«L’autentico sapere guarda alla sapienza»

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

La conoscenza non può ridursi a «calcolo ed esperimento. Essa, infatti, «è sempre rivolta alla sapienza», che «va intesa in tutta la sua forza liberatrice». Per questo la «responsabilità per il futuro dell’umanità nonché il rispetto per la natura e il mondo attorno a noi» chiedono «oggi più che mai che l’attenta osservazione, il giudizio critico, la pazienza e la disciplina siano essenziali per il moderno metodo scientifico». È con queste parole che, ieri mattina, Benedetto XVI s’è rivolto ai partecipanti al Colloquio patrocinato dalla Specola Vaticana in occasione dell’Anno internazio­nale dell’astro­nomia, nel quarto centenario delle prime osservazio­ni di Galileo Galilei. Un anni­versario  che papa Ratzinger ha voluto sottolineare con l’evidenziare come la storia della Specola sia legata alla figura di Galileo, «alle controversie che hanno circondato la sua ricerca, e al tentativo della Chiesa di ottenere una comprensione corretta e fruttuosa della relazione tra scienza e religione». Cogliendo così l’occasione «per esprimere – ha detto – la mia gratitudine non solo per i puntuali studi che hanno chiarito il preciso contesto storico della condanna di Galileo», ma, ha sottolineato, anche «per gli sforzi di coloro che sono impegnati in un dialogo continuo e in una riflessione sulla complementarietà della fede e della ragione, nel servizio di una comprensione integrale dell’uomo e del suo posto nell’universo». E occasione, anche, che mentre ci invita a riflettere «sugli immensi progressi della conoscenza scientifica», chiama a riflettere sulla «sintesi umanistica della conoscenza» che ha ispirato i padri della scienza moderna, la quale insegna che «la vera conoscenza è sempre rivolta alla sapienza, e invece di limitare gli occhi della mente, essa ci invita a sollevare lo sguardo verso la sfera superiore dello spirito». La conoscenza, in una parola, ha aggiunto rivolto agli astronomi, «deve essere intesa e perseguita in tutta la sua ampiezza liberatrice».
Dunque per questo motivo, ha proseguito il Pontefice, l’invito da rivolgere agli scienziati è di non ridurre la conoscenza «a calcolo ed esperimento», ma di rivolgere lo sguardo «alla ricerca di quella verità ultima che, sebbene sia al di là della nostra comprensione completa, è tuttavia la chiave della nostra autentica felicità e libertà, la misura della nostra umanità vera, e il criterio per un giusto rapporto con il mondo fisico e con i nostri fratelli e sorelle nella grande famiglia umana». Da qui l’augurio che l’Anno internazionale dell’astronomia «conduca oltre che alla contemplazione delle meraviglie della creazione alla contemplazione del Creatore e di quell’Amore che è il motivo ispiratore della sua creazione, l’Amore che, nelle parole di Dante Alighieri, ‘muove il sole e l’altre stelle’».