Italia terra di conquista per i guru americani dell’energia

Benedetta CappelliniArticoli

A distanza di poco meno di una settimana l’uno dall’altro Amory Lovins e Jeremy Rifkin, due dei più noti guru americani dell’energia, sono intervenuti come gli ospiti di maggior spicco a due importanti convegni tenutisi in Italia.
Lovins ha parlato l’11 settembre alla FAST di Milano nell’ambito del convegno “Efficienza energetica, la strada maestra” organizzato da Kyoto Club e dalla rivista Qualenergia; Rifkin è intervenuto qualche giorno dopo a Perugia all’ VII eeting di Confesercenti sulle grandi sfide dell’energia e della competività.
Si tratta di personaggi già ben noti in Italia per i loro scritti e frequenti interventi. Lovins divenne famoso a livello mondiale già 30-35 fa, dopo le prime crisi petrolifere, per le sue analisi sul futuro energetico mondiale e per le sue prese di posizioni antinucleari. Da allora ha continuato a lavorare in campo energetico, fondando anche un suo istituto di ricerche e consulenza energetica, il Rocky Mountains Institute, che ha lavorato  per le più importanti industrie americane.
Rifkin, che non è un fisico, ma un economista, ha scritto diversi libri per il grande pubblico sui temi dello sviluppo e dell’energia (l’ultimo tradotto in italiano è “Economia all’idrogeno”, uscito nel 2003); dirige anch’egli un istituto di studi e ricerche, la “Foundation on Economic Trends”.
Questi due consulenti di fama mondiale, sono accomunati dalla stessa avversione nei confronti dell’energia nucleare e dalla stessa tendenza a proporre idee piuttosto radicali e alternative sia in campo energetico che economico. Dicono delle cose per certi versi ovvie e per altre molto opinabili: Lovins insiste sul fatto che l’efficienza “paga” anche in termini economici, cosa che ogni buon ingegnere e imprenditore sa benissimo; Rifkin agita lo spauracchio della fine del petrolio, un tema sulla piazza ormai da quarant’anni e insiste su una improbabile e inefficiente economia all’idrogeno.
Ci sarebbe da chiedersi come mai  trovino tanto credito in certi ambienti e riescano sempre a suscitare un’ampia risonanza sui media. Probabilmente con personaggi come questi due succede un po’ come con la categoria dei consulenti aziendali, che campano sulla necessità che spesse volte hanno le aziende di comunicare “cose amare” o di introdurre cambiamenti che la proprietà prevede di far fatica a far digerire dai propri managers o dipendenti.
Così nell’azienda Italia, che ha bisogno di grandi trasformazioni e cambiamenti nel settore energetico, ma dove si litiga da trent’anni sulla strada da prendere, si chiama qualche guru esterno per dare più autorevolezza alle necessarie prese di posizione. Siamo realisti, a volte ce ne può essere davvero bisogno, ma facciamo almeno un po’ di attenzione su chi scegliamo per farci indottrinare. In particolare  farsi dare delle lezioni di efficienza energetica da degli americani è come chiedere consiglio a un venditore di SUV sull’acquisto di una 500. Abbiamo tanti buoni esperti in Italia o in Europa, e forse cominceremmo a dare un piccolo contributo alla razionalizzazione del sistema energetico diminuendo qualche inutile spostamento aereo transcontinentale.
Comunque una cosa è certa, a  giudicare dalla frequenza dei loro interventi nel nostro paese, Lovins e Rifkin in Italia hanno “trovato l’america”.