Convegno su fede e scienza a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana

Benedetta CappelliniRassegna Stampa

“Instaurare un dialogo tra uomini di scienza, filosofi e teologi”, così come auspicato dal rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda, è il primo obiettivo indicato da tutti i partecipanti al convegno, al di là delle differenti visioni culturali e metodologiche. “La scienza – ha affermato ieri con forza il presidente della Pontificia Accademia per la vita, mons. Fisichella – è “una conquista positiva”, ma deve “porre l’uomo al centro del suo investigare” e guardarsi da un uso distorto delle sue scoperte. “I pericoli e i problemi – ha spiegato, infatti, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per al promozione dell’unità dei cristiani – nascono quando una delle due, tra scienza e fede, pretende l’assoluta indipendenza”. E anche se il grado di affidabilità della conoscenza tecnica “oggi è molto alto”, come ha ricordato il fisico Henry Blome, secondo il teologo evangelico Daniele Garrone, per “le spiegazioni ultime la scienza deve raccogliere la sfida di tornare alla fede”. Non è dunque un rapporto a distanza quello che lega teologi e scienziati, uniti piuttosto dall’obiettivo di trovare la verità. Così, il direttore della Specola Vaticana, padre José Gabriel Funes:
“Credo che si debbano aiutare a vicenda. Non la scienza in sé, ma il modo di pensare scientifico, con il suo metodo critico, potrebbe aiutare il nostro ragionare nella fede. Dall’altra parte, la fede potrebbe dare all’uomo e alla donna un senso dell’esistenza più grande di quello che offre la scienza”.
Sulla stessa linea il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali:
“Esiste una visione sapienziale dove i diversi saperi si possono integrare. E c’è oggi, più che mai, una ricerca di questa visione. Non è possibile lasciare che ognuno faccia la sua sintesi personale senza alcun punto di riferimento. Non vedo nessuna opposizione, anzi credo che oggi abbiamo la possibilità di stabilire nuovi ponti, a partire dalla stessa antropologia cristiana, secondo la quale l’uomo è parte della natura, ma ha in sé qualcosa di diverso da essa. Cristo, infatti, ci fa conoscere Dio proprio incarnandosi nell’uomo”.
La scienza, dunque, “non ha tutte le risposte” e, ha concluso il fisico Antonino Zichichi, “per capire il mondo, bisogna porre domande rigorose a Colui che lo ha creato”.