Sarà mai che quella parola che tutti comunemente usiamo per intendere l’evoluzione della specie – il darwinismo – sia frutto di un imbroglio e che il vero scopritore della teoria che ha rivoluzionato la scienza non sia il grande Charles Robert Darwin ma un suo meno conosciuto collega di nome Alfred Russel Wallace? Dopo l’americano Wall Street Journal è il Sunday Times a dare conto di una diatriba che mette gli uni contro gli altri i sostenitori dei due più grandi naturalisti dell’Ottocento e a raccontare di come, partendo da un’associazione che ha sede in Indonesia, la polemica stia salendo di tono proprio mentre la Gran Bretagna si prepara a celebrare nel 2009 il bicentenario della nascita del suo eroe, Darwin, lo scienziato che è appena stato definito “una delle figure di maggiore spicco della storia nazionale” e al quale il Museo di storia naturale di Londra dedicherà la più grande esposizione sul tema di tutti i tempi.
La polemica, stavolta, non è sui contenuti. Non si mette in dubbio la teoria dell’evoluzione che traumatizzò la tranquilla Inghilterra vittoriana. Ciò che è in discussione, piuttosto, è la paternità di quella sconvolgente scoperta. E per chiarire chi sia colui che per primo ha individuato nella selezione naturale e nelle mutazioni genetiche la ragione del progresso delle specie è stato commissionato un esame dei libri e delle lettere scritte da Darwin mentre si apprestava a pubblicare, nel 1859, «L’origine della specie». Perché il sospetto dei sostenitori dell’oscuro Wallace è che Darwin sia stato un copione. A dare il responso definitivo saranno degli specialisti informatici, con l’impiego di un software che viene usato anche nelle università per scoprire se i lavori degli studenti siano farina del loro sacco. Sono originali di Darwin, o sono tratti dagli studi dell’autodidatta Wallace, i concetti di quello che è passato alla storia come darwinismo? I promotori dell’iniziativa promettono di sottoporre, a luglio, ad Amsterdam, i risultati della ricerca ai massimi esperti del ramo, riuniti nell’Association of Forensic Linguists.
Darwin e Wallace, di 14 anni più giovane, hanno svolto nello stesso periodo studi paralleli. Si sa che tra loro erano in contatto e che Darwin venne a conoscenza della scoperta della rana volante proprio attraverso una lettera di Wallace. Tutti e due presentarono alla Linnean Society di Londra le conclusioni dei rispettivi studi: riassunte in due paginette da Darwin e in un corposo saggio da Wallace. Poi, dice l’accusa, Darwin si diede da fare come un matto per riuscire a pubblicare per primo “L’origine della specie”. La controversia non è nuova: un libro racconta già delle origini del “crimine scientifico” che avrebbe sottratto a Wallace la paternità della scoperta ma oggi, in vista del bicentenario e dei grandi onori che saranno tributati a Darwin, si registra questo nuovo bollente capitolo. Con David Hallmark, un avvocato che rappresenta la Wallace Foundation of Indonesia, che tuona: Al silenzio caduto su Wallace è frutto dell’imbroglio di Darwin)>. E con James Moore, professore all’Open University, che ribatte: «Quest’accusa di plagio è inconsistente ed è costruita solo per fare rumore».
La polemica, stavolta, non è sui contenuti. Non si mette in dubbio la teoria dell’evoluzione che traumatizzò la tranquilla Inghilterra vittoriana. Ciò che è in discussione, piuttosto, è la paternità di quella sconvolgente scoperta. E per chiarire chi sia colui che per primo ha individuato nella selezione naturale e nelle mutazioni genetiche la ragione del progresso delle specie è stato commissionato un esame dei libri e delle lettere scritte da Darwin mentre si apprestava a pubblicare, nel 1859, «L’origine della specie». Perché il sospetto dei sostenitori dell’oscuro Wallace è che Darwin sia stato un copione. A dare il responso definitivo saranno degli specialisti informatici, con l’impiego di un software che viene usato anche nelle università per scoprire se i lavori degli studenti siano farina del loro sacco. Sono originali di Darwin, o sono tratti dagli studi dell’autodidatta Wallace, i concetti di quello che è passato alla storia come darwinismo? I promotori dell’iniziativa promettono di sottoporre, a luglio, ad Amsterdam, i risultati della ricerca ai massimi esperti del ramo, riuniti nell’Association of Forensic Linguists.
Darwin e Wallace, di 14 anni più giovane, hanno svolto nello stesso periodo studi paralleli. Si sa che tra loro erano in contatto e che Darwin venne a conoscenza della scoperta della rana volante proprio attraverso una lettera di Wallace. Tutti e due presentarono alla Linnean Society di Londra le conclusioni dei rispettivi studi: riassunte in due paginette da Darwin e in un corposo saggio da Wallace. Poi, dice l’accusa, Darwin si diede da fare come un matto per riuscire a pubblicare per primo “L’origine della specie”. La controversia non è nuova: un libro racconta già delle origini del “crimine scientifico” che avrebbe sottratto a Wallace la paternità della scoperta ma oggi, in vista del bicentenario e dei grandi onori che saranno tributati a Darwin, si registra questo nuovo bollente capitolo. Con David Hallmark, un avvocato che rappresenta la Wallace Foundation of Indonesia, che tuona: Al silenzio caduto su Wallace è frutto dell’imbroglio di Darwin)>. E con James Moore, professore all’Open University, che ribatte: «Quest’accusa di plagio è inconsistente ed è costruita solo per fare rumore».