La polemica sull’evoluzionismo materialista da un lato e il concetto di creazione, non di creazionismo letteralista, dall’altra, è destinata a alche sempre più occasioni di dibattito. Infatti, come la visione dei credente in un Dio trascendente, determina un conseguente modo di leggere ogni realtà, allo stesso modo l’evoluzionismo materialista può essere utilizzato per spiegare ogni cosa, quasi fosse una metafisica alternativa. Cercherò di spiegarmi con un esempio: il Corriere diella sera del 6 settembre 2008, a pagina 17, viene riportata la notizia di un condannato a morte che ha autorizatto che il suo corpo venga fatto a pezzi come cibo per i pesci. La mentalità del credente, di fronte a un simile gesto, rimane turbata, perché il cristianesimo è la religione dell’Incarnazione di Dio, della valerizzazione del corpo conce tempio di Cristo. Lungi dallo spiritualismo, il cristianesimo ha affermato che la nostro natura è dentro il mistero dell’essere, ed è destinata all’eternità. Per questo, il cristianesimo si dovrebbe distinguere perle opere di núsericordia corporale, per la concretezza del suo calarsi nella storia e anche per il rispetto dei definiti. Al contrario, secondo l’ideologia materialista, la materia stessa non chiede che di dissolversi, per divenire altro. L’uomo è polvere, che risorge, per gli uni; polvere aggregatasi casualmente per gli altri. A pagina 21, invece, il Corriere parla di un uomo di 56 anni che si è gettato in mare per salvare due bambini, morendo. Per il credente il gesto di Romeo Priotto è la dimostrazione dell’originalità dell’uomo: a differenza delle scimmie egli può vincere il proprio istinto egoistico, può addirittura sconfiggere l’istinto di sopravvivenza, morendo per un valore superiore, intangibile, eterno. Come hanno fatto Socrate, Gesù Cristo, e quanti danno la vita per il prossimo, anche sconosciuto. L’amore è segno eminente della nostra natura anche spirituale e della nostra aspirazione celeste. Per gli evoluzionisti materialisti, al contrario. Priotto è un problema, perché esige una spiegazione che il meccanicismo e il determinismo non possiedono. Per questo, dal biologo Haldane a R. Dawkins a E.O. Wilson, ecc., costoro tendono a negare ogni possibilità di altruismo, cioè di spiritualità Devono allora invocare l’esistenza di presunti geni benefici, ancora non identificati, oppure far rientrare tutto nello schema utilitarista secondo cui, dietro ogni azione apparentemente gratuita e disinteressata, ci deve in realtà essere, per forza di cose, un interesse personale. A pagina 28 dello stesso giornale troviamo un intervista a Michael S. Gazzaniga, lo scienziato dell’università di California che ha studiato con Sperry la separazione degli emisferi cerebrali. “É perché abbiamo un cervello capace di conoscere, apprezzare e desiderare le arti e governare i nostri atteggiamenti sociali e morali. Su un punto Darwin aveva torto, cioè noi non siamo in continuità con gli altri primati, la differenza tra noi e loro è qualitativa, non puramente quantitativa”. Siamo anche qui di fronte ad un bivio. Per gli evoluzionisti materialisti il concetto non può essere accettato: contraddice la presunta infallibilità di Daiwin, e lo fa proprio in un punto cardine, per un materialista se l’uomo è diverso dagli animali è assai difficile spiegare l’evoluzione casuale della scimmia nell’uomo. Che la materia si evolva è per il credente del tutto possibile: ciò che evolve (deve esistere, e per esistere, non potendo la materia autofondarsi, necessita di un atto creativo all’origine. Per un evoluzionista materialista, tutto deve essersi fatto da sé, dalla stessa materia inorganica della cui esistenza non si dà ragione: per un “colpo di fortuna” chimico. A pagina 29, leggiamo poi un articolo con la solita vignetta: un uomo e una scimmia insieme, nuca contro nuca, come facce della stessa medaglia. Si apprende di un’ipotesi, per la quale sarebbe una sola “proteina appena diversa a far sì che l’uomo sia uomo e lo scimpanzé scimpanzé”. Non è difficile notare la volontà ideologica di convincervi che l’uomo è sorto per caso. C’è qui tutto l’evoluzionismo materialista, dogmatico e ideologico: ciò che dell’uomo non si vuole ammettere, la sua originalità, nel pensare, nell’amare, deve essere “spiegato” con uno sbaglio, un errore di battitura, un lapsus della natura, e null’altro. In dicevano già i materialisti del passato, da Diderot a d’Holbac, ben prima di Darvin: l’uomo è solo materia, “nel novero dei possibili”, senza progetto e senza scopo, un puro accidente, né voluto né amato. Un numero uscito alla roulette.