La necessità prioritaria e vitale per la nostra civiltà di conciliare sviluppo, benessere e salvaguardia dell’ambiente è gradualmente penetrata nella coscienza e nella mentalità comune, dopo l’ubriacatura da ipersviluppo che caratterizzò specialmente i vent’anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale. In quel periodo la tecnologia occidentale non andò certo troppo per il sottile nello sfruttamento dell’ambiente e delle risorse naturali, e la messa a disposizione di grandi quantità di energia e di beni materiali per strati sempre più ampi delle popolazione (almeno nei paesi sviluppati) avvenne di conseguenza al prezzo di molti disastri, o comunque di notevoli pressioni sull’ambiente. Tale modo rozzo e sbrigativo della tecnologia di affrontare il problema di migliorare le condizioni di vita della popolazione dei paesi sviluppati (ma poi gradualmente anche degli altri) è stato peraltro abbastanza rapidamente messo in discussione dal diffondersi e dall’affermarsi di una coscienza ecologica, che ha trovato consensi crescenti nello stesso mondo della tecnologia e dell’industria al quale venivano giustamente rinfacciati atteggiamenti e modi di operare poco rispettosi dell’ambiente. Che tale penetrazione sia avvenuta ci sembra documentato in particolare dall’affermarsi del concetto di “sviluppo sostenibile”, che rappresenta una sorta di punto di sintesi fra le spinte allo sfruttamento delle risorse naturali, e gli allarmi sui pericoli di distruzione degli ecosistemi dai quali la nostra stessa esistenza dipende.
E’ difficile negare che alla nascita di questa nuova autocoscienza dell’umanità abbiano fortemente contribuito un buon numero di movimenti ecologisti, alcuni dei quali hanno acquisito diffusione, influenza e rilievo mondiali. Tali movimenti hanno condotto le loro battaglie non solo a colpi di argomentazioni tecniche e ambientali (spesso non facilissime da far comprendere a tutti), ma hanno fatto anche leva sul senso morale e sulla buona predisposizione della tanta gente che grazie a Dio segue ancora l’innata esigenza umana di dare un senso più ampio al proprio agire ed ai e propri sforzi, di quanto non consentano i tecnicismi della lotta all’inquinamento o all’energia nucleare.
Che poi questa esigenza etica sia spesso diventata preda di mode, di vere e proprie manie, o di paure amplificate dalla grancassa catastrofista, trasformandosi in un moralismo, che come tutti i moralismi alla lunga non regge alla spinta della fragilità umana, finendo per predicare bene e razzolare male, è altrettanto vero e constatabile da qualsiasi osservatore in grado di guardare un pelo al di sotto di quanto ci propina il potente apparato eco-propagandistico alimentato dai media che si fa quotidianamente carico di martellarci con i suoi proclami.
Un esempio eclatante di quanto andiamo dicendo ci è casualmente capitato entrando nel sito internazionale del WWF (World Wildlife Fund, un’organizzazione ampiamente diffusa anche in Italia) che fra le tante attività organizza anche viaggi verso mete esotiche e suggestive. Una proposta in particolare ci ha colpito, quella che si può vedere linkandosi a www.worldwildlife.org/travel/2009/Africa/WWFTripitem7467.html . Se avete 65.000$ (circa 45.000 Euro a cranio) da spendere e una trentina di giorni di ferie a disposizione, uno dei più prestigiosi di questi tour vi accompagnerà, in un giro attorno al mondo che partendo dalla Florida andrà alla scoperta della foresta pluviale dell’Amazzonia, del delicato ecosistema dell’Isola di Pasqua, delle tradizioni delle isole Samoa, degli urang-utang della foresta del Borneo, dei templi buddisti del Laos e del Nepal, di quel “laboratorio vivente” che è il Madagascar, del deserto della Namibia e dei parchi naturali dell’Uganda e del Ruanda, concludendosi poi con un giorno di relax in un hotel di Londra, da dove potrete con comodo ripartire per casa vostra. Il viaggio avverrà su un jet di lusso appositamente noleggiato, dotato di sole 88 spaziose ed ergonomiche poltrone rivestite in pelle; gusterete menu esclusivi preparati dallo chef di bordo, accompagnati da champagne ghiacciato. Il viaggio sarà accompagnato da un gruppo di esperti ambientali di livello mondiale che forniranno esaurienti spiegazioni nel corso di apposite conferenze (se non capiamo male addirittura a bordo dell’aereo in modo che non impieghiate il tempo solo a mangiucchiare, a dormigliare e a guardare insulsi filmetti) e vi assisteranno in tutte le vostre esigenze.
Ora, possiamo comprendere che anche il WWF, come tante altre organizzazioni, abbia bisogno di far un po’ di soldi con qualche attività collaterale e forse anche di guadagnarsi dei simpatizzanti e degli sponsor fra quella umanità un po’ meno “dura e pura” dei suoi militanti, che non si impegna in prima persona con i nobili scopi dell’associazione. Francamente però la caduta di stile di questa proposta di viaggio, rispetto agli usuali rigori delle proposte ecologiste ci sembra un po’ eccessiva. Lasciamo pure perdere l’ aspetto monetario della proposta, ma da una valutazione sommaria, un jet intercontinentale quale il Boeing 757 che si può ipotizzare venga utilizzato in tale viaggio di circa 40.000 km intorno al mondo consumerà circa 275 tonnellate di carburante e produrrà circa 870 tonnellate di CO2. Ciò corrisponde a quasi 10 tonnellate di CO2 per ciascuno degli 88 passeggeri, cioè a circa il 51% della produzione media annua di anidride carbonica di ognuno di quegli spreconi che sono i cittadini americani ed a circa 2,6 volte la produzione media mondiale pro capite di questo gas. Si potrebbe forse pensare che il WWF abbia comunque previsto per questo viaggio una qualche forma di compensazione ambientale, acquistando per esempio dei carbon offset per la CO2 prodotta, ma a dir la verità non c’è traccia di questa intenzione nel depliant della proposta di viaggio.
Lo confessiamo apertamente: proviamo un po’ di invidia per questi 88 fortunati, noi comuni mortali che anche sull’onda dei proclami e delle pressioni di organizzazioni quali il WWF ci eravamo quasi convinti della inderogabile necessità di usare il meno possibile gli aeroplani e di andare in bicicletta invece che in automobile, di abbassare il termostato delle nostre case in inverno, di fare a meno dell’aria condizionata in estate e quasi quasi anche di lavarci un po’ meno, o farlo solo con l’acqua fredda.
Però c’è comunque un limite alla decenza!