A nostro modo di vedere questa estensione non è richiesta né dalla teoria evolutiva né dalla teoria darwiniana. È l’estrapolazione di un modello empirico di lettura della storia della vita sulla terra a una visione filosofica della realtà, in cui si va oltre gli aspetti scientifici. (…) In ogni caso, è proprio vero che l’evoluzione rende superflua la creazione? L’idea fu avanzata da alcuni contemporanei di Darwin e tuttora viene sostenuta da vari studiosi, ma Darwin non l’ha mai esclusa, anzi ne parla. Creazione senza Dio, è stato affermato paradossalmente (Telmo Pievani, 2006). Si portano avanti le ragioni per non credere (Dawkins, 2006). Non c’è alcun bisogno di un Creatore. La natura viene vista come sufficiente protagonista dell’avventura della vita, senza dover ricorrere a cause superiori. Non è un’idea nuova. La concezione di una natura autosufficiente e creativa la si ritrova in forme diverse in epoca antica, presso alcuni filosofi naturalisti presocratici, e nell’età moderna. Nella formula di Spinoza «Deus sive natura» Dio viene identificato nella natura stessa. Di qui la grande sfida del pensiero moderno alla creazione, intesa come origine della natura e dell’uomo. La esclusione di una causa superiore e che forma di materia o realtà fisica sia esistita da sempre e che a un certo momento abbia sprigionato un’energia che poi si è trasformata nella realtà che ci circonda. La
formazione della vita sulla Terra sarebbe dovuta ad autoriproduzione, all’aggregazione di atomi e molecole favorite da circostanze ambientali. La selezione operata dall’ambiente e il tempo spiegherebbero ogni trasformazione futura.
In questo modo di vedere non ci sarebbe bisogno di creazione. A parte la formazione di elementi vitali sulla Terra, che di per sé potrebbe non richiedere interventi diretti di una causa superiore, la esclusione di qualunque riferimento al trascendente non è certamente richiesta dalla scienza.
Vi sono scienziati che sostengono l’armonizzazione dell’evoluzione secondo la versione darwinista con la fede cristiana. Altri, pur accettando il darwinismo, non lo ritengono sufficiente a spiegare il processo evolutivo nelle sue preparazioni remote (le condizioni del pianeta Terra) e nel suo svolgimento e invocano altri meccanismi sempre nell’ordine naturale. Interpretare in termini di pura casualità la formazione delle condizioni fisiche, chimiche, astronomiche, geologiche che rendono possibile la vita sulla terra, o riferire alla pura casualità le proprietà della materia e dei corpi a livello infra-atomico, molecolare e di corpi celesti, appare del tutto incongruente e arbitrario.
La grande risalita alle origini dell’uomo
A 150 anni dalla pubblicazione de «L’origine della specie» di Darwin la sua teoria, sebbene controversa, tiene il campo, pur se, alla luce delle nuove scoperte, si riconosce la necessità che
sia integrata e ampliata nei meccanismi dei processi evolutivi. L’evento “uomo” è da considerarsi un caso fortuito?
E la peculiarità della cultura? È da ammettersi un progetto superiore? Che cosa pensare della teoria dell’Intelligent Design?
L’antropologo Fiorenzo Facchini tenta la risposta a questi quesiti nel volume «Le sfide dell’evoluzione» (Jaca Book, pagine 176, euro 16) da oggi in libreria. Dal volume anticipiamo alcuni brani dell’introduzione.