l’idea che la natura dello spostamento verso il rosso delle righe spettrali dei quasar fosse cosmologica, cioè dovuta all’espansione dell’universo. E da quasi quarant’anni questo scienziato, che negli anni Cinquanta aveva prodotto brillanti ricerche su temi classici come quello degli ammassi globulari e delle stelle novae, si sta battendo con tutte le sue forze per dimostrare la natura non cosmologica del redshift.
Uno dei suoi approcci più noti è quello di voler dimostrare la vicinanza fisica di galassie brillanti e di deboli quasar che, a giudicare dalle grandi differenze dei loro redshift dovrebbero trovarsi a distanze da noi molto diverse secondo la cosmologia convenzionale.
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* Halton Arp, nato a New York, laureatosi con lode ad Harvard nel 1949, prese la specializzazione in astrofisica presso il Caltech nel 1953, con un lavoro sulla frequenza di stelle novae nella galassia di Andromeda. Per quasi trent’anni ha fatto parte dello staff di astronomi degli osservatori di Monte Palomar e Wilson studiando in particolare, con metodi fotografici, le galassie con forma anomala e irregolare. Da queste osservazioni costruì il famoso Atlas of peculiar galaxies, una rassegna di 338 tra le galassie più strane che si conoscano. Dopo la scoperta dei quasar, Arp osservò che essi sembravano concentrarsi nei dintorni di alcune delle sue galassie peculiari. Dopo il 1984, anno in cui gli fu negato l’utilizzo dei telescopi di Palomar e Wilson, Arp lasciò gli Stati Uniti per “emigrare” in Europa aggregandosi allo staff dell’ESO (European Southern Observatory) presso il Max Planck Institute di Garching, in Germania. Nel 1988 Arp ha presentato gli esiti della sua ricerca nel famoso libro Quasar, redshift and controversies, pubblicato in lingua italiana dall’editrice Jaca Book con il titolo «La contesa sulle distanze cosmiche e le quasar». Da allora ha proseguito i suoi studi individuando, in questi anni, esempi di redshift anomali ancora più eclatanti.
** Francesco Bertola è Ordinario di Astrofisica all’Università di Padova e Accademico dei Lincei. É autore di numerose pubblicazioni sulla struttura dinamica e sull’evoluzione delle galassie. Nel 1989 ha vinto il Premio Presidente della Repubblica.
© Pubblicato sul n° 8 di EMMECIquadro